Il Masaf vuole chiudere la spa in house che gestisce vari servizi per dare ancora più poteri alla “cassaforte” del comparto agricolo guidata da Fabio Vitale
Un altro regalo, di nome Sin, potrebbe presto arrivare dal ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida direttamente nelle mani del suo fedelissimo dirigente, Fabio Vitale, direttore dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, la cassaforte del comparto vista la gestione delle risorse economiche. Al prezzo di accrescere la preoccupazione di centinaia di lavoratori.
Al ministero dell’Agricoltura (Masaf) è infatti allo studio l’operazione di chiusura della Sin, società che ha varie funzioni, tra cui lo sviluppo del Sian (il Sistema informativo agricolo nazionale), con un occhio all’innovazione. Il pacchetto sarebbe pronto per essere consegnato proprio all’Agea, che aumenterebbe così il proprio potere. Per questo i sindacati chiedono chiarimenti, temendo addirittura la liquidazione.
Patrimonio Agea
La fusione avrebbe un notevole beneficio per l’Agenzia affidata al direttore Vitale, voluto fortemente in quella casella da Lollobrigida: potrebbe mettere a bilancio il patrimonio sia materiale sia di competenze della società. Anche perché, al momento, il rendiconto dell’Agenzia per le erogazioni è avvolto nella nebbia. Ma un’interrogazione, presentata alla Camera da Stefano Vaccari (Pd), fa riferimento al «disavanzo di bilancio di Agea accertato per il 2023». Il piano B è lo spostamento delle funzioni del Sin direttamente sotto l'egida ministeriale in un più ampio ridisegno organizzativo.
Al momento, comunque, nulla è definito. Ai vertici del ministero non viene negata l’ipotesi di chiudere la Sin. Certo, a parole viene garantito che non saranno toccati i livelli occupazionali. La fase di ricognizione durerà almeno un altro mese. Le ultime ore sono molto calde, l’amministratore unico della società, Alessio Rocchi, ha confermato le dimissioni. Resterà in carica fino alla nomina del suo sostituto, che però potrebbe non arrivare mai.
Perché la Sin nei prossimi mesi dovrebbe finire inglobata dall’Agea. La motivazione che rimbalza dal ministero è quella della «razionalizzazione dei costi» per evitare «duplicazioni di funzioni». Nel nome della spending review, si sacrificherebbe una società in house. Ma a favore di esternalizzazioni.
L’Agea, infatti, ha bandito un appalto Consip, assegnato nel 2019 proprio per servizi relativi al Sian, che vede impegnata la Sin. Tra i vari lotti c’è quello di monitoraggio e controllo, vinto dall’associazione temporanea di imprese che vede come capofila Ernst&Young. Il valore è di poco superiore ai 28 milioni di euro. L’appalto di 5 anni è in scadenza e potrebbe essere prorogato per altri dodici mesi. Dalla Sin fanno notare che quelle mansioni potrebbero essere trasferite esclusivamente in una società in house, invece di affidarle a un privato. Sull’eventuale prolungamento del rapporto non c’è, però, nulla di definito. Resta molto probabile comunque per garantire la continuità del servizio in assenza di Sin.
Regia esperta
Un altro capitolo che si aggiunge alla travagliata storia della società, fondata nel 2005, più volte oggetto di ipotesi di smantellamento. Almeno fino a quando, con il governo Conte e l’allora ministro, il leghista Gian Marco Centinaio, era stato deciso il rilancio. Così è partita la composizione della nuova governance con il ministero dell’Agricoltura titolare del 51 per cento delle quote e l’Agea socio di minoranza (prima il 49 per cento era in mano a privati). L’insediamento del governo Meloni non ha fermato la macchina del potenziamento. Nel 2022 è stato avviato un piano di assunzioni con la pubblicazione di bandi per un totale di 50 nuovi dipendenti. A gennaio si è inceppato tutto. Ed è iniziato il tam-tam sull’ipotesi di liquidazione della società, poi derubricata ad accorpamento con l’Agea. Uno scenario che getta nell’incertezza i dipendenti.
L’operazione Sin è stata affidata al capo di gabinetto del ministero, Raffaele Borriello, che da qualche mese ha sostituito in quel ruolo Giacomo Aiello. Borriello è un dirigente noto nell’ambito del Masaf, avendo superato indenne i cambi di governo: dal 2013 è stato al fianco dei vari ministri, con ruoli diversi e di rilievo. Ed è un esperto di fusioni di questo tipo: da direttore dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare ha supervisionato l’accorpamento tra l’Istituto sviluppo agroalimentare e la Società gestione fondi per l’agroalimentare.
L’altra figura chiave nella vicenda è Marco Lupo, diventato a dicembre capo del dipartimento della Sovranità alimentare, contrario al rafforzamento della Sin.
Le dimissioni di Rocchi dal vertice della società, secondo fonti interne, sarebbero arrivate proprio in seguito a forti divergenze con Lupo. E si torna alla casella di partenza: la società non conosce il proprio futuro. Mentre l’Agea di Vitale attende impaziente di diventare sempre più influente.
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