L’indagine della Finanza ha scoperto un sistema di corruzione, messo in piedi da dirigenti sanitari e rappresentanti delle società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, con lo schermo delle sponsorizzazioni economiche di eventi formativi medici
La giudice del tribunale di Catania, Giuseppina Montuori, ha disposto l’arresto per quattro primari e tre rappresentanti di società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici. L’indagine della guardia di Finanza etnea ha scoperto un sistema che, stando al quadro indiziario emerso, era dedito alla commissione di diversi atti corruttivi a opera di dirigenti sanitari e rappresentanti delle società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, utilizzando lo schermo delle sponsorizzazioni economiche di eventi formativi medici.
Una rete articolata che ha coinvolto quasi tutte le province siciliane e diverse strutture ospedaliere, ai domiciliari sono finiti quattro professori, Corrado Tamburino e Antonio Micari dei policlinici di Catania e Messina, i direttori di dipartimento Marco Contarini e Antonino Nicola, dei poli ospedalieri di Siracusa e Ragusa, tutti e quattro componenti di un Comitato medico-scientifico del progetto SCA “Sicilian Cardiovasculary Academy” che si occuperebbe dello sviluppo di formazione nella specializzazione di competenza.
L’indagine ha riguardato anche Rosa Vitale, Caterina Maugeri e Giancarlo Antonino Girlando, referenti di tre società catanesi distributrici per la regione Sicilia di dispositivi medici prodotti dalle predette multinazionali.
«L’attività investigativa in questione si inserisce nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Catania volte al contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica e alla repressione dei fenomeni corruttivi quale presupposto indefettibile per un utilizzo trasparente ed efficiente delle risorse nazionali ed europee, evitando l’aumento dei costi dei servizi pubblici a danno della loro efficienza», scrive in una nota la procura di Catania.
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