La leader: «Sono allo sbando. E dicevano che eravamo noi quelli divisi». Sulla manovra «daremo battaglia. Von der Leyen? Ha virato a destra»
Segretaria Elly Schlein, il governo è andato sotto in commissione al Senato. Che sta succedendo alla destra?
La maggioranza è in frantumi. Sono riusciti ad andare sotto due volte nello spazio di una mattinata. L’emendamento della Lega sul taglio del canone Rai è stato bocciato perché Forza Italia ha votato contro, come le opposizioni. E poi c’è stata una ritorsione della Lega contro un emendamento di Forza Italia. Sono allo sbando, troppo impegnati a litigare fra loro e a competere per i sondaggi. In tutto questo non si occupano dei problemi concreti delle persone, a partire dalla sanità pubblica, i salari, il costo della vita. La maggioranza traballa costantemente, non riescono più a infilare le loro divisioni sotto il tappeto.
La premier dice che è stato solo «un inciampo».
Veramente sono stati due, deve aver usato la stessa calcolatrice che ha usato per i fondi sulla sanità. Ma quello che si è visto in parlamento è solo la punta di un iceberg che nasconde un rapporto sempre più conflittuale fra le forze di maggioranza.
C’è qualcosa al fondo di questa «frantumazione»?
Il collante del potere è sempre forte, ma al fondo manca il rapporto con la realtà, con i problemi delle persone. Meloni, dal palco della campagna elettorale in Umbria, raccontava che noi siamo divisi, ma in realtà loro sono più divisi di noi; diceva che noi siamo forti solo nei talk, ma la verità è che lei ormai vede le persone solo dall’alto dei palchi, o dei balconi come ha fatto in Argentina con Milei. Basterebbe che incontrasse anche persone che hanno votato per loro per scoprire che la sanità pubblica è la prima preoccupazione degli italiani. Al salario minimo è favorevole il 70 per cento dei cittadini, quindi anche tante persone che hanno votato per loro.
A che punto è l’unità dell’opposizione?
Sulla manovra ha unito le forze su alcuni emendamenti: sulla sanità chiediamo 5 miliardi e mezzo in più all’anno individuando le coperture, a dimostrazione che è la volontà politica che manca a questo governo per evitarne lo smantellamento. Sul congedo paritario proponiamo cinque mesi obbligatori per entrambi i genitori, pagati al 100 per cento; sull’automotive, che è un settore profondamente in crisi, cosa che rende ancora più inspiegabile il taglio dell’80 per cento del fondo sul settore; sul salario minimo, perché continuano a esserci più di tre milioni di italiani che sono poveri anche se lavorano; sulla ricostruzione nelle regioni colpite dalle alluvioni.
A Strasburgo la Lega non ha votato la Commissione in cui c’è un ministro del governo. Salvini è un «anti-italiano», per dirla con l’accusa che avevano fatto a voi?
Sarebbe interessante sapere se Meloni pensa che Salvini è un anti-italiano. Si sono divisi su quel voto, ma è più grave che siano divisi sulle questioni del governo, a partire dalla Rai, su cui noi chiediamo da tempo una riforma. Invece hanno scelto la strada di spartirsi delle posizioni e non sono neanche in grado di farlo, tant’è che fanno un Aventino e continuano a disertare la Vigilanza perché non riescono a mettersi d’accordo. Noi abbiamo un’idea chiara: serve una riforma, lo chiede anche la nuova norma europea del Media Freedom Act, che renda la Rai indipendente dai partiti. E dalle beghe della maggioranza.
Mette la mano sul fuoco sull’unità delle opposizioni sulla Rai?
Non sono state unite sul Cda, ma sono unite nel chiedere la riforma.
FdI dice che da oggi la Commissione europea ha una maggioranza diversa. Avete votato una Commissione che va a destra?
In imbarazzo debbono stare quelli che la Commissione europea non l’hanno mai votata e oggi la votano solo perché ci hanno messo un commissario. Ma il voto dimostra che l’operazione di allargamento a destra tentata dai Popolari di Weber è stata un fallimento, perché la Commissione ha preso 30 voti in meno di quelli presi da Ursula von der Leyen a luglio. Ecr ha già chiarito che non è in maggioranza, è l’unica cosa su cui siamo d’accordo. Le forze europeiste sono le sole che possono garantire un futuro all’Ue, in una contingenza geopolitica così complessa, con Trump negli Usa e conflitti devastanti intorno a noi. Von der Leyen ha vinto le elezioni europee, i governi hanno diritto a nominare i commissari, è giusto che la Commissione cominci a lavorare. Resta che questa Commissione è spostata a destra, e la misureremo su ogni proposta. Faremo sentire tutto il nostro peso per difendere le priorità socialiste e del Pd, a partire dagli investimenti comuni europei, su cui vorrei capire se i nazionalisti di casa nostra andranno a convincere i loro alleati europei che l’Italia ha necessità di un grande piano industriale europeo e quindi di investimenti comuni. E ci batteremo per la conversione ecologica e il Green deal, gli sforzi politici per una maggiore integrazione, e diplomatici per la pace. Vigileremo giorno per giorno. Non sentiamo questa Commissione come nostra, è giusto che parta ma non faremo dare per scontati i nostri voti.
Domani lo sciopero generale. Salvini di nuovo precetta i lavoratori.
È gravissimo che il governo metta costantemente in discussione un diritto costituzionale. E neghi il confronto ai rappresentanti dei lavoratori, con ipocrite convocazioni a cose fatte, compresa la manovra. Supportiamo le ragioni dello sciopero.
Sul finanziamento ai partiti la destra ha riformulato un emendamento vostro e di Avs, per raddoppiare i soldi. Si è fermata per un alt del Colle. Cos’è successo?
Farebbero meglio a fare delle verifiche prima di prendere certe iniziative. Sono dovuti tornare al nostro emendamento, che riallinea il finanziamento alle opzioni espresse dai cittadini.
Oggi lei riunisce la direzione. Dopo le regionali il Pd apre una nuova fase?
Siamo confortati dai risultati elettorali delle ultime tornate, non abbiamo vinto dappertutto, ma dappertutto il Pd è cresciuto di 8 o 9 punti. Vuol dire che il Pd ha di nuovo un profilo chiaro e comprensibile sulle questioni che interessano le persone. E che c’è stata una riconnessione con la nostra gente. Ora che non ci sono immediate scadenze elettorali, abbiamo il tempo di costruire il progetto per il paese.
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