Il dispetto del trapper al sindaco Gualtieri: annuncia l’evento del 31 al Palaeur, gestito dalla Eur Spa, una partecipata del comune. Il Circo Massimo intanto, dopo le defezioni di una serie di artisti, rischia di rimanere vuoto
Un concerto, anzi no, anzi sì. La vicenda che contrappone il Campidoglio al trapper Tony Effe si ingarbuglia sempre di più, rischiando di oscurare la lunga serie di inaugurazioni in vista del Giubileo che il sindaco Roberto Gualtieri si accinge a intraprendere. La ragione sta nell’ultima svolta della vicenda, che vede il cantante esibirsi al Palaeur proprio il 31 dicembre.
Quasi una controprogrammazione interna rispetto al cartellone del comune, considerato che il palazzetto è gestito da Eur Spa, che per il 10 per cento è di proprietà del Campidoglio. La società, per altro, è presieduta da Enrico Gasbarra, volto di primo piano del Pd laziale presidente della provincia di Roma dal 2003 al 2008. Un pasticciaccio brutto in cui si sono aggrovigliati i dem che siedono al Campidoglio. Che ora, dopo una lunga serie di defezioni in solidarietà con il trapper, rischia di dover annullare l’evento di Capodanno.
La vicenda
«Sono sempre me stesso, non so fare l’attore, faccio musica e la musica non può essere censurata, scrivo quello che vedo e vivo quello che scrivo. Grazie a tutte le persone e i miei colleghi che hanno preso posizione» aveva scritto sui social l’artista nei giorni scorsi, prima di annunciare a sorpresa la data al Palaeur. Dopo che anche Mahmood e Mara Sattei hanno dato forfait, il Circo Massimo rischia ora di rimanere vuoto per la prima volta da tanti anni a questa parte. Dal Campidoglio rimandano allo sforzo di queste ore degli assessori competenti – primo fra tutti il responsabile dei Grandi eventi e del turismo Alessandro Onorato, ma anche quello della Cultura Massimiliano Smeriglio – a trovare un sostituto al volo: «E poi, stiamo inaugurando di tutto, da piazza Pia a piazza Risorgimento, non è che il sindaco pensi tutto il giorno a Tony Effe».
Insomma, meglio rinunciare del tutto alla manifestazione, piuttosto che scegliere «un nome che divide» come è apparso essere il trapper, almeno a giudicare dalle critiche piovute da tutto l’arco parlamentare per i testi considerati problematici dell’artista. In comune difendono la decisione di allontanare l’artista dall’evento a spada tratta: «C’è davvero poco di scomodo o coraggioso nel cantare che una donna gode solo quando l’uomo è violento o che “non mi piace quando parla troppo/le tappo la bocca e me la f*tto”. Parole che popolano i testi di Tony Effe» scrive l’assessora alla Scuola Claudia Pratelli sui social. E dunque – dicono dal Campidoglio – se alla fine nessuno vorrà esibirsi al concerto, «pazienza».
Mentre le altre capitali europee e mondiali si illumineranno per l’ultimo dell’anno, dunque, Roma rischia di rimanere al buio, soprattutto per chi non può permettersi i prezzi degli eventi organizzati da privati. Uno smacco per una giunta di sinistra. Per altro erede del primo sindaco che portò in Italia il Capodanno in piazza all’inizio degli anni Novanta, Francesco Rutelli insieme all’assessore alla Cultura Gianni Borgna. Eppure perfino il sindaco sembra di non essere particolarmente preoccupato e in conferenza stampa ironizza sulla vicenda: «Vi abbiamo regalato, sul fronte più leggero, argomenti da raccontare, su cui prenderci in giro. Con la chicca del concerto di Capodanno vi abbiamo dato tanto materiale per queste feste» ha detto Gualtieri. La speranza era quella di fare «un evento che non dividesse» dicono dal comune ma, ricordano, «ci sono tanti altri posti dove di eventi per Capodanno non ci sono».
Certo, resta agli atti un periodo in cui il Pd la pensava diversamente: durante il mandato del commissario Tronca, nel 2015, il solo annuncio dell’annullamento del concertone aveva provocato un sollevamento univoco dei dem romani e del partito nazionale. Alla fine l’evento si tenne anche quell’anno, con ben 150mila persone al Circo massimo, sul palco salirono Edoardo Bennato e i Negramaro.
Cortocircuito dem
Quest’anno, invece, è tutto da vedere. Resta il fatto che, chiunque alla fine salirà sul palco del comune – ammesso che ne venga messo in piedi uno – dovrà vedersela con i prezzi calmierati dell’evento del Palaeur, i cui biglietti sono in vendita ad appena 10 euro. Una parte dei ricavati andrà per altro in beneficenza a una serie di associazioni contro la violenza sulle donne: un ulteriore schiaffo alla giunta dopo la richiesta al trapper di farsi da parte. Ma l’ironia della vicenda cresce a ogni tornante della storia.
Eur Spa si è infatti trovata le date del 30 e del 31 dicembre già opzionate da Vivo concerti mesi fa, quando la gestione era ancora in capo alla ForumNet: il nome dell’artista che si sarebbe esibito, però, è stato comunicato soltanto ieri. «Per noi è un evento commerciale come tanti altri» spiegano dalla partecipata, che per il 90 per cento appartiene al ministero dell’Economia e per il resto al comune di Roma. E allora, confermano anche dal comune, una chiamata di allineamento c’è stata. Alla domanda sull’opportunità di offrire un palco all’artista che era appena stato allontanato dal Circo Massimo (ma che si esibirà a Sanremo con il brano Damme ‘na mano) non sono però state opposte obiezioni, anzi. «Parere assolutamente positivo, a dimostrazione che a Roma di censura non ce n’è».
Peccato che nonostante i fondi a disposizione per questo tipo di eventi – vengono impiegati anche oltre un milione di euro – per il momento «l’alternativa di qualità» che si sta cercando non si trovi. Eppure, sarebbe il Capodanno della Capitale.
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