Puntata speciale di Monte Cavallo dedicata al discorso di San Silvestro del capo dello Stato. Analisi e commenti
- Speciale Monte Cavallo, tutto dedicato al discorso di san Silvestro, pronunciato ieri sera, a reti unificate, dal Presidente della Repubblica. Ecco perché non è piaciuto a Silvio Berlusconi.
- Sergio Mattarella ha disegnato un preciso identikit costituzionale del suo successore: deve saper mettere da parte gli interessi di parte e concentrarsi sull’interesse generale.
- La campagna vaccinale e la speranza nei giovani sono stati i due argomenti “sociali” del discorso: i vaccini riducono l’enorme danno della pandemia. I giovani devono prendere in mano il loro destino e non restare indifferenti.
Sono le reazioni dei leader e dei gruppi politici a darci subito il senso delle parole pronunciate da Sergio Mattarella nel tradizionale discorso di san Silvestro, ieri sera a reti unificate. I primissimi, i più entusiasti, si sono mostrati i fautori del secondo mandato. Diffusi soprattutto nel Pd.
È vero, verissimo: la seconda frase, secca, del presidente non può essere equivocata: «tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di presidente», ha detto. Ma è la constatazione di un dato di fatto, non c’è l’insistenza per l’indisponibilità di un bis cui pure ci aveva abituato Mattarella nei pronunciamenti delle ultime settimane. Mentre il resto del discorso, molto coerente con il settennato, tutto basato su fiducia, speranza e senso della comunità nazionale, qui l’integrale, ha disegnato un identikit perfetto del presidente ideale: quello di Sergio Mattarella.
IL SILENZIO DI MR. B
Il silenzio assordante, fra gli entusiastici riconoscimenti arrivati dai vari Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Matteo Renzi ed Enrico Letta, è stato quello di Silvio Berlusconi. Mattarella ha infatti disegnato i confini della patria costituzionale, nel suo discorso di fine d’anno. Sono confini molto chiari all’interno dei quali è difficile si possa vedere Mr. B. Non è una questione di orientamento politico, ma di condivisione dello spirito costituzionale.
Ecco infatti il passaggio chiave sull’istituzione: «Credo che ciascun presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno.
E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato - deve trasmettere integri al suo successore». Quella di Mattarella è dottrina sulla successione al Quirinale, sulla tradizione costituzionale dei presidenti.
I VACCINI RIDUCONO IL DANNO
Per il resto il presidente ha insistito, in un discorso breve pronunciato in piedi, su due grandi temi che gli stanno a cuore: i vaccini e i giovani. Sulla campagna vaccinale è stato limpido: «I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri».
«Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso. Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?».
LA LETTERA DEL PROF DI RAVANUSA
Sul tema dell’educazione dei giovani il presidente ha voluto rendere centrale la bella lettera lasciata da una vittima del crollo della palazzina di Ravanusa, provincia di Agrigento: il professor Pietro Carmina. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti una lettera che il presidente ha letto a tutti gli italiani.
Ecco il passaggio: «Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…».
Le parole chiave del suo discorso sono state: Italia, pronunciata 9 volte, Repubblica, che torna 6 volte, Costituzione, anche questa 6, Fiducia 5 volte, Unità 4, Speranza 3. Le ricorrenze dicono in sintesi i valori sui quali Sergio Mattarella ha costruito sette anni di mandato presidenziale. E non è ancora detto che sia finita qui.
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