Il capogruppo di Fratelli d’Italia Malan vuole le dimissioni dei dirigenti per il caso Fedez, Coletta dice no: «L’omesso controllo non va strumentalizzato, non è civile». La Lega fa sapere di voler tagliare il canone. Amadeus: «Chi non apprezza l’arte di Sanremo non lo commento». Chiara Ferragni non ha partecipato alla conferenza stampa
Gli attacchi di Fratelli d’Italia a Sanremo, lo show più seguito della tv di stato, sono stati un crescendo, e alla fine il capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan è diventato diretto: con un comunicato ha chiesto le dimissioni di chi era a conoscenza della performance del rapper Fedez contro il viceministro Galeazzo Bignami, di cui l’influencer mercoledì ha portato in scena la foto travestito da nazista per poi stracciarla. La colpa della Rai è che «non lo ha fermato».
In questo clima, Chiara Ferragni, l’influencer moglie di Fedez, non ha pertecipato alla conferenza stampa in vista della finalissima all’Ariston, che pure co-condurrà insieme ad Amadeus. Il direttore Intrattenimento Coletta ha detto che era già intervenuta ampiamente per la prima serata, e su Fedez ha ribadito: «Non ho mai saputo che avrebbe stracciato la foto di un viceministro».
Nel pomeriggio il cantante, ha riferito, si era rifiutato di consegnare il testo della nuova performance: «I testi per essere controllati vanno letti». Tutti gli altri performer hanno regolarmente consegnato tutto, perché invece la Rai voleva evitare implicazioni politiche «in vista delle Regionali». Il responsabile ha chiarito che è impossibile dimettersi per ogni uscita in diretta: «L’omesso controllo se è strumentalizzato, reputo che sia non civile».
La nota
L’esibizione di Fedez non si è svolta all’Ariston, ma in collegamento dalla Costa Smeralda, tra i principali sponsor del festival. La Verità ha ricostruito tramite testimonianze che Fedez alle 18 (prima della diretta tv serale) aveva provato la sua esibizione sulla nave, portandosi dietro l’immagine di Bignami. Da qui il passaggio che la Rai doveva certamente esserne informata, circostanza che né Fedez né Rai hanno confermato.
Malan ha chiesto le teste dei dirigenti. Se quanto scritto da La Verità fosse confermato «ci sarebbero gli estremi perché i vertici dell'azienda radiotelevisiva italiana lasciassero subito i loro incarichi. È dunque necessario che gli stessi vertici diano conto delle dinamiche dei fatti e che, in caso di responsabilità, traggano le conseguenze con le loro dimissioni». A chi dirige un ente pubblico così importante «non può sfuggire la rilevanza di attacchi personali a esponenti politici, per di più, a due giorni da un voto che coinvolge un quarto degli elettori italiani». La Lega nel pomeriggio ha fatto sapere che «è impegnata sul tema canone Rai, con l’obiettivo di sforbiciarlo. Il primo passo sarà toglierlo dalle bollette». Un messaggio che arriva dopo che il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti pochi mesi fa aveva detto di no.
Nessuna censura
Fedez dal canto suo anche giovedì è tornato all’attacco, ha urlato «Giorgia legalizzala» insieme agli Articolo 31 per la cannabis durante la serata dei duetti mentre eseguivano la cover di “Ohi Maria”. Il vice capogruppo alla Camera, Alfedo Antoniozzi, ha detto che il suo partito non ne ha alcuna intenzione. La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico di ottobre ha già chiarito che il suo governo non concederà alcuna apertura.
Dalle accuse del responsabile cultura Federico Mollicone a Peppa Pig e l’episodio con due mamme di qualche mese fa, all’intervento alla Camera dell’onorevole Maddalena Morgante contro Rosa Chemical e il «gender» al festival, se la diatriba sul bilancio e l’a.d. Carlo Fuortes si è svolta sottotraccia, sulle scalette Fratelli d’Italia interviene a viso aperto, e qualcosa sta cominciando a muoversi. «Vi posso garantire che in quattro anni mai ho avuto pressioni politiche», ha detto Amadeus. Giovedì il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano aveva chiesto che fosse commemorato il Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe, venerdì sera Amadeus ha eseguito leggendo un brano de “La bambina con la valigia” (nonostante la stessa autrice nel pomeriggio avesse detto che temeva il gesto sarebbe stato divisivo).
L’inno
La finale di Sanremo si aprirà con l’inno suonato dalla banda dell’Aeronautica nonostante lunedì lo avesse già cantato Gianni Morandi in occasione della visita di Sergio Mattarella, la prima partecipazione di un presidente nella storia della Repubblica. Quello che manca è la censura, ma per Malan la Rai si deve attrezzare. Amadeus tuttavia ha risposto a Domani: «Chiunque non apprezza l’arte di Sanremo, non lo commento». Coletta ribadisce lo share: 66,5 per cento.
Morandi ha raccontato che nel 1966 avevano provato a censurargli C’era un Ragazzo: «Ma io ho detto in diretta “è morto nel Vietnam” nel 1966», e Amadeus ha chiarito che non lo avrebbe mai fermato. Per buona misura, Morandi ha fatto anche delle battute a favore della legalizzazione.
L’ambasciatore Ucraino, Yaroslav Melnyk, arrivato a Sanremo, in attesa che sia letta la lettera di del presidente Volodymyr Zelensky, ha commentato che in tempi di guerra la cultura non sta fuori dalla politica. Per il presentatore è giusto che ci siano i temi sociali.
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