Nel toto-nomi ci sono il leghista Rixi che, non vuole correre, e il forzista Bagnasco. Salvini vuole uno scudo penale. Tajani: «I pm non possono sostituirsi alla politica»
Da Roma, Giovanni Toti tenta di pianificare il suo futuro e quello della Liguria. Una volta ottenuta la revoca degli arresti domiciliari, l’ormai ex governatore rinviato a giudizio per corruzione e finanziamento illecito ha infatti raggiunto la capitale per una serie di incontri con tutti i vertici dei partiti di maggioranza.
Prima tappa il parlamento, dove è stato accolto a braccia aperte dal moderato Maurizio Lupi. Poi è seguito un incontro al ministero dei Trasporti, casa del leader leghista Matteo Salvini ma anche del sottosegretario Edoardo Rixi, considerato tra i possibili successori. A stretto giro è toccato a Maurizio Gasparri per Forza Italia e infine, in serata, al braccio destro organizzativo di Giorgia Meloni, Giovanni Donzelli. «Poi nei prossimi giorni parlerò ancora con Scajola, con Bucci...», ha detto Toti sorridente, intercettato dai cronisti. Un tour de force che certifica come Toti intenda essere ancora parte attiva in Liguria, mentre il centrodestra continuerà a fare quadrato intorno a lui, in vista dell’udienza del 5 novembre.
Ad oggi, il sostegno maggiore arriva dalla Lega, che ha diffuso comunicato stampa e video del suo incontro con Salvini. «È stata l’occasione per fare il punto della situazione sulla regione Liguria: non solo dal punto di vista delle infrastrutture e dello sviluppo economico ma anche considerando le elezioni», è la ricostruzione, «un patrimonio che non può essere disperso». In altri termini: Salvini punta a una proposta in continuità con l’amministrazione uscente e interrotta dall’inchiesta.
Salvini nei giorni scorsi si è spinto anche oltre, proponendo in una intervista alla Verità «uno scudo per i governatori», dopo «l'invasione di campo di una magistratura pesantemente politicizzata». La proposta non avrebbe ancora una formulazione scritta, ma dentro il partito se ne discuterebbe da mesi e l’ipotesi sarebbe quella di un differimento delle eventuali indagini nei confronti dei presidenti di regione durante gli ultimi mesi del mandato.
L’idea ha trovato una mezza sponda in Forza Italia, favorevole all’immunità per le cariche elettive dai tempi del lodo Alfano, con Tajani che ha commentato le dimissioni di Toti con un «una parte minoritaria della magistratura non può sostituirsi alla politica». Più cauta invece Fratelli d’Italia, consapevole dell’effetto che provocherebbe nel già teso rapporto con le toghe.
La successione
Al netto della vicenda processuale di Toti, tuttavia, il tema per il centrodestra è quello di scegliere un successore che permetta di rendere contendibile la guida della regione. Il centrosinistra ha già schierato l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, mentre a destra i nomi sul tavolo sono almeno tre e la partita ligure è strettamente intrecciata a quella delle altre regionali in arrivo: Umbria ed Emilia Romagna in primis, ma anche il Veneto.
La candidatura di Rixi sembrava la più probabile grazie anche dell’appoggio di Toti, poi la titubanza del diretto interessato e l’avanzata di ulteriori ambizioni l’hanno ridimensionata e ormai quasi cancellata. In particolare Forza Italia, infatti, ha già anticipato che sul futuro tavolo di coalizione è intenzionata a portare il nome del sindaco uscente di Rapallo, Carlo Bagnasco, che è anche segretario regionale «Siamo pronti ad ascoltare e valutare tutte le ipotesi senza pregiudizi nei confronti degli altri, ma non li vogliamo neanche nei nostri», è stato il commento di Antonio Tajani, che ieri non ha incontrato direttamente Toti. Un avvertimento, il suo, a che la candidatura debba essere «condivisa». Altra strada possibile è quella della deputata di Noi Moderati Ilaria Cavo, che potrebbe rispondere al criterio di un nome considerato quasi civico.
«Massima stima per Rixi, abbiamo cominciato l’avventura insieme e sta facendo uno straordinario lavoro per il territorio ma capisco i suoi dubbi», ha commentato Toti, mentre su Bagnasco «si può ragionare». Certamente, «ci sarà una lista civica importante, con o senza nome», ha detto rispondendo a chi gli chiedeva se ci sarà una lista che porterà il suo nome, certificando la sua volontà di partecipare al tavolo di coalizione.
Eppure, al netto degli attestati di amicizia, dentro la maggioranza prevale il disincanto rispetto a una contesa elettorale più che in salita. «Toti vuole mostrare, per orgoglio, di essere lui a dare le carte», spiega un autorevole esponente di centrodestra, che considera però il governatore ormai fuori dai giochi: «Noi faremo finta di fagliele dare». E poi? Poi per Toti «salterà fuori uno strapuntino, probabilmente alla Camera».
Anche perchè nel centrodestra circola una convinzione: la Liguria è ormai persa. «Si butterà nella mischia un candidato e si perderà», è la realistica conclusione che spiega anche per quale motivo il sottosegretario Rixi preferisca rimanere al Mit.
Con questo pronostico, dunque, il candidato sarebbe soprattutto qualcuno che si immola per la causa del centrodestra e la Liguria uscirebbe dal tabellone delle regioni da spartirsi tra alleati. A queste condizioni, quindi, «non può esistere un do ut des» con la Liguria alla Lega in cambio del Veneto a Fratelli d’Italia, spiega una fonte leghista. Quel che è certo è che in Liguria si voterà il 27 e 28 ottobre – la settimana prima della prima udienza di Toti – e a destra un nome ancora non c’è.
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