- Continuano ad andare in onda i tentativi di censura di Fratelli d’Italia. Ieri il partito di Giorgia Meloni ha deciso di puntare Sanremo, lo show più seguito della tv di stato, ma il Festival resiste.
- Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ha chiesto con una nota le dimissioni dei dirigenti Rai a conoscenza della performance del rapper Fedez.
- La Lega ha minacciato tagli sul canone a partire dallo spostamento dalle bollette.
Continuano ad andare in onda i tentativi di censura di Fratelli d’Italia. Ieri il partito di Giorgia Meloni ha deciso di puntare Sanremo, lo show più seguito della tv di stato, ma il Festival resiste. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ha chiesto con una nota le dimissioni dei dirigenti Rai a conoscenza della performance del rapper Fedez.
Il freestyle dell’influencer mercoledì si è concluso con la foto (vera) del viceministro Galeazzo Bignami vestito da nazista agitata e poi stracciata. Il problema, ha scritto Malan, è che la Rai «non lo ha fermato».
La Lega ha minacciato tagli sul canone a partire dallo spostamento dalle bollette. Il direttore Intrattenimento Rai, Stefano Coletta, ha detto che non si dimetterà. Il 15 febbraio l’argomento sarà affrontato durante la riunione del Consiglio d’amministrazione.
Il no di Coletta
La nota di Malan parte da un articolo de La Verità. L’esibizione di Fedez incriminata non si è svolta all’Ariston, ma in collegamento dalla Costa Smeralda. Il giornale ha ricostruito che Fedez aveva provato la sua esibizione, portandosi dietro l’immagine di Bignami. La deduzione è che la Rai dovesse esserne informata, circostanza che né Fedez né la Rai hanno però confermato.
Il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi (FdI), ha fatto capire che i vertici Rai sono spacciati: «Rappresento una parte politica che ha sfiorato il 30 per cento e siamo i difensori dei valori tradizionali. Esprimeremo dei nuovi dirigenti. Non so quando, non dipende completamente da me, ma penso che saranno cambiati i vertici Rai».
Coletta ha risposto che la Rai voleva evitare implicazioni politiche, ma Fedez si è rifiutato di consegnare il testo. Per lui è impossibile ipotizzare di dimettersi per ogni imprevisto in diretta: «L’omesso controllo, se è strumentalizzato, reputo che non sia civile». Amadeus ha risposto a Domani: «Chiunque non apprezzi l’arte di Sanremo, non lo commento». Chiara Ferragni, l’influencer moglie di Fedez, e co-conduttrice non ha partecipato alla conferenza stampa in vista della finale all’Ariston.
Fedez dal canto suo venerdì è tornato all’attacco. Ha urlato «Giorgia legalizzala» insieme agli Articolo 31 per la cannabis durante la serata dei duetti, mentre eseguivano Ohi Maria. Il vice capogruppo alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ha detto che FdI non ne ha alcuna intenzione.
Controegemonia
Il partito che pubblica il bollettino “Controegemonia” per consigliare i libri da leggere, continua il suo attacco sul fronte mediatico condito di comunicati contro “il gender”, la libertà di stampa e di manifestare, visto che la premier stessa ha una lettera pronta la mattina di ogni corteo.
Dalle accuse alla Rai del responsabile cultura Federico Mollicone per l’episodio di Peppa Pig con due mamme, all’intervento alla Camera dell’onorevole Maddalena Morgante contro Rosa Chemical, fino al festival. Senza dimenticare i giornalisti. Meloni ha querelato sia Roberto Saviano sia Domani quando era solo presidente del partito, e adesso li porta a processo da presidente del Consiglio. I ministri Matteo Salvini e Gennaro Sangiuliano hanno anche loro contenziosi in corso con lo scrittore.
Pressioni
«Vi posso garantire che in quattro anni mai ho avuto pressioni politiche», ha detto ieri Amadeus. Ma un riflesso si è già visto nelle scalette. Giovedì il ministro della Cultura Sangiuliano aveva chiesto che fosse commemorato il Giorno del ricordo per le vittime delle foibe e venerdì il presentatore ha eseguito. A Sanremo è stato suonato per due volte l’inno d’Italia, da cui il partito di Meloni ha tratto ispirazione per il nome. Nel giorno di apertura con Gianni Morandi davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri con la banda dell’Aeronautica.
Per difendere il festival è sceso in campo Morandi. Nel 1966 avevano provato a censurargli C’era un Ragazzo: «Ma io ho detto in diretta “è morto nel Vietnam”», e Amadeus ha chiarito che non lo avrebbe mai fermato. Il cantante ha fatto anche delle battute a favore della legalizzazione. L’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk, a Sanremo in attesa che fosse letta la lettera del presidente Volodomyr Zelensky, ha commentato che in tempi di guerra la cultura non sta fuori dalla politica.
Per Amadeus è giusto che ci sia per i temi sociali, mentre Coletta si barrica dietro lo share: 66,5 per cento, 11 milioni di spettatori nella penultima serata. Fratelli d’Italia ha ricevuto alle ultime elezioni circa 7,3 milioni di voti.
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