Patuanelli ha portato in tribuna i dipendenti lesi dalle società che facevano riferimento alla ministra. L’aula li applaude. Lei ha ripetuto che non è stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Dopo cinque minuti attacca ancora il giornale e non parla degli affari opachi che la riguardano. Le inchieste, accusa, sono un modo per mettere a rischio «la ristrutturazione in corso» delle sue imprese
Per la ministra del turismo è stato tutto una «campagna d’odio». L’aula è pronta, la tribuna stampa è gremita, la ministra Daniela Santanchè finalmente ha deciso di intervenire a Palazzo Madama con un’informativa molto attesa sula situazione delle società che facevano riferimento a lei, Visibilia e Ki Group. Il presidente Ignazio La Russa ha deciso di presiedere la seduta. Lei ha ripetuto che non è stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e ha attaccato Domani che ha riportato in esclusiva la conferma che la ministra è attualmente sotto indagine.
Dice che questo mette in subordine le altre questioni. Dopo quasi cinque minuti non ha ancora parlato dei Tfr non pagati, delle società in situazioni economiche complicate e dei misteriosi affari del fondo Negma.
I panni dell’imprenditore
La ministra ha detto di parlare vestendo i panni «dell’imprenditore», di essere orgogliosa delle sue attività. Per prima cosa ha ricordato il suo ingresso nel settore editoriale: «Credo che tutti quelli che oggi fanno impresa possono capire bene quello che sto dicendo», coloro che «stanno lottando per tenere in vita le loro imprese».
Le inchieste, dice, sono un modo per mettere a rischio «la ristrutturazione in corso» delle sue imprese. La ministra poi è passata a rispondere al suo grande accusatore, Giuseppe Zeno: «Ci saranno indagini grazie alle quali con registrazioni vocali saranno chiare le finalità che lo hanno ispirato».
Per quanto riguarda le società attive nel biologico, la ministra dice che riguardano «il padre di mio figlio».
«Non ho mai avuto il controllo nelle imprese dell'alimentare e biologico. Ho svolto attività di impresa nel mondo della pubblicità, dell'intrattenimento e dell'editoria. La mia partecipazione a Ki group non ha mai superato il 5 per cento. Nel 2010 il gruppo del settore biologico è stata presa non da me ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame», ha detto la ministra del Turismo.
Allo stesso modo ha confermato i bonus, ma, ha proseguito riguardavano gli anni in cui la società era in utile, mentre nel triennio 2019-21 ha incassato «27mila euro lordi in totale, una media di 9mila l'anno»
Era «perfettamente noto» che la questione degli stipendi arretrati non riguardava il periodo relativo al suo coinvolgimento, e adesso verranno pagati: «È scritto nell’accordo di concordato».
Il fondo Negma invece ha offerto il suo aiuto: «Non abbiamo avuto motivo per non accettare». Ha confermato l’intervento informale dello studio di La Russa.
Sulla dipendente con la cassa integrazione a zero ore, ma che ha dichiarato di aver comunque lavorato, Santanchè ha detto che non ha mai prestato servizio in quel periodo. Visibilia ha deciso comunque di sanare la questione.
«Non sono raggiunta da alcun atto, né da alcun rinvio a giudizio». E ancora: «Mi fa sorridere che le critiche più feroci vengono da molti che in privato hanno tutto un altro atteggiamento nei miei confronti. A volte fa anche piacere prenotare nei locali di intrattenimento che io ho fondato. Ma io sono felice di farlo. E mi fermo qui per carità di patria...».
Il dibattito
Il primo intervento è stato quello di Antonio De Poli, dell’Udc. Il caso Santanché per lui ricorda quello di Silvio Berlusconi. Gli interventi andranno in ordine inverso rispetto al peso in parlamento, segue Tino Magni, del gruppo Misto, Luigi Spagnolli, delle Autonomie, Enrico Borghi ex dem passato a Italia viva, Pierantonio Zanettin di Forza Italia. Seguiranno Stefano Patuanelli del Movimento 5 stelle, Massimiliano Romeo della Lega, poi Antonio Misiani del Pd e infine Italo Balboni di Fratelli d’Italia e infine Italo Balboni di Fratelli d’Italia.
Zanettin di Forza Italia, ribadendo che il suo partito è garantista, se l’è presa con la procura di Milano e con Domani: «Se anche fosse indagata cosa cambierebbe? Qui è venuta a parlare non della sua attività di ministro, ma di imprenditrice».
Patuanelli, capogruppo M5s, per primo ha criticato la ministra. Ha portato in aula i dipendenti lesi dalle società della ministra: «Lei riesce a guardarli negli occhi?». E ha annunciato che i pentastellati hanno presentato una mozione di sfiducia. Il Pd invece le chiede di «dimettersi».
Per la Lega è un caso mediatico, ha detto il presidente Massimiliano Romeo, e lo associa al caso Metropol, la trattativa del partito di Matteo Salvini con i russi finita con un’archiviazione, ma non perché non ci sia stata: «Noi della Lega ne sappiamo qualcosa: vi ricordate il caso Metropol?». Balboni di Fratelli d’Italia ha detto: «Lei ha la nostra piena fiducia». E ancora: «Il caso del Domani è emblematico».
Il Movimento 5 stelle ha riportato le dichiarazioni economiche della ministra in parlamento, e Balboni ha provato a smentirlo, ma ha trovato le critiche degli altri parlamentari. Sedate da La Russa.
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