Il governatore, abbandonato da Meloni, teme possibili ricadute erariali. Accordo nella destra: la Liguria alla Lega, un meloniano per il post Zaia
La decisione sembra ormai presa, Giovanni Toti sta valutando seriamente le dimissioni dalla presidenza della regione Liguria. Se così fosse, si andrà al voto nei prossimi mesi, in autunno. Il fedelissimo di Matteo Salvini, Edoardo Rixi, è pronto a scendere in campo con il sostegno dell’intero centrodestra. La Lega ha portato a casa l’accordo. E dovrebbe sfidare Andrea Orlando, il big del Pd, in rampa di lancio.
Intanto, nel fine settimana, o al massimo lunedì, il governatore in carica dovrebbe annunciare la decisione, salvo clamorosi ripensamenti. Per alcuni non si tratta più di un “se” lascerà, ma di quando. Dopo due mesi e mezzo di arresti domiciliari, per l’ipotesi di reato di corruzione, è intenzionato a mollare. La riflessione è maturata dopo aver constatato l’isolamento politico in cui è stato lasciato.
Nessuno, ufficialmente, gli ha voltato le spalle. Ma l’incontro con il leader della Lega, Matteo Salvini, è saltato. E a oggi non è stata fissata una nuova data, mentre le opposizioni continuano ad attaccare dopo la manifestazione della scorsa settimana: «La Liguria è quella regione che state tenendo ai domiciliari insieme al presidente Toti», ha detto ieri alla Camera la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Solidarietà a parole
Le pressioni del centrosinistra, nella versione campo largo visto che anche Giuseppe Conte chiede il ritorno al voto in Liguria, mettono comunque in ambasce il centrodestra. Così l’orizzonte politico ligure è cambiato, nei fatti non c’è più la difesa a oltranza di Toti. Restano solo le dichiarazioni di circostanza.
Ancora ieri è stata rinnovata la «piena solidarietà» al presidente, ma lo slittamento del vertice dei segretari regionali del centrodestra – in programma venerdì – è stato interpretato come un segnale di attesa di una svolta imminente. Inutile confrontarsi su uno scenario destinato a cambiare a breve. Ufficialmente Rixi deve essere a Roma al tavolo per la trattativa sul disegno di legge Concorrenza, in merito alla norma sulle concessioni autostradali, che sta incagliando il provvedimento.
Per la Liguria la nuova fase è già cominciata nei conciliaboli, anche alla Camera: l’opzione delle elezioni sembra l’unica praticabile. Nessuno crede, a destra, che sia possibile proseguire in questo modo. La destra sente peraltro di aver adempiuto alla missione garantista, manifestando la propria vicinanza a Toti in questi mesi complicati.
Solo che, ora come ora, prevale il pragmatismo. Quindi è già in corso un’operazione politica per pensare al dopo-Toti, che paga il problema di non avere alle spalle un partito forte. Noi Moderati di Maurizio Lupi non ha la forza per imporsi, viene ormai considerato un pezzo di Forza Italia dopo l’alleanza stipulata alle europee.
Allora ecco che durante le trattative private, è stata trovata la base di un accordo tra Lega e Fratelli d’Italia con il via libera alla candidatura di Edoardo Rixi, già assessore nella prima giunta Toti, viceministro ministro delle Infrastrutture e fedelissimo di Salvini.
In cambio i leghisti sono disposti a sacrificare il Veneto, rinunciando al braccio di ferro per il candidato a raccogliere l’eredità di Luca Zaia. Un do ut des che negli ambienti politici regionali viene dato per scontato, nonostante le mille variabili. Non per ultima la volontà stessa di Zaia, che non potrà ricandidarsi per il tetto ai mandati. Ma che di fatto è il padrone del destino leghista in Veneto.
Salvini, da parte sua, è intenzionato a tirare dritto, convinto che comunque sta portando a casa una vittoria politica: Giorgia Meloni vuole il Veneto e non avrebbe lasciato spazio all’azione della Lega. Perciò meglio prendersi il candidato in Liguria, invece di restare a mani vuote. La Lega di Imperia ha già individuato i candidati locali per le prossime elezioni: il vicepresidente della giunta e governatore facente funzione, Alessandro Piana, e la consigliera Sonia Viale.
Un ulteriore segnale dell’accelerazione verso le elezioni. Anche se Piana ha cercato di smorzare questa lettura: «Preparare le liste è un lavoro lunghissimo, dal punto di vista burocratico la politica oggi è diventata sempre più difficile, essere pronti con le liste, la comunicazione e la rendicontazione», ha detto Piana. Secondo questa versione, la Lega è stata semplicemente lungimirante. «La campagna elettorale non deve essere improvvisata», ha rilanciato Viale.
Valutazioni tecniche
La fuga degli alleati non è l’unico motivo che ha portato Toti a prepararsi al passo indietro. C’è una questione giuridica, che si intreccia con l’aspetto politico.
È sempre più plausibile, infatti, che la procura chieda il rito immediato fin dai primi giorni di agosto.
Dal punto di vista procedurale ci sono tutti i requisiti per andare in questa direzione con un risvolto: il presidente della regione Liguria resterebbe agli arresti domiciliari.
Inoltre, le decisioni degli altri coinvolti nell’inchiesta avrebbero un impatto sulla posizione dell’ex giornalista Mediaset.
Un eventuale patteggiamento da parte di alcuni indagati potrebbe complicare ancor di più il quadro. Il rischio è di restare con il cerino in mano. Allora ecco che le dimissioni diventano la soluzione ideale per arrivare alla scarcerazione e affrontare i passi successivi in libertà, perché il pericolo di reiterazione del reato è legato alla carica istituzionale ricoperta da Toti.
Insomma, con questo scenario meglio lasciare la poltrona, specie se intorno si è creato il vuoto.
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