- Nonostante la vernice utilizzata dagli attivisti di Ultima generazione sia rimovibile con l’acqua, il giudice che ha presieduto la prima udienza del processo ha proceduto alla convalida dell’arresto per danneggiamento.
- Gli attivisti avevano chiesto di derubricare il reato a semplice imbrattamento.
- La questione non è un tecnicismo: il danneggiamento è un reato molto più grave, e oltre all’arresto prevede una pena da uno a cinque anni.
I tre attivisti di Ultima generazione che sono stati arrestati per aver imbrattato il Senato sono accusati di danneggiamento aggravato. Si tratta di una decisione del giudice del tribunale di Roma che giustifica l’azione delle forze dell’ordine, che lunedì hanno arrestato gli attivisti colti in flagranza di reato, anche se il giudice ha poi deciso la scarcerazione di Davide Nensi, Alessandro Sulis e Laura Paracini.
Cosa dice la legge
Il danneggiamento prevede infatti effettivamente l’arresto, a differenza di quello di imbrattamento. La questione non è un tecnicismo: il danneggiamento è un reato molto più grave, e oltre all’arresto prevede una pena da uno a cinque anni.
La possibilità di procedere subito all’arresto dipende da un’aggravante introdotta da Matteo Salvini: «Bene così! Grazie ad una modifica del codice penale introdotta dai decreti sicurezza bis, quando ero ministro dell’Interno, i vandali che hanno imbrattato il Senato sono stati arrestati e rischiano una pena che va da uno a cinque anni di reclusione. Sembra una cosa normale ma prima dei nostri decreti non era così» scrive il segretario del Carroccio su Facebook.
L’imbrattamento, a cui gli attivisti avevano messo in conto di rispondere pianificando l’azione, che anche se aggravato dal fatto che si tratti di un edificio di interesse culturale ha invece una pena massima di un anno con multa.
In un video, gli ambientalisti spiegano che «la protesta è stata, come sempre, pacifica e non violenta, non avrebbe mai potuto né voluto portare il minimo danno alle persone. Il semplice imbrattamento è considerato punibile dal codice penale con un reato specifico».
La differenza tra i due reati sta tutta nella natura del danno. In una sentenza della Cassazione del 2002 si distingue «l’alterazione temporanea e superficiale», cioè l’imbrattamento, dalla «modificazione che diminuisce in modo apprezzabile il valore» e implica un intervento molto più grande per ripristinare lo stato originario, com’è il caso per quanto riguarda il danneggiamento.
Per esempio, lo sfregio di una chiave sulla carrozzeria di una macchina, che non è facilmente rimovibile con una ripulitura, è una lesione non temporanea.
Il caso specifico
Il paragone con la chiave è utile per capire la situazione degli ambientalisti di Ultima generazione: la vernice che hanno utilizzato è lavabile con acqua, quindi, almeno sulla carta, dà origine a un’alterazione temporanea, facilmente rimovibile che sembra rientrare più nella fattispecie dell’imbrattamento che in quella del danneggiamento.
Eppure, il giudice ha ritenuto giusto respingere la richiesta preliminare della difesa di derubricare l’accusa a imbrattamento, dando il via a un procedimento che prevede punizioni molto più gravi per gli attivisti, se dovessero essere condannati. Il processo riprenderà il prossimo 12 maggio: per adesso, i tre accusati restano liberi da misure cautelari, che erano invece state chiesta dal pubblico ministero.
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