Il sottosegretario Fazzolari vuole Vittimberga come dg dell’Inps. Il ministro Lollobrigida punta su Damato e la ministra del Lavoro resta relegata ai margini. Mentre Renzi lavora per Bellanova nel cda
La granitica caserma di Fratelli d’Italia scricchiola sotto il peso del gran ballo delle nomine per Inps e Inail. Una sfida che arriva a contrapporre i pesi massimi del partito, come il potente sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e la famiglia Lollobrigida-Meloni.
L’obiettivo è di arrivare a meta senza lasciare scorie nei rapporti. Ma c’è un altro problema: la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, è relegata al ruolo di spettatrice nonostante sia formalmente chiamata a fare le nomine.
Insomma, sistemate le caselle dei presidenti con Gabriele Fava (all’Inps in quota Lega) e Fabrizio D’Ascenzo (all’Inail con la benedizione di Lollobrigida), nei prossimi giorni restano da definire i direttori generali e i componenti dei consigli di amministrazione. Mica poco.
Derby di FdI
Il primo nodo, quello più aggrovigliato, riguarda il dg dell’Inps. Fazzolari vuole Valeria Vittimberga, attuale direttrice degli approvvigionamenti dell’istituto, che vanta antiche simpatie a destra, dal Fronte della gioventù a Fratelli d’Italia.
Il sottosegretario ha grande stima dell’ex dirigente Inpdap, nonostante nel 2015 abbia subito – come raccontato in un articolo da Domani – una sospensione in seguito a un procedimento disciplinare. Messo alle spalle l’incidente di percorso, ha scalato posizioni costruendosi una buona reputazione nell’istituto. Quindi con FdI al potere ha l’occasione per compiere il salto di qualità. Sfruttando la sponsorizzazione d’eccezione di Fazzolari.
Ma sulla strada verso l’incarico c’è un ostacolo, posto proprio dal “suo” partito. Lollobrigida, infatti, preferisce Vincenzo Damato, con un’esperienza ultradecennale all’Inps, trovando la sponda in famiglia di Arianna Meloni che lo vede bene per quel ruolo.
A perorare la causa di Damato c’è pure un nome di particolare peso nell’ambiente: quello di Fabio Vitale, attuale direttore dell’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) in procinto di entrare nel cda dell’Istituto, altro profilo vicinissimo a Lollobrigida.
Non a caso, poco dopo l’insediamento del governo, il ministro gli ha affidato la complessa macchina di Agea. Vitale e Damato hanno un legame di vecchia data e, da due postazioni diverse, potrebbero muovere con facilità le leve del potere dell’istituto. La ministra Calderone è così schiacciata dal braccio di ferro dentro FdI: non gradisce particolarmente né Vittimberga né Damato.
La sua soluzione ideale sarebbe la conferma di Vincenzo Caridi (nominato dall’ex presidente Pasquale Tridico), che ha cementato un rapporto di fiducia con la ministra trasformandosi in un tecnico quota FdI. Ma, per statuto, decadrà con il nuovo cda. Un piano B, benedetto dai sindacati, porta a Maria Grazia Sampietro, considerata vicina a Caridi e direttrice regionale in Emilia-Romagna. Calderone potrebbe sparigliare il tavolo con il suo nome.
Fratelli pigliatutto
Ma ai vertici di Fratelli d’Italia stanno valutando un’operazione più spericolata, una forzatura per accontentare sia Fazzolari che Lollobrigida. A danno degli alleati, nello specifico Forza Italia. L’idea è di piazzare Vittimberga come direttrice generale all’Inps e “dirottare” Damato come dg dell’Inail, assegnandogli peraltro un apparato molto potente in termini di cassa, prendendosi tutto. Ma c’è da spiegarlo ai berlusconiani.
Nell’ambito della spartizione, la direzione generale dell’Inail spetta a FI che ha già scelto Marcello Fiori, capo dipartimento della funzione pubblica, ritenuto un candidato ideale. Per insinuare il dubbio i meloniani sostengono che lo spostamento di Fiori priverebbe il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, di una pedina fondamentale: attualmente ricopre un ruolo chiave sui principali dossier. Dalle parti di Forza Italia non abboccano: non vogliono restare a mani vuote.
La partita delle nomine scuote anche le opposizioni. Matteo Renzi mira a conquistare un posto nel cda dell’Inps. Il nome che circola, come confermano a Domani fonti qualificate, è quello dell’ex ministra Teresa Bellanova.
La risposta di FdI sarà dirimente: se Meloni e il suo inner circle ci stanno, otterrà un rasserenamento dei rapporti con l’ex presidente del Consiglio, che nelle ultime settimane sta attaccando con durezza il governo. Italia viva può rivendicare l’incarico in quota opposizione. Con un benefit aggiuntivo: minare il campo tra Pd e Movimento 5 stelle.
Fino a pochi giorni fa, era dato per scontato l’ingresso di Marialuisa Gnecchi, ex parlamentare del Pd (area Orlando), nel cda di Inps, mentre l’ex ministra contiana Nunzia Catalfo sarebbe destinata al cda dell’Inail. Una “pax” sulle nomine avallata da Giuseppe Conte sotto la regia di Tridico.
Il tentativo di Renzi, con Bellanova, farebbe saltare il banco. Costringendo il Pd a ripiegare su Cesare Damiano, anche lui ex parlamentare dem, nel cda di Inail. Soprattutto con inevitabili conseguenze nel rapporto con il M5s.
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