Il ministro possiede ancora azioni di società americane specializzate in farmaci e tecnologie mediche. Nessun investimento in aziende italiane, ma il rischio di un conflitto d’interessi rimane
Quasi 56mila azioni per un valore di oltre 100mila dollari. Otto società, tutte quotate alla borsa di New York, che si occupano di tecnologie mediche, farmaci innovativi per la cura di Covid e tumori, screening della salute per le assicurazioni. Tutte aziende americane con una capitalizzazione di decine, quando non centinaia, di milioni di dollari. In comune hanno un azionista: il professor Orazio Schillaci, ministro della Salute. È quanto spunta fuori, scopre Domani, dalla dichiarazione patrimoniale del medico, già rettore dell’Università di Tor Vergata, voluto fortemente nell'esecutivo dal “cognato d’Italia” Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare.
Chissà cosa penserà il sovranista, sapendo che il suo collega ha investito tanto, ma in nessuna azienda italiana. Nella sostanza è tutto in regola: il ministro ha denunciato tutti i suoi possedimenti per tempo, come previsto dalle norme. Oltre alle azioni delle società che si occupano di salute, Schillaci ha dichiarato anche redditi per oltre 236mila euro, sette appartamenti e terreni tra il centro di Roma, Catania, Amantea (sul litorale cosentino), e Rocca di Mezzo (località sciistica in Abruzzo), e la sua macchina, un bolide da 245 cavalli.
Oltre a questi ci sono poi un totale di 25 pacchetti di azioni di società quotate a Wall Street, per un valore di oltre 700mila dollari. Ci sono aziende che si occupano di auto elettriche, start up che forniscono sistemi di blockchain, compagnie che si occupano della creazione di bitcoin, altre che sviluppano progetti di energia sostenibile, di stampa 3D, di intrattenimento o colossi dell’estrazione mineraria. E tra queste ci sono le otto aziende attive nel settore della salute. Il che pone questioni di opportunità: un ministro che possiede azioni di società che operano nel settore di cui si occupa. Il rischio di un conflitto di interessi è evidente: le società in teoria potrebbero utilizzare questa informazione pubblica, quella di avere un ministro di un paese del G7 e della terza economia europea tra gli investitori per inserirsi nel mercato italiano, o per iniziare un rapporto commerciale con un ateneo, una struttura di ricerca, o un istituto di regolamentazione.
Il ministro e la borsa
Abbiamo chiesto chiarimenti all’ufficio stampa del ministero, dove tengono a precisare che le azioni «sono in possesso del ministro da alcuni anni, molto tempo prima dell’assunzione di incarico di governo». Sottolineano come «non abbiano nessuna attinenza con l’attuale impegno» nell’esecutivo di Schillaci e che «si tratta di titoli di scarso valore». Per il ministro della Salute, quindi, avere azioni di società che si occupano di farmaci non è “attinente” al suo incarico e 100mila euro sono una cifra esigua. Schillaci ha compilato la sua dichiarazione patrimoniale due mesi dopo il giuramento del governo Meloni al Quirinale.
Da allora a oggi, quasi nessuna delle sue otto società attive nel settore della salute ha avuto forti variazioni di quotazione alla borsa di New York. Il pacchetto di azioni più ricco è quello della Hepion Pharmaceutical: 10mila azioni per un valore totale di circa 70mila dollari. Società biofarmaceutica con una capitalizzazione di circa 30 milioni, la Hepion cerca una cura per le malattie del fegato, dalla cirrosi al cancro, per le quali «mezzo miliardo di persone è a rischio a meno che non vengano trovate nuove terapie», scrivono sul loro sito. Altre 28mila azioni, con un valore di circa 0,9 dollari l’una, sono quelle della Athossa Theurapeutics. Società dal valore di oltre 110 milioni di dollari, Athossa si occupa di prevenzione e cura del cancro al seno, dopo aver avuto un programma di ricerca sul trattamento del Covid fino allo scorso anno.
C’è poi la Moleculin Biotech (4mila azioni), azienda di Houston con sei farmaci candidati alla distribuzione per la cura di tumori e virus altamente resistenti ai trattamenti medici già esistenti. Sempre di cancro, attraverso terapie basate sull’ingegnerizzazione di Rna, si occupa anche la Celsion Corporation, di cui Schillaci possiede 1400 azioni (dal valore attuale di circa 1,18 dollari l’una). Sviluppa prodotti a base di Dna sintetico per la cura di tumori la Inovio Pharmaceutical (2mila azioni, oggi valutate circa 0,44 dollari l’una). Si presenta come “leader della medicina di precisione” la Navidea Biopharm (10mila azioni a 0,096 dollari). La Sos (solo 60 azioni per un valore di 4,5 dollari) invece fornisce dati e portali per le compagnie assicurative e di assistenza sanitaria.
C’è poi la Vyant Bio, che si occupa di medicina predittiva, che lo scorso aprile ha annunciato il suo ritiro dal listino Nasdaq e per questo le sue azioni hanno perso quasi tutto il loro valore: sono passate da 2,3 dollari l’una a meno di venti centesimi. Il ministro Schillaci ne aveva poche, 400. Ma si sa, investire in borsa è come scommettere: a volte va bene, a volte va male. In questo ultimo caso il ministro ha perso, ma ha fior fior di azioni con cui rifarsi. Peccato che nessuna sia italiana.
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