- Lo scandalo delle case degli enti previdenziali che vendono appartamenti di lusso a prezzi stracciati a politici, sindacalisti e potenti assortiti non riguarda solo l’Enpaia o l’Enasarco. Ma anche l’Enpaf, la fondazione che gestisce l’assistenza dei farmacisti.
- Il direttore generale Marco Lazzaro, ha una passione per gli ultimi piani. Promotore in passato del piano di dismissione del patrimonio immobiliare, qualche mese fa il dirigente insieme alla moglie si è infatti comprato un appartamento da sogno di proprietà dell’Enpaf. A via Savoia, una delle strade più belle (e più care) di Roma.
- Lui conferma che il prezzo è stato basso: «Quella è la palazzina protagonista del film Roma ore 11, con Anna Magnani (in realtà si tratta di Lucia Bosé, ndr)», ricorda quando le scale dell’edificio crollarono sotto il peso di 200 ragazze accalcate per un colloquio di lavoro. Ovviamente l’edificio è stato totalmente ristrutturato prima che Enpaf lo comprasse lustri dopo.
Lo scandalo delle case degli enti previdenziali che vendono appartamenti di lusso a prezzi stracciati a politici, sindacalisti e potenti assortiti non riguarda solo l’Enpaia o l’Enasarco. Ma anche l’Enpaf, la fondazione che gestisce l’assistenza dei farmacisti.
Domani nelle scorse settimane ha raccontato come l’ente degli agricoltori ha venduto case scontate del 30 per cento al nuovo governatore del Lazio Francesco Rocca, al sottosegretario leghista Claudio Durigon, all’ex ministro da poco scomparso Franco Frattini, fino ai figli dei vertici della Uil, sindacato che nomina parte dei membri del cda di Enpaia.
Una scontopoli che ha coinvolto lo stesso direttore generale dell’ente, Roberto Diacetti, che è riuscito a comprare dalla sua stessa fondazione un attico di quasi 200 metri quadri con terrazzo nel cuore dei Parioli, più garage per l’auto, pagando appena 870mila euro. Circa la metà del costo sul mercato.
Terrazze e sconti
Ora si scopre che anche il suo omologo all’Enpaf, Marco Lazzaro, ha una passione per gli ultimi piani. Direttore generale dell’ente dei farmacisti da quasi 25 anni, promotore in passato del piano di dismissione del patrimonio immobiliare, qualche mese fa il dirigente insieme alla moglie si è infatti comprato un appartamento da sogno di proprietà dell’Enpaf. A via Savoia, una delle strade più belle (e più care) di Roma.
Per appena 1,1 milioni di euro la coppia ha comprato un attico da 15,5 vani con una superficie catastale totale di 332 metri quadri, che comprendono pure un enorme terrazzo e due balconi. Il rogito comprende anche un box auto di 28 metri quadri, che oggi nei dintorni di via Savoia non si trova a meno di 100mila euro. «Un attico di questo livello non può costare meno di 2 milioni di euro», spiega un esperto immobiliare che lavora in zona.
Le visure camerali evidenziano come Lazzaro e moglie non acquistino direttamente dall’Enpaf, ma da una società di gestione del risparmio, la Investire Sgr, che a sua volta controlla un fondo immobiliare a cui la fondazione dei farmacisti nel settembre del 2021 ha conferito «il diritto di proprietà dell’intero complesso immobiliare sito in via Savoia».
Ma come mai Investire Sgr vende proprio ai coniugi uno dei più belle case dell’ente? Perché – nonostante la coppia sia proprietaria di un’altra casa in via Isonzo – Francesca Romana Fuselli sposata Lazzaro è titolare dal novembre 2014 di un contratto d’affitto con l’Enpaf. Qualche mese prima l’ente e la nuova inquilina avevano pure deciso di ristrutturare l’appartamento venduto otto anni dopo.
Al netto degli annunci online a via Savoia, dove appartamenti molto più piccoli e meno prestigiosi vengono venduti oggi a 1,4 milioni (per 190 metri quadri al secondo piano, senza terrazzo né garage), Domani ha cercato di capire se la Sgr ha concesso a tutti le medesime condizioni d’acquisto ottenute dei Lazzaro.
Ebbene, quattro mesi dopo un altro appartamento nello stesso palazzo di Via Savoia viene piazzato a un prezzo (a metro quadro) molto più alto: per un primo piano di 205 metri quadri più box auto una professionista ha pagato infatti 1,1 milione di euro, quasi la stessa cifra sborsata dai Lazzaro per l’attico dei sogni.
La professionista ha pagato anche 28mila euro una società di mediazione immobiliare, la Agency e servizi immobiliari srl, che ha incassato anche i 10mila euro girati dal venditore, cioè Investire Sgr. Nel caso di Lazzaro e moglie, invece, la Agency prende i soldi della mediazione solo dal venditore: «Quanto alla parte acquirente, già conduttrice, dichiara di non aver corrisposto né di dover corrispondere alcuna somma a titolo di mediazione».
«In terrazzo vado poco»
Abbiamo incontrato il direttore generale dell’Enpaf, che dice che la vicenda non nasconde «né conflitti di interesse né questioni di opportunità». Aggiungendo pure che le casse dell’ente non sono state danneggiate dalla compravendita. «In primis mia moglie ha avuto l’appartamento in consegna già nel 2013, prima dei lavori di ristrutturazione. È vero che Enpaf ne ha pagati una parte, ma solo quello che gli competeva come proprietario della casa, come le infiltrazione sul terrazzo che era in condizioni disastrose. Il resto l’ha messo mia moglie, oltre 150mila euro».
Lazzaro ammette che la coniuge non ha trovato per caso l’attico sul sito internet, come ha chiosato il governatore Rocca giustificando il suo affare con Enpaia: «Era un nostro immobile sfitto da molto, non avevamo richieste perché l’affitto era alto: infatti abbiamo pagato 2.650 euro al mese per anni, più gli oneri. In tutto oltre 300mila euro».
Una locazione per nulla alta, visto il pregio, la zona e la grandezza dell’appartamento. «È vero, non era altissimo. Ma ricordiamoci che quella è la palazzina protagonista del film Roma ore 11, con Anna Magnani (in realtà si tratta di Lucia Bosé, ndr): la pellicola ricorda un fatto di cronaca del dopoguerra, quando le scale dell’edificio crollarono sotto il peso di 200 ragazze accalcate mentre aspettavano di fare un colloquio di lavoro».
Ovviamente l’edificio è stato totalmente ristrutturato prima che Enpaf lo comprasse lustri dopo. Il direttore generale entra poi nel merito del prezzo da record che è riuscito a spuntare. «Innanzitutto le giuro che nel 2014 non sapevamo che il palazzo sarebbe stato veduto. Anche perché la dimissione l’ha decisa la Sgr, non io».
Incompatibilità
L’Sgr però è stata individuata proprio da Lazzaro nel 2008, scelta fatta senza gara. «Confermo. Ma le dico anche che la Ragioneria dello stato ha già chiarito che la decisione fu legittima, e che il costo dei loro servizi erano i più convenienti sul mercato. Comunque, io e mia moglie abbiamo avuto per l’attico uno sconto di appena il 6 per cento, il più basso di tutti gli altri acquirenti. Sulla congruità della somma, c’è un esperto indipendente del fondo che fa le valutazioni dei singoli appartamenti.
La mia casa è come fosse un grande terrazzo. La superficie netta interna è infatti di 224 metri quadri, mentre quella del terrazzo e dei balconi (che vedono villa Albani, ndr) è di 169 metri quadri. Quindi, per una stima corretta bisogna considerare che il valore commerciale della superficie del terrazzo è diversa da quella della casa».
L’osservazione di Lazzaro è ovvia: le diverse metrature (coperte e scoperte) sono già ponderate negli atti di vendita degli immobili, che sono gli unici documenti a fare testo rispetto alla superficie scambiata in una compravendita. Non è un caso che la rendita catastale (utile anche per la tassazione) dell’attico di Lazzaro (che vale 332 metri quadri, non si scampa) sia quasi doppia rispetto a quello della casa venduta alla professionista a un prezzo però quasi identico.
Il direttore generale nega fino alla fine «problemi di incompatibilità». «Inesistenti» anche in merito alla circostanza della moglie, che lavora proprio nello studio legale Leopardi che fa da tempo consulenze all’Enpaf: alcune carte dimostrano che la Fuselli fu pure delegata per difendere la fondazione in una causa presso la Cassazione.
«Nessun conflitto di interessi nemmeno in questo caso», dice Lazzaro, «lo studio Leopardi lavora per l’ente da prima che io arrivassi, e mia moglie non ha mai lavorato per noi. Sarà stata delegata una o due volte in cause che ci riguardavano, ma le assicuro nello studio si occupa di tutt’altro».
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