- Anche quest’anno diversi partiti hanno proposto di ridurre l’aliquota sui prodotti d’igiene intima, ma il ministero non vede margini per scendere sotto il 10 per cento.
- Mentre infatti il governo ha proposto una prima riduzione, Pd, Leu e FdI propongono di tagliare la tassazione al 4-5 per cento, raggiungendo così la tassazione dei beni essenziali.
- I precedenti non sono buoni: sia nel 2019 che durante la discussione della legge di bilancio 2020 infatti un gruppo bipartisan di deputate aveva infatti proposto un intervento di riduzione. Nel primo caso era stato giudicato inammissibile per mancanza di coperture, nel secondo era saltato all’ultimo.
La discussione sull’opportunità di ridurre la tassazione su assorbenti e tamponi per l’igiene femminile torna ciclicamente quando si discute la legge di bilancio.
Quest’anno l’aliquota sarà sicuramente ridotta dal 22 per cento al 10, ma quasi tutti i partiti si sono dati l’obiettivo di scendere ulteriormente. Per ora il ministero dell’Economia non vede margini per dare seguito alle proposte di abbassare la tassazione al 4-5 per cento.
È da qualche anno che il dibattito va avanti, ma l’Iva sui prodotti di igiene intima fino ad ora è rimasta quella riservata ai beni di lusso. Soltanto quelli biodegradabili godono di una tassazione agevolata, al 5 per cento.
La proposta del governo
Il testo base della legge di bilancio fornito dal governo prevede l’assimilazione dell’aliquota a quella che colpisce prodotti come caffè e cioccolata. Un passo avanti, ma si tratta di una riduzione ancora insufficiente per un prodotto di cui le donne non posso fare a meno.
Anche nel caso in cui la proposta del governo fosse approvata così com’è, l’Italia rimarrebbe uno dei paesi europei dove questo tipo di beni viene tassato maggiormente, considerato che in Germania la tampon tax è al 7 per cento, in Portogallo, Paesi Bassi e Belgio al 6, in Francia al 5,5. In Irlanda e nel Regno Unito è stata addirittura abolita.
I partiti hanno proposto emendamenti per far sì che la tassazione raggiunga finalmente la quota prevista per i beni essenziali, cioè il 4 per cento, o almeno scenda in maniera considerevole.
Leu propone di abbassarla al 4 per cento, il Pd chiede di scendere al 5 per cento. Secondo le stime di Leu, il provvedimento costerebbe circa 250 milioni di euro alle casse dello stato.
Ai due emendamenti di sinistra si aggiunge quello di Fratelli d’Italia, che sposa la richiesta di tagliare la tampon tax al 5 per cento. Anche il partito di Giorgia Meloni sostiene ormai da tempo la battaglia per la riduzione della tassa.
Lega e Forza Italia non hanno presentato emendamenti, ma fonti parlamentari spiegano che i gruppi voteranno in armonia con il resto della maggioranza.
I precedenti
Resta da vedere quale aliquota finirà nella versione definitiva della manovra che verrà approvata entro la fine dell’anno. Il testo è fermo in Commissione bilancio, in attesa di essere esaminato dall’aula del Senato: a quel punto governo e maggioranza dovranno trovare un accordo.
In passato il tentativo di mettere mano all’Iva di tamponi e assorbenti era già fallito: nel 2019 un lungo dibattito parlamentare partito da una proposta bipartisan di 32 deputate era finito nel nulla dopo che il ministero dell’Economia aveva bocciato il testo presentato in Commissione finanze, motivando l’inazione con l’assenza di coperture finanziarie.
L’emendamento annunciato dal Pd intendeva ridurre la tassazione dal 22 al 10 per cento, ma era stato dichiarato inammissibile.
Stesso discorso per l’emendamento alla legge di bilancio del 2020, che proponeva un taglio dal 22 al 5 per cento. La proposta era saltata all’ultimo.
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