- Oltre alle multe, gli ambientalisti del gruppo Ultima generazione che si sono resi protagonisti di azioni spettacolari come l’imbrattamento di palazzo Madama hanno diverse situazioni pendenti con la giustizia.
- I casi più gravi sono due: uno è quello a carico di un attivista che rischia la sorveglianza speciale, l’altro riguarda tre attivisti a processo per violenza privata, danneggiamento e possesso di armi in pubblico.
- Anche all’estero gli attivisti delle organizzazioni gemelle di Ultima generazione hanno accettato le conseguenze delle loro azioni, anche se comportavano il carcere. Sono diversi gli attivisti attualmente in prigione in giro per il mondo.
Dopo l’azione di lunedì mattina in cui un gruppo di attivisti della formazione Ultima generazione ha imbrattato palazzo Madama, la polizia sta vagliando la posizione di chi è stato fermato.
Ma non è l’unica pendenza che Ultima generazione ha con la giustizia.
Le ragioni della protesta
Ultima generazione è considerata una costola di Extinction Rebellion, un altro gruppo ambientalista nato nel Regno Unito. Molti degli attivisti hanno un passato in altre organizzazioni ambientaliste, ma tutti hanno finito per considerare le proteste troppo deboli. Si sono ritrovati negli ideali della rete A22, di cui il gruppo italiano fa parte. «Un gruppo di progetti interconnessi impegnati in una folle corsa: provare a salvare l’umanità», si legge sul sito, attraverso «la resistenza civile».
Ne fanno parte per esempio anche i britannici di Just Stop Oil, che chiedono al Regno Unito di bloccare le estrazioni petrolifere. Il nome usato in Italia si ispira alle prime parole della dichiarazione della rete A22, che sta per “Aprile 2022”: «Siamo l’ultima generazione del vecchio mondo. Siamo qui oggi per dire che creeremo un nuovo mondo, in cui l’umanità si abbraccerà, si perdonerà, amerà se stessa e si impegnerà a continuare la nostra grande avventura».
Le azioni in tutto il mondo vengono sostenute economicamente tramite il Climate Emergency Fund, un fondo con sede negli Stati Uniti che permette di donare in maniera anonima. La direttrice è Margaret Klein Salamon e il fondo è finanziato da diversi donatori celebri.
La sorveglianza speciale e i processi
A fine dicembre uno degli attivisti, Simone Ficicchia, ha ricevuto l’invito a comparire a un’udienza che si terrà il prossimo 10 gennaio nella quale verrà discussa la proposta di applicare la sorveglianza speciale al membro dell’organizzazione.
La procura di Pavia chiede di dichiararlo un «soggetto socialmente pericoloso» e il tribunale di Milano lo indica come cittadino «denunciato e condannato più volte». Secondo Ultima generazione una contestazione non vera, perché «non è presente alcun processo in corso a lui riferito e mai c’è stata alcuna condanna».
Le misure di sorveglianza possono arrivare anche all’obbligo di non allontanarsi dal comune di residenza. In attesa dell’udienza, l’organizzazione ha convocato un presidio di fronte al tribunale per la data dell’udienza.
Gli attivisti di Ultima generazione hanno sempre detto di essere pronti a subire le conseguenze delle loro azioni.
Si tratta di uno dei procedimenti più gravi intrapresi a oggi dalla giustizia italiana contro gli attivisti: l’altro caso rilevante è quello degli attivisti Laura, Michele e Chloe, che dopo l’azione di Ultima generazione all’Eni store di Roma di fine aprile sono stati arrestati e hanno passato la notte in cella.
Il giorno seguente i tre hanno subito un processo per direttissima per rispondere ai capi d’accusa di violenza privata, danneggiamento e possesso di armi in pubblico. I tre erano stati convocati alla prima udienza del loro processo il 15 settembre, ma a oggi, dopo un rinvio dell’udienza, non ci sono ulteriori novità.
Multe e denunce
Un altro effetto di una delle strategie più utilizzate dal gruppo, il blocco di vie e autostrade, sono le multe: per aver bloccato il ponte della Libertà a Venezia sedendosi sulle corsie, i manifestanti dovranno pagare 1.333 euro ciascuno. Gli attivisti sono stati anche espulsi da Venezia, denunciati per interruzione di pubblico servizio e inosservanza del decreto del prefetto che proibisce manifestazioni su quel ponte.
Anche a Padova a inizio ottobre i quattro manifestanti che hanno bloccato la tangenziale sono stati accompagnati in questura e sono stati denunciati per i reati di blocco stradale e manifestazione non preavvisata.
A essere indagati dalla procura di Milano per imbrattamento sono anche altri cinque attivisti, che lo scorso 21 novembre hanno cosparso con otto chili di farina la Bmw M1 dipinta da Andy Warhol ed esposta in una mostra dedicata all’artista nel capoluogo lombardo.
A inizio dicembre, quando gli attivisti hanno imbrattato il teatro alla Scala, cinque di loro sono stati denunciati. I manifestanti sarebbero già noti alla Digos e sono stati fermati per imbrattamento di beni culturali e per inosservanza del divieto di ritorno.
Anche all’estero
Non solo in Italia Ultima generazione e le organizzazioni gemelle estere hanno subito conseguenze giudiziarie.
In Germania, per esempio, in Baviera diversi attivisti sono stati arrestati e messi in carcere in maniera preventiva ancor prima dell’udienza di convalida. Lo scorso 13 dicembre l’organizzazione tedesca è stata perquisita, con la confisca di pc, cellulari e manifesti.
Anche nel Regno Unito decide di persone sono state incarcerate dopo azioni di protesta e disobbedienza civile.
Sul proprio profilo Twitter, Ultima generazione ha augurato un buon natale agli attivisti che hanno passato la giornata di festa in carcere.
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