«Il valore dello sciopero è indiscutibile, si rassegnino. I lavoratori perdono otto ore di salario, lo sciopero è un sacrificio economico enorme, altro che weekend gratis»
Sergio Cofferati, secondo la sua esperienza di segretario della Cgil, è inedito lo scontro fra Garante degli scioperi e sindacati?
Sì, e ci sono anche aspetti singolari. Nei mesi passati ci sono stati molti scioperi generali convocati da organizzazioni piccole. Nessuno è stato contestato dalla commissione di garanzia. E la sequenza temporale della contestazione a quello convocato dalla Cgil e la Uil per il 17 novembre è curiosa: il Garante è intervenuto a sostegno delle grossolane tesi del ministro dei Trasporti, tradotte anche in battute volgari, come quella del weekend lungo che Landini vorrebbe far fare ai lavoratori.
Ma perché gli scioperi sono quasi sempre di venerdì?
Mettiamo una cosa in chiaro: i lavoratori perdono otto ore di salario, lo sciopero è un sacrificio economico enorme, altro che weekend gratis. Parliamo peraltro di salari in calo in molte categorie. E poi c’è un fatto: gli scioperi vengono fatti quando ci sono le condizioni per una migliore riuscita. Faccio notare anche che la struttura produttiva è in larga parte anche quella del terziario, che ha un rallentamento nel fine settimana. Il venerdì consente di creare meno problemi sia a chi lavora sia alle imprese.
Sui salari così bassi il sindacato non ha responsabilità?
Il salario in molti settori è calato perché i meccanismi redistributivi non vengono applicati adeguatamente, e perché la contrattazione è alterata dai contratti al ribasso. Per questo serve il salario minimo. Il Cnel dice che c’è un migliaio di contratti, molti dei quali hanno valori bassi e sono firmati da organizzazioni non rappresentative, perché non c’è una legge sulla rappresentanza sindacale.
Perché la sinistra al governo non l’ha fatta?
Non c’è stata solo la sinistra al governo in questi anni, c’è stato un lungo periodo della destra. In ogni caso oggi questo tema è in campo più di prima.
Per il Garante quello del 17 non è uno sciopero generale, perché molti settori non sono coinvolti, ma uno sciopero intersettoriale.
La commissione ha ricevuto la convocazione, vi si legge chiaramente che si tratta di uno sciopero generale. Ma il ministro era già intervenuto, con pesanti giudizi politici. Un chiaro tentativo di condizionare la commissione. Riuscito, peraltro.
Per la Cgil Salvini attacca il diritto allo sciopero.
Salvini lo dice chiaramente. Ma anche la commissione ridimensiona lo sciopero generale con argomenti con i quali incide sul carattere dello sciopero, e sulla sua legittimità.
Lei è il leader sindacale che ha portato più gente in piazza, i famosi 3 milioni al Circo Massimo del 2002. È il momento giusto per uno sciopero generale?
Sì. Quando ci sono in discussione grandi temi, come quelli economici e sociali alla base della manovra, tutti gli strumenti disponibili possono, debbono essere utilizzati.
Ma oggi lo sciopero non è uno strumento superato?
Ma no. Il valore dello sciopero è indiscutibile, si rassegnino. L’importante è usarlo a ragion veduta. Lo si capirà dalla partecipazione.
La Cisl non ha aderito.
Anche la Cisl farà una manifestazione nazionale su alcuni dei temi al centro dello sciopero generale. Se non arriveranno risposte a nessuno dei soggetti che si mobilita, poi la discussione anche interna al sindacato inevitabilmente si riaprirà.
Salvini minaccia precettazioni.
Sarebbe un precedente negativo, lascerebbe tracce nei comportamenti che verranno. Spero non accada.
L’opposizione più efficace è quella della piazza del Pd di Schlein o quella di Landini?
Sono due mondi che vanno tenuti distinti, anche se a volte affrontano gli stessi temi. Ciascuno fa un mestiere diverso, la rappresentanza politica e quella sociale. Ma è normale che talvolta si intreccino: le condizioni materiali di un paese, sono anche quella delle persone di quel paese, cioè anche dei lavoratori. L’autonomia sindacale è un bene da preservare sempre.
Landini è spesso accusato di “fare politica”.
C’è un fatto che viene rimosso: tutte e tre le grandi organizzazioni italiane sono confederali, da sempre, non sono solo sindacati di categoria. Dunque non è che se rivendicano il salario ma chiedono anche condizioni decenti nel sistema sanitario sforano nel campo della rappresentanza politica.
Delle due opposizioni, quella sindacale e quella politica, quale farà più male al governo?
Posso dire che è molto forte la tensione che il sindacato crea nel governo. Perché in parlamento il governo ha la maggioranza. Il rapporto con la rappresentanza sociale invece è più fluido: c’è il conflitto, ma ha effetti anche di medio e lungo periodo, ovvero orienta il giudizio delle persone anche sulla rappresentanza politica. E questo dovrebbe suscitare qualche attenzione. Faccio un esempio: nel 1994 il primo governo Berlusconi è stato sfiduciato in parlamento dalla Lega. Perché? Perché il decreto sulle pensioni, che era stato contrastato dal sindacato con uno sciopero generale, non consentiva in molti territori alla Lega di tenere il rapporto con i suoi votanti.
Siamo a quel punto?
La tensione è evidente, le condizioni materiali di tanti lavoratori e pensionati sono pesanti. Lo sviluppo è tutto da vedere. I presupposti non sono buoni, ma si può sempre cambiare rotta: nel 1994 è caduto il governo, è nato il governo tecnico Dini, si è fatto l’accordo sulle pensioni.
© Riproduzione riservata