La notizia circolava da stamattina, dopo l'annuncio di Report di nuove rivelazioni sull'avvicendamento tra lui e il capo di gabinetto di Sangiuliano, Francesco Gilioli. Il nuovo responsabile portato dal neo ministro, assunto per un ruolo tecnico e non politico, era finito anche nel mirino dei Pro vita
La decisione delle dimissioni di Francesco Spano da capo gabinetto del ministero della Cultura arriva all'ora del caffè, striscia nel dopo pranzo di un Parlamento già innervosito dalle indiscrezioni dopo l'annuncio di Report di nuove rivelazioni sull'avvicendamento al ministero della Cultura e in particolare sulla staffetta tra il capo di gabinetto dell'ex ministro Gennaro Sangiuliano, Francesco Gilioli, lo stesso Spano.
Oltre le pressioni politiche degli ultimi giorni scatenate quando il conduttore di Report Sigfrido Ranucci ha annunciato che domenica sera trasmetterà un servizio su "due nuovi" casi Boccia al ministero della Cultura.
Spano, che pure era stato assunto per un incarico tecnico e non politico, era finito nel mirino dell'associazione anti-diritti Pro vita accusato di essere «militante Lgbt» nonché «l’ex direttore dell’Unar che finanziò con 55mila euro un’associazione Lgbt+ che praticava prostituzione e scambismo».
Una storia finita nel nulla sul lato delle conseguenze giudiziarie, dopo gli approfondimenti della Corte dei Conti, mentre Spano ha perso la causa per diffamazione contro “Le Iene” che su questa vicenda realizzarono un servizio.
La decisione in bilico, fino all’ultimo, e stata presa dopo un lungo confronto con il ministro Alessandro Giuli. Informata anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La nomina di Francesco Spano non era piaciuta sin da subito alla parte più cattolica del partito di Giorgia Meloni, il Fatto Quotidiano aveva anche svelato una chat di FdI in cui sarebbero apparsi insulti al capo di gabinetto (definito "pederasta") per i suoi orientamenti sessuali dal coordinatore locale Fabrizio Busnengo, rimosso dalla chat e dimessosi dall'incarico.
Quarantasette anni, già segretario generale della fondazione MAXXI dai tempi della presidenza di Giovanna Melandri, poi con Giuli. Ha ricoperto il ruolo di docente universitario al Master in Culture e mediazione dell’università La Sapienza di Roma e in quello in Gestione dei conflitti interculturali dell’università di Pisa. È stato inoltre coordinatore della Consulta giovanile nazionale per il pluralismo religioso e culturale, istituita nel 2007 dall’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato, del quale è stato collaboratore.
Nel 2016 arriva alla guida dell'Ufficio nazionale antidiscriminazione. Il 19 febbraio del 2017 il programma televisivo “Le Iene” lo accusa di aver usato il suo ruolo per avvantaggiare un’associazione di cui era socio, Anddos. Il servizio non esita a dileggiare Spano con parole allusive, dai commenti sul colore del cappotto fino all’outing, per insinuare che i finanziamenti venissero spesi dall’associazione per alimentare la prostituzione: 55mila euro destinati ai circoli ricreativi dell’Anddoss, saune e discoteche.
Ma l’Unar non finanziava associazioni, ma progetti contro le discriminazioni. Anddos ne aveva presentato uno finalizzato a sostenere delle strutture di ascolto e antiviolenza per le vittime di omotransfobia. Il bando era stato bloccato per fare verifiche di fronte allo scandalo mediatico. Per evitare lo stallo verso altre realtà associative, Anddos rinunciò al finanziamento.
Nel 2018 la Corte dei Conti ha confermato la correttezza delle procedure del bando. Ciononostante Pro-Vita insieme al quotidiano La Verità, spinto da molti dirigenti di Fratelli d’Italia, ha chiesto le sue dimissioni tramite petizioni online e comunicati. A queste pressioni, si sono unite quelle di un’inchiesta, non ancora andata in onda che dovrebbe riguardare i tempi in cui Spano era segretario generale del Museo nazionale delle arti del XXI secolo.
Secondo il programma di inchiesta “Report” Spano avrebbe arruolato fra i collaboratori retribuiti il suo compagno con cui si è unito civilmente questa estate, l’avvocato Marco Carnabuci.
Domani attraverso fonti interne al Maxxi è in grado di ricostruire la vicenda.
Marco Carnabuci, classe 1979, avvocato iscritto all’albo presso il Tribunale di Palermo ha una storia da consulente legale del Museo nazionale delle arti del XXI secolo sin dal 2018 sotto la presidenza di Giovanna Melandri. Con un contratto a scadenza in data 2021, rinnovato per un triennio fino a settembre del 2024. Spano e Carnabuci si conoscono dunque dentro il Museo del Novecento e qui nasce la loro relazione: c’è stato effettivamente un periodo in cui Spano era segretario generale e l’attuale compagno consulente legale.
Il vero nodo spinoso è che nel 2023 sotto la presidenza Giuli, Carnabuci riceve un incarico di tre mesi per redigere un modello organizzativo. L’iter non prevede il coinvolgimento del segretario generale, cioè Spano ma del presidente Alessandro Giuli. Una questione di opportunità, spiegano dal Maxxi: anziché cercare un esterno si è preferito trovare una persona che conosceva il Museo, con cui collaborava da anni. Finito il lavoro, il contratto triennale di Marco Carnabuci non è stato rinnovato. Proprio in quei giorni Spano ha deciso di seguire Alessandro Giuli al ministero come capo gabinetto del Mic, carica dalla quale adesso è costretto a dimettersi.
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