- Quando Letta, da premier, cancellò i soldi ai partiti, lui gli votò contro: fare un’altra battaglia controvento non lo preoccupa. Infatti stavolta si appella al suo segretario: «Non vada appresso ai pm, non escluda l’ex braccio destro di Renzi Luca Lotti».
- L’ex renziano è imputato nel caso Consip e indagato per corruzione nell’inchiesta Open. Ed è stato intercettato con Palamara mentre discutevano su chi piazzare a capo della procura di Roma. «Lotti non poteva essere intercettato, e passerà alla storia come una vittima».
- «Onoro la memoria di Marcello Stefanini, che non fu ricandidato e fu prosciolto. Certo allora eravamo nella coda di Tangentopoli, ed era forse un attenuante. Ma adesso quella stagione è passata».
Si dichiara appassionato di letteratura giudiziaria, chiede al Pd di non essere giustizialista. Ugo Sposetti, mitico tesoriere dei Ds e mitologico consigliere della Fondazione Gramsci, perora la causa «del giovane» (ex?) renziano «Luca Lotti».
Trattasi di una battaglia controcorrente, di quelle che può essere fatta senza complessi solo da Sposetti, eminenza grigia delle fondazioni che conservano la memoria del Pci, quella immateriale e soprattutto quella materiale.
Se il Pci non ha più un indirizzo, è a lui che si rivolgono i parenti dei comunisti, dagli ex leader massimi ai militanti semplici: se muore un caro rosso, se ci sono carte e documenti da conservare, se ci sono donazioni da tutelare. Lo abbiamo visto mostrare con emozione la bandiera della scissione del 1921 nella docufiction di Ezio Mauro, «La dannazione della sinistra - Cronache di una scissione».
È stato grande migliorista e grande amico di Emanuele Macaluso, in realtà non è stato mai dalemiano come spesso le cronache hanno raccontato. Comunque ormai è lui il primo della lista della voce dei comunisti italiani. Dei non ex.
Prendere posizioni scomode, quindi, non gli fa un baffo, anzi un baffone. Come quando ha votato in solitaria il no all’abolizione dei finanziamenti ai partiti proposta dal governo di Enrico Letta. Oggi Letta ha cambiato idea. Chissà che non succeda anche in questo caso: stavolta Sposetti ha saputo che l’ex collaboratore di Matteo Renzi Luca Lotti non sarà ricandidato. Ammette: «Avrei evitato questa conversazione. Ho cercato di fare arrivare messaggi alla segreteria, ho ragionato con quelli con cui ho più frequentazione. Non sono riuscito a parlare con il segretario ma naturalmente so che ha molte cose da fare. Volevo dirgli una cosa: noi, cioè il Pd, non possiamo essere un partito che esclude. Per mesi abbiamo parlato di campo largo, e ora che facciamo, escludiamo le storie ingombranti o inopportune? Non dobbiamo, non siamo nelle condizioni di escludere. Per esempio non vedo fra i candidati alcuni protagonisti della nostra storia recente, dell’Ulivo e dell’Unione, due stagioni vittoriose per il centrosinistra. E c’è anche qualche altra esclusione che ha il sentore di essere fatta perché siamo un partito amico dei pm».
L’ha già detto, parla di Luca Lotti.
Il Pd deve bandire il giustizialismo. E c’è un appunto che faccio anche ai giornalisti: i migliori stanno attenti alle persone che incappano nelle indagini lunghe o nei processi lunghi. Ma c’è un altro aspetto: le indagini lunghe sono un costo enorme per i contribuenti. Negli Stati uniti quest’attenzione è fortissima, da noi zero.
Vuole dire che quando un’inchiesta o un processo finisce con un’assoluzione, sarebbe essere utile pesare anche questo costo, oltre a quello umano politico o professionale di chi resta a lungo sotto la spda di Damocle della giustizia?
Certo, e come tutti gli altri, anche questo costo non è a carico del magistrato.
La riforma della giustizia prova a abbattere i tempi dei processi. Non funzionerà?
Speriamo. Ma io sono un appassionato di letture magistratesche. Si sa tutto di un’inchiesta, anche dettagli che non dovrebbero trapelare, ma il costo mai nessuno che lo calcoli.
Il Pd è giustizialista?
Noi dobbiamo evitare scelte che alimentano l’antipolitica, perché l’antipolitica produce astensione oppure produce voti alle liste estreme. Lo dico apertamente: ho saputo che il giovane Lotti non sarà ricandidato. È noto a tutti che io ho combattuto contro Renzi e il suo gruppo dirigente, a volte con qualche polemica sopra le righe. Ma escludere Lotti è un errore politico. Primo, perché se Lotti e i suoi avessero seguito Renzi nella scissione, il gruppo del Pd non ci sarebbe stato né alla camera né al senato, e non è bello dimenticare queste cose. Secondo: dopo l’accordo di Renzi con Carlo Calenda noi dobbiamo presidiare il campo ex renziano.
Sostenere la tesi di una discriminazione politica mi sembra troppo: Lorenzo Guerini, ministro della difesa e capo della corrente che è anche di Lotti, è una colonna del Pd.
Va bene, le credo. Allora Lotti è escluso per altre ragioni.
Gliele dico io: Lotti non è fra i parlamentari indicati dal suo territorio, la Toscana. E questo è già un argomento forte e indicativo. E poi ha alcuni rinvii a giudizio. Speriamo si risolvano con la sua innocenza, ma forse il Pd non si vuole trovare con un neoeletto condannato.
Intanto Lotti è stato intercettato e non poteva esserlo. Le prerogative dei parlamentari sono a tutela del parlamento, sempre, dalla Costituzione in giù. Poi, sui rinvii a giudizio: lei mi fa tornare indietro con la memoria a diciotto anni fa. Marcello Stefanini (tesoriere del Pds dal ‘90, morto per un’emorragia cerebrale nel 1994, ndr) fu escluso dalle liste dell’94 perché aveva ricevuto un avviso di garanzia. Lo aveva ricevuto mentre era all’ospedale, aveva avuto un infarto. Stefanini fu assolto fra la presentazione delle liste e il voto. Colgo l’occasione per rendere omaggio a chi prima di me questo lavoro di tesoriere, bello ma pesante. Doveva e poteva essere candidato. Invece no, ha ricevuto uno sgarbo indecente prima della sua morte. Certo allora eravamo nella coda di Tangentopoli, e possiamo forse considerarla un’attenuante. Ma adesso quella stagione è passata. Smettiamola di andare appresso ai pm.
Lotti, da indagato, si è autosospeso dal Pd ma è rimasto a capo della sua corrente Base Riformista. Poi, avvicinandosi le elezioni, si è autoriammesso. Un comportamento curioso, per un dirigente. O no?
Non so come è organizzata quella corrente e non mi interessa. Vedo da anni che lui non parla pubblicamente a nome di quell’area. E comunque parlo da iscritto al Pd. Lotti non è andato via con Renzi, è rimasto nel Pd e al Pd questo, a suo tempo, è tornato politicamente molto utile. Non dovrebbe essere dimenticato.
Magari Renzi ai tempi della scissione di Italia viva non lo ha voluto per la stessa ragione di opportunità per cui oggi potrebbe non essere ricandidato dal Pd?
Senta, scriva a futura memoria: alla fine della sue vicende giudiziarie Lotti uscirà come una vittima. Che facciamo, aspettiamo la riabilitazione postuma? Io, dal parlamento, ho collaborato con lui quando era a palazzo Chigi è l’ho visto sempre comportarsi correttamente. Faccio un appello al segretario: lo dico da avversario interno, spero che Lotti sia candidato, ci rifletta.
Il Pd fino a ieri era alleato del partito giustizialista per eccellenza, i Cinque stelle. E non ha rotto su questo aspetoi.
Infatti, se viene escluso chi ha un avviso di garanzia o chi ha un’indagine in corso, vuol dire che il giustizialismo rimane. Quelle dei Cinque stelle erano boiate pazzesche che hanno pagato poi loro stessi, basta vedere la fine che hanno fatto: se un ministro degli esteri fa la scissione e si porta via il ministero, che regole sono?
Di Maio non aveva alcun obbligo di dimettersi, né Conte ha avuto il coraggio di chiedere un rimpasto.
Ma non c’era bisogno che lo chiedesse. Nel collegio dove io voto, Roma Uno, prima si profilava la candidatura di Carlo Calenda, adesso quella di Di Maio. Dovrò chiedere asilo per fare il rappresentante di lista di un altro collegio. Me ne andrò in Calabria a fare il rappresentante di lista nel collegio di Nico Stumpo.
Crede davvero che il centrosinistra possa vincere?
La campagna elettorale è all’inizio, il risultato si vede alla fine della campagna elettorale, con i sondaggi si perde tempo. Pancia a terra e voto al Pd, evitiamo battute sopra le righe, parliamo dei problemi. Dobbiamo parlare a quella fascia di età dai 18 anni ai 30, quella più oggetto dei richiami delle sirene. Dodici generazioni che sono milioni di elettori. Bisognerebbe averlo bene presente nel programma e nella campagna elettorale del Pd.
Di un Pd senza alleati, alla fine e per tutt’altre ragioni, quasi come quello di Renzi nel 2018?
ll Pd nasce con la vocazione maggioritaria. Io avevo dubbi sulla fondazione di quel partito ma ormai il Pd è un fatto. E la vocazione maggioritaria è una proposta politica: infatti il Pd di Veltroni è arrivato sopra il 33 per cento.
Sposetti fa i complimenti a Veltroni?
Ho ricordato un fatto di cronaca. Anzi di storia.
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