A decidere l’esito del voto di oggi e domani contribuirà forse soprattutto chi alle urne nemmeno ci andrà. Insomma, sarà decisiva l’affluenza, soprattutto per quanto riguarda il referendum. Nelle ultime ore, infatti, i partiti stanno lavorando per mobilitare tutti gli elettori possibili, ma soprattutto gli anziani, che rappresentano un bacino di voti importanti soprattutto per Partito democratico, Lega e Forza Italia. Per il momento però non è affatto chiaro se i cittadini con più di 65 anni sceglieranno di disertare il voto per paura del Covid-19 o si recheranno ai seggi proprio per sfidarlo e recuperare un aspetto della normalità a cui da mesi non sono più abituati.

L’importanza dell’affluenza

Il destino del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari (per cui non c’è quorum) resta agganciato alla tornata delle amministrative. A incidere sul risultato sarà infatti, con tutta probabilità, l’alta o la bassa affluenza al voto per il rinnovo dei vertici di sette regioni e oltre mille comuni. Secondo gli ultimi sondaggi ufficiali la vittoria del Sì è praticamente certa, soprattutto dove si vota anche per il governo regionale. Secondo Lorenzo Pregliasco di YouTrend nelle regioni dove l’unica consultazione sarà quella referendaria l’affluenza resterà molto sotto il quaranta per cento. Questo significa che gli elettori che andranno a votare saranno, quasi sicuramente, quelli più motivati. Cioè quelli appartenenti al fronte del No, che sperano nella rimonta, piuttosto che gli altri che considerano il risulato già acquisito. Situazione diversa nelle regioni dove non è prevista anche l’elezione del presidente. Qui il Sì, considerato il più alto numero di votanti, ha un vantaggio. Di certo c’è che il referendum non ha scaldato i cuori e che nessun partito, a eccezione dei Cinque stelle in cerca di rivalsa, ha avuto voglia di intestarsi questa battaglia.

Il timore per la pandemia

Oltre alla motivazione, sulla scelta di recarsi o meno alle urne, influiscono anche i vincoli esterni. In base ai dati di YouTrend sembra che gli anziani nel periodo dopo Covid-19 non si siano mossi molto dalla loro casa rinunciando a ogni tipo di attività. Si può presumere, quindi, che il giorno del voto l’approccio sarà lo stesso. Con un’eccezione. «Il timore di recarsi al seggio per paura del Covid-19 potrebbe parzialmente risolversi per chi percepisce la pandemia come un rischio meno concreto», dice Pregliasco. Un discrimine più politico che geografico, che favorirebbe nello specifico il centrodestra, mentre non ci sarebbero differenze rilevanti tra regioni. Anche al sud, dove la pandemia ha inciso di meno ma che negli ultimi tempi sta assistendo a un aumento dei contagi, gli anziani non saranno più motivati che altrove nel recarsi ai seggi.

Crederci sempre

Un assunto che contrasta con il risultato di un’indagine dell’Istituto Cattaneo, coordinata da Salvatore Vassallo e Moreno Mancosu, da cui emergere una voglia maggiore (e dove si vota anche per la regione significativamente superiore) degli anziani rispetto agli altri elettori di recarsi al voto. Un dato in linea con le elezioni del 2019 quando i cittadini più avanti negli anni avevano partecipato quanto le altre classi demografiche. Quel che è certo è che in Italia il voto degli anziani raccoglie quasi un terzo dell’elettorato. È un paese anziano sia in generale sia per quanto riguarda nello specifico la popolazione votante: tendenzialmente infatti la categoria degli ultra 65enni si caratterizza per un’affluenza al voto superiore.

Insomma, se le previsioni saranno confermate, «gli anziani voteranno quanto gli altri se non di più, per un senso del dovere di esprimersi anche quando la pressione politica non è così forte, come nel caso delle amministrative o ancora di più per quanto riguarda il referendum», dice Vassallo. La ripresa delle relazioni sociali e la determinazione degli ultra 65enni dopo la pandemia, che porterebbe alle urne tra il 5 e il 9 per cento di elettori in più rispetto alle altre classi demografiche, avrebbe però secondo i calcoli dei due ricercatori un impatto pressoché nullo: si definirebbe soltanto un lievissimo vantaggio per i partiti dove l’incidenza degli elettori anziani è più alta, ma parliamo di cifre che non arrivano al punto percentuale. All’interno delle coalizioni, poi, il valore del voto anziano si diluisce ancora di più, compensato dal baricentro più “giovane” degli altri partiti apparentati.

L’impatto sui partiti

Se poi si considera il problema da un punto di vista di appartenenza, è evidente che chi ha più da perdere dalla possibilità che l’elettorato anziano non si presenti alle urne sono Partito democratico e Lega, le due formazioni più esposte in questa tornata. Se si analizza l’elettorato, è infatti facile vedere che l’incidenza più forte degli ultra 65enni riguarda questi due partiti, ma anche Forza Italia. Alla luce di questo dato è facile comprendere perché il Pd abbia avviato nelle ultime ore una mobilitazione del proprio elettorato anziano soprattutto nelle regioni in bilico, Toscana e Puglia, coinvolgendo anche la Cgil e il Sindacato pensionati italiani. Per ridurre al minimo i timori degli elettori anziani, il Viminale ha anche creato una corsia preferenziale per chi ha più di 65 anni fuori dai seggi allo scopo di evitare che si creino assembramenti. Un timore che forse ha assunto una dimensione eccessiva, considerato che nelle regioni dove non si voterà per le regionali le file, secondo Pregliasco, «saranno meno folte di quelle fuori dalle farmacie».

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