Il senatore dem ha deciso di dimettersi dopo aver letto un commento lasciato dal governatore Emiliano, di centrosinistra, sotto il post di Giuseppe “Pippi” Mellone, vicino ad ambienti di destra e candidato a sindaco nella città di Nardò (Lecce). L’annuncio in una nota
«Mi autosospendo dal Partito democratico, in attesa di un chiarimento non più rinviabile e che, mi auguro, possa avvenire il più presto possibile». Si conclude così la lunga lettera che il senatore del Pd Dario Stefàno, presidente della Commissione politiche europee a Palazzo Madama, ha invitato ai vertici pugliesi e nazionali del suo partito. A far decidere il senatore democratico hanno pesato una serie di scelte intraprese recentemente dal governatore pugliese Michele Emiliano, come quella di lasciare un commento a un post di Giuseppe “Pippi” Mellone, con cui il presidente della regione «ha confermato un chiaro endorsement alla sua ricandidatura a sindaco di Nardò, la seconda città per dimensione demografica della provincia di Lecce», ha precisato Stefàno nella nota.
Nel post, infatti, Mellone annuncia proprio la sua corsa alla poltrona di primo cittadino di Nardò, comune di 30mila abitanti in provincia di Legge. Emiliano lo definisce «il sindaco che ha aperto la mia mente per tutelare i lavoratori delle campagne con l’ordinanza di divieto di lavoro nelle ore più calda».
Tuttavia, nonostante l’iniziativa positiva a tutela dei lavoratori, stando a quanto scrive Stefàno nella sua lettera, «Mellone è notoriamente un militante di movimenti di estrema destra. Inutile ricordare anche che il Pd a Nardò è parte attiva di un’altra coalizione». Poi, precisa: «Non censuro Emiliano, ma non condivido. E credo che si possa, si debba, stigmatizzare il silenzio del Pd davanti a comportamenti così evidenti e dinanzi a tali anomalie».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando Stefàno a prendere questa dura decisione è stata «l’approvazione (il 4 agosto, ndr) in Puglia di una legge sull’enoturismo che, contrariamente ad altre regioni, contraddice - in maniera quasi ideologica - un’iniziativa nazionale sullo stesso tema, portata avanti dal Pd», si legge. Prima, infatti, era in vigore una norma del 2017, di cui il primo firmatario era stato proprio l’ormai ex senatore democratico. La legge non è stata ben accolta neppure dal Movimento turismo del vino in Puglia.
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