- Il 19 gennaio, durante il consiglio dei ministri, è stata ratificata la nomina di Roberto Carpaneto a direttore di Ansfisa, attuale presidente della Rina consulting, azienda che opera nel settore.
- Il via libera è arrivato su proposta ufficiale del ministro competente in materia, Matteo Salvini, ma con uno sponsor preciso: il suo vice, il ligure Edoardo Rixi, vero uomo macchina al Mit, che conosce bene Carpaneto.
- Il caso è stato denunciato in parlamento con un’interrogazione: «Manager di una società privata incompatibile con il ruolo di direttore dell’agenzia».
Da controllato a controllore in pochi giorni. È il percorso che sta compiendo Roberto Carpaneto, attuale presidente della società Rina consulting che opera – tra le altre cose – nel settore delle infrastrutture e dei trasporti e fresco di nomina come direttore dell’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. Il conflitto di interessi aleggia così sull’organizzazione chiamata a vigilare sulla qualità delle infrastrutture italiane. Tutto è nato da una delle operazioni di spoils system del governo Meloni, che ha rimosso Domenico De Bartolomeo, insediatosi nel luglio 2021.
Il 19 gennaio, durante il Consiglio dei ministri, è stata ratificata la nomina di Carpaneto a direttore di Ansfisa. Il via libera è arrivato su proposta ufficiale del ministro competente in materia, Matteo Salvini, ma con uno sponsor preciso: il suo vice, il ligure Edoardo Rixi, vero uomo macchina al Mit, che conosce bene Carpaneto.
Il manager ha infatti operato a Genova, roccaforte elettorale di Rixi, con la sua azienda per la ricostruzione del ponte Morandi. E in varie occasioni i due hanno avuto modo di incontrarsi nel corso di iniziative pubbliche.
La stima reciproca non è un mistero. L’investitura potrebbe avere carattere fiduciario, come peraltro nella tradizione dell’agenzia che annovera tra le principali funzioni quella di verificare lo stato delle infrastrutture e dei veicoli ferroviari, «attraverso ispezioni a campione».
La scalta del manager
Il curriculum del nuovo direttore è quello del manager di lungo corso: già nel 2007 era amministratore delegato della società Appollonia, occupandosi dei progetti di sviluppo sia nel campo energetico che infrastrutturale.
L’azienda è entrata poi a far parte del gruppo Rina, e Carpaneto ha conservato il ruolo di ceo e presidente di Rina consulting, una branca della holding. Nel luglio scorso ha ceduto l’incarico di amministratore delegato, conservando però la presidenza.
Nel dicembre 2018, sotto la sua guida, l’azienda si è aggiudicata il contratto, per 14 milioni di euro, per l’incarico relativo ai servizi di coordinamento progettuale, direzione lavori, controllo qualità, coordinamento della sicurezza del ponte autostradale di Genova, a seguito del crollo del viadotto Polcevera.
Un ruolo centrale, quindi, per la ricostruzione del vecchio Morandi, crollato il 14 agosto 2018. Carpaneto, peraltro, è anche vicepresidente dell’Oice, l’organizzazione di ingegneria e di consulenza, aderente a Confindustria, che ha il compito di rappresentare le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica.
Interrogazione alla Camera
Insomma, se le qualità professionali non sono in discussione, viene sollevata una questione di opportunità sulla nomina al vertice dell’Agenzia per sicurezza delle infrastrutture, come evidenzia un’interrogazione presentata alla Camera dal deputato del Pd, Anthony Barbagallo.
«L’ingegnere Carpaneto, in qualità di manager di una società privata, partner strategico del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, risulterebbe incompatibile con l’incarico di direttore di Ansfisa, in quanto diventerebbe controllore di un’azienda privata, di cui è stato manager e attualmente responsabile legale, a sua volta controllata dal ministero e da Ansfisa», si legge nell’atto depositato a Montecitorio.
Il passo indietro
Tuttavia, fonti dell’Agenzia per la sicurezza delle infrastrutture riferiscono a Domani che Carpaneto sta predisponendo le lettere di dimissioni da tutti gli incarichi, così da non avere profili di incompatibilità al momento dell’assunzione della qualifica di direttore dell’Ansfisa.
Ma, dice Barbagallo, «non possiamo far finta di non sapere che finora ha avuto interessi in quel settore». Tanto che, come fanno notare i firmatari dell’interrogazione, il neo direttore non ha potuto trasferirsi subito al comando della struttura.
Anche in questo caso l’agenzia, in via informale, respinge l’accusa di conflitto di interessi, motivando la decisione di portare un manager privato con la necessità di reperire sul mercato profili con determinate competenze, che non sarebbero disponibili nella pubblica amministrazione.
Partenza difficoltosa
Non proprio una partenza idilliaca per il nuovo corso. Del resto, fin dalla sua nascita, l’Ansfisa ha avuto un cammino accidentato. La fondazione è legata a doppio filo alla tragedia del ponte Morandi: l’organismo è erede, sebbene con funzioni rafforzate della vecchia Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie.
L’allora ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, diede vita all’organismo di controllo, che in tre anni è già al quarto direttore. Il primo è stato Alfredo Principio Mortellaro, che di fatto non ha mai effettivamente operato: non aveva personale a sufficienza né una vera struttura.
Da allora sulla stessa poltrona Fabio Croccolo e poi De Bartolomeo, che ha inaugurato la nuova sede, all’Eur a Roma, nel dicembre 2021. Quegli uffici accoglieranno ora il trasloco di Carpaneto dalla privata Rina consulting all’agenzia pubblica per la sicurezza delle infrastrutture.
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