Ai 100mila euro svelati ieri da Domani se ne aggiungono altri 25mila dall’assessorato. Le intimidazioni al collega La Vardera che aveva denunciato il conflitto di interessi
«Sciacalli e ignoranti. Avete rotto le palle». Il numero due di FdI nell’Assemblea regionale siciliana si chiama Carlo Auteri, e quando risponde al telefono non si tiene e passa subito all’insulto di fronte alla conferma del fatto che risorse pubbliche supportino l’associazione culturale in cui la madre è presidente del consiglio direttivo. Nei corridoi dell’assemblea siciliana, Auteri fa ancora peggio, minaccia di morte Ismaele La Vardera, vice presidente della commissione antimafia regionale: «Non mi conosci, io sono pazzo. Ti butto di sotto, ti riempio di legnate», si sente nell’audio registrato da La Vardera e ascoltato in anteprima da Domani.
Il motivo? La Vardera aveva denunciato nell’Assemblea regionale siciliana quanto raccontato da Domani: i soldi pubblici, come disposto da un provvedimento regionale, sono finiti all’associazione che Auteri ha fondato, il Progetto Teatrando, con sede legale (lui giura che non è stata ancora aggiornata la nuova sede) dove risiede la sua famiglia, a Sortino, in provincia di Siracusa. Ma il caso non è chiuso, si arricchisce di nuovi finanziamenti scovati da Domani. Ulteriori soldi, assegnati attraverso il meccanismo del Furs (il fondo per lo spettacolo) siciliano, finiti direttamente a un’altra associazione, la Abc appunto, che ha come referente proprio la signora Celina Bruno, la madre del numero due di FdI in Regione Sicilia. Il provvedimento ha la firma in calce dell’assessora al Turismo, Elvira Amata, che è nello stesso partito (dopo essere stata eletta nella lista Schifani presidente), Fratelli d’Italia, di Auteri. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlerebbe di “amichettismo”, ma forse sarebbe un eufemismo. Auteri è vicecapogruppo di FdI all’Assemblea regionale siciliana. Molto amico e braccio destro di Messina, uno dei big alla Camera, in passato assessore al Turismo in regione Sicilia.
L’assessora e la madre
Nel decreto firmato da Amata, erede di Messina all’assessorato al Turismo, si provvede alla ripartizione del Fondo unico regionale per lo spettacolo (Furs). Per avere accesso alle risorse occorre avere determinati parametri e presentare progetti adeguati. Tra le erogazioni ne spuntano due destinate ad associazioni molto vicine ad Auteri.
La prima è indirizzata all’associazione Progetto Teatrando, il cui legale rappresentante risulta essere Mario Fraello, socio e amico storico dell’onorevole meloniano. La cifra è 32mila euro. La seconda erogazione, in questo caso si tratta di 25mila euro, ha come destinatario Abc, l’associazione culturale che fino a ottobre aveva come legale rappresentante Celina Bruno, la madre di Auteri. Tutto legittimo, ma questo è quanto risulta in un documento ufficiale della regione. «È sbagliato, il documento non è stato ancora aggiornato. Ci sono anche morti che risultano ancora nei documenti», sostiene l’esponente del partito di Meloni. Sull’assegnazione dei soldi il vicecapogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia spiega: «La politica non c’entra niente, uno fa la richiesta ed è l’algoritmo a fare la ripartizione». A chiudere, l’attacco di Auteri a Domani: «Comunque avete rotto le p..., vi querelo sempre per ogni articolo che farete».
La prima puntata della nostra inchiesta è nata dalla lettura della famigerata tabella H, così era chiamato un provvedimento regionale nel quale finiscono contributi a pioggia all’interno della finanziaria regionale. Sono le elargizioni in cui ogni consigliere siciliano premia associazioni o realtà considerate meritevoli.
Tra i destinatari dei fondi (100mila euro per le attività al teatro Musco di Catania) si trova una realtà nelle grazie di Auteri, il Progetto Teatrando (che rientra pure tra i beneficiari del furs) che lui ha fatto nascere, insieme al socio storico, Mario Fraello. Anche se l’esponente di FdI smentisce il rapporto con Fraello: «Non ho soci, abbiamo solo lavorato insieme per risollevare il teatro Musco di Catania».
In ogni caso, dal 2008 e fino al 2015 nelle richieste di contributi compare – nel ruolo di rappresentante legale – l’attuale componente della commissione cultura, e vice capogruppo di FdI nell’assemblea siciliana, Auteri. Oggi la gestione è nelle mani di Tommaso Patania, un suo sodale.
Questo giornale, del resto, si era già occupato del big siciliano del partito di Meloni, quando abbiamo rivelato l’intreccio tra associazione Abc e la società di produzione Abc (in cui è sempre amministratore Fraello), due realtà diverse ma che anche in questo caso condividono lo stesso indirizzo come sede a Sortino, in viale Mario Giardino, con FdI. L’associazione ha ricevuto dei fondi regionali. «Sono stati erogati attraverso il Furs», ha ripetuto. Qualche anno dopo, la società di produzione Abc ha fatto una donazione di 20mila euro al partito di Giorgia Meloni. Anche qui niente di fuori legge, ma la certificazione della passione della società di Fraello per FdI.
Le minacce al collega
Ma l’onorevole che perde le staffe con noi fa peggio nei bagni dell’assemblea siciliana. «Tu non mi conosci, io sono pazzo. Non ti permettere di dire ai colleghi “Quello ha dato soldi alla destra”. Ti affogo là dentro. Se mi fai girare la minchia, io non sono come gli altri – tutto savoir faire – io mi scordo che faccio il parlamentare e ti butto di sotto. Non ti permettere di dire che ho dato soldi a mia madre, perché ti do a legnate, dove sei, sei. Poi chiama i carabinieri», si sente nella registrazione.
A raccontare i fatti è Ismaele La Vardera, deputato e vicepresidente della commissione antimafia regionale: «Avevo denunciato in aula il caso dei soldi finiti all’associazione della madre, senza nemmeno fare il nome di Auteri. Il presidente del consiglio mi ha cacciato fuori perché non ero credibile».
La vicenda non è finita lì. «Quando», prosegue La Vardera, «il giorno dopo torno in aula, a distanza fa dei gesti che ho interpretato come una minaccia. Non ci potevo credere che stesse accadendo nel parlamento siciliano. Lui è uscito fuori e io l’ho seguito per capire cosa volesse dire. A mia tutela ho acceso il registratore. Ai gesti di minaccia sono seguite le parole che sono incontrovertibili. “Ti butto di sotto” lo ha detto in una conversazione avvenuta al secondo piano dove c’è un parapetto. Io non rimetterò piede in aula fino a quando non sarà presa una posizione seria verso questo deputato. Questa storia è avvenuta dentro l’assemblea. Ed è incredibile». Ora c’è da chiedersi se il partito a Roma prenderà qualche tipo di provvedimento su Auteri, il delfino di Messina, fedelissimo della premier Meloni.
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