Ci sono stati più scioperi con i governi Renzi, Gentiloni e Conte che con l’esecutivo di Giorgia Meloni. Numeri alla mano, i sindacati dimostrano non avercela con la destra. Semmai, leggendo le dichiarazioni di Salvini&Co., potrebbe essere il contrario.

A mettere nero su bianco la realtà dei fatti è una ricerca dell’ufficio studi della Camera, che Domani ha potuto visionare in esclusiva. L’elenco presenta una suddivisione per categorie e tipologie di astensione dal lavoro in segno di protesta. Emerge un elemento: il numero di scioperi, proclamati lo scorso anno (il primo con la leader di Fratelli d’Italia a palazzo Chigi), è inferiore rispetto a quasi tutti i predecessori.

Ciononostante, tra i vari, ancora oggi un deputato di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto, ha attaccato su Instagram la mobilitazione di Cgil e Uil: «Tutti gli scioperi che non hanno fatto negli anni passati, li stanno facendo adesso». Si tratta di un singolo caso, ma è questo il pensiero dominante dentro FdI. Sono discorsi utili a scaldare gli animi dei sostenitori sui social. Sollevando una cortina fumogena.

I dati, elaborati a Montecitorio (dopo la formale richiesta del deputato di Avs, Angelo Bonelli), dicono in sostanza che i sindacalisti fanno il loro lavoro senza pregiudizi: chiedono diritti e proclamano mobilitazioni e scioperi sia che a palazzo Chigi si trovi Matteo Renzi, Mario Draghi o, appunto, Giorgia Meloni.

I numeri degli scioperi

Andiamo a vedere i numeri. Nel 2023 con Meloni alla presidenza del Consiglio, infatti, ci sono stati 1.129 scioperi (che vanno intesi come stato di agitazione effettuati e non come singole giornate interessate). Nel 2017, per esempio, con il governo guidato da Paolo Gentiloni gli scioperi totali sono stati 1.616. Teoricamente, almeno secondo la narrazione della destra, sarebbe stato un presidente del Consiglio “amico” dei sindacati. Eppure ha subito una mobilitazione senza pari negli anni seguenti. Quasi cinquecento in più in confronto a Meloni.

Il raffronto per il governo in carica è invece sullo stesso livello dell’esecutivo di Draghi: nel 2022 (l’ex banchiere è rimasto in carica fino alla fine di ottobre) gli scioperi portati a compimento sono stati 1.128. Appena uno in meno rispetto al 2023. Una linea “flat”.

Semmai un leggero aumento si è verificato tra il 2022 (il secondo di Draghi) e il 2021, quando gli scioperi sono stati 1.009. La destra non c’entra, però. Andando più indietro nel tempo, le statistiche smontano ulteriormente le dichiarazioni provenienti da destra. L’esecutivo di Renzi, nel 2016, ha fatto i conti con un totale 1.488 scioperi, trecento e rotti in più in confronto al 2023 targato Meloni.

Addirittura, la premier in carica non può lamentarsi nemmeno in rapporto al governo Conte II: in piena pandemia ci sono stati 894 scioperi. Una cifra che va tarata su quella fase storica caratterizzata dalla chiusura delle attività. Infatti, prima delle chiusure imposte dal virus, i due governi Conte ha dovuto misurarsi con un numero di gran lunga superiore rispetto alle cifre attuali: nel 2018 se ne sono contati 1.384 e nel 2019 1.462.

Propaganda sbugiardata

Cade insomma la pietra angolare dello storytelling della destra, con Meloni che agita lo spauracchio dei sindacati ostili a prescindere. «Perché non è stato proclamato lo sciopero generale quando la disoccupazione era doppia», ha detto appena due settimane fa la presidente del Consiglio, lasciando intendere che i sindacati ce l’hanno con lei e con la sua compagine ministeriale.

«I dati dell'ufficio studi della Camera dei deputati sbugiardano anche la Lega che usa le fake news per attaccare i lavoratori e lavoratrici rispetto al loro sacrosanto diritto di scioperare», spiega a Domani Angelo Bonelli, leader di Europa verde che in questi giorni è stato in prima linea a difesa del diritto allo sciopero.

Il deputato dell’opposizione evidenzia un altro aspetto: «Voglio ricordare che lo sciopero lo pagano i lavoratori. Sono giornate di lavoro perse e questo atteggiamento della destra è offensivo nei confronti di chi sciopera per chiedere un'Italia diversa rispetto alla manovra».

Insomma, la strategia propagandistica di palazzo Chigi, sotto la regia del sottosegretario e consigliere di Meloni, Giovanbattista Fazzolari, è scritta sulla sabbia.

E su questo territorio, c’è un altro big del governo molto attivo: Matteo Salvini. Da quando è ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, ricorre alla precettazione appena possibile. «La Lega ha messo in campo una strategia colma di bugie ma anche di offesa i lavoratori. Dicendo ‘si sciopera una volta al giorno. Si sciopera solo contro il governo Meloni’», insiste ancora Bonelli. Il leader della Lega deve però rassegnarsi ai numeri: con il governo in carica non c’è stata alcuna recrudescenze delle mobilitazioni nel trasporto pubblico locale. I dati della Camera dicono, per esempio, che nel 2016 – con il governo Renzi – ci sono stati 250 scioperi e nel 2017 – con l’esecutivo Gentiloni – addirittura 318. Lo scorso anno, invece, se ne contano 245, sullo stesso livello dei governi Conte (con l’eccezione dell’anno pandemico).

Anche il dettaglio delle giornate di sciopero per singoli settori dice l’esatto contrario della propaganda meloniana. Nel 2022 le giornate interessate dagli scioperi a scuola sono stati 21 rispetto al 16 del 2023.

Nel Servizio sanitario nazionale sono state 55 durante l’era Draghi e 51 con Meloni, nel trasporto ferroviario si è passati da 48 di Draghi al 34 di Meloni e Salvini. La chiusura del cerchio arriva con i metalmeccanici: sono state 4 giornate di sciopero sia nel 2022 che nel 2023. E andando a ritroso, anche in questi casi, sono stati trattati peggio i governi a guida centrosinistra.

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