Più di destra o più di centro, più pragmatica o più emotiva, più aziendalista o più politica. Anche questa è la chiave per leggere la duplice anima di Forza Italia incarnata dalla famiglia Berlusconi. O meglio dai due figli di primo letto, quelli a cui il capostipite ha lasciato per testamento la maggior parte delle quote societarie: Marina e Pier Silvio.
A detta di tutti quelli che hanno avuto modo di frequentarli e conoscerli, i due fratelli si sono sempre mossi in armonia. Anche adesso che Pier Silvio ha preso più spazio mediatico individuale e si starebbe interrogando sull’opzione della nuova discesa in campo politico di un Berlusconi. «Fantapolitica», la bolla un esponente di primo piano di Forza Italia, che pure però non si sbilancia a escluderla totalmente. Il primo Berlusconi ha abituato i suoi a colpi inaspettati e non è detto che l’erede non abbia ereditato lo stesso gene.
La bilancia, però, penderebbe ancora verso la primogenita e più restia a ragionare di un impegno diretto di un Berlusconi in politica. Lei per ora lascia fare il fratello, il quale probabilmente più di lei sente la pressione di capire come ricalcare le orme paterne, ma è lei la depositaria dei ricordi della sofferenza che la politica ha portato in famiglia.
Marina la pragmatica
Dopo la morte della madre Rosa nel 2008, Marina è diventata oltre che figlia anche un po’ genitore e attraverso di lei è passata la tutela dell’impero economico di famiglia ma anche dello stesso Cavaliere. Negli ultimi tempi Marina aveva l’ultima parola sugli impegni più gravosi dell’agenda. «Quando Berlusconi doveva presenziare ad un evento era lei che andava sentita, per ottenere il via libera», racconta un politico della prima repubblica che voleva il Cavaliere alla presentazione del suo libro-biografia.
Per lei, Forza Italia rappresenta l’ultima passione del padre. Una passione costosa ma sostenibile per le casse di famiglia, che andava preservata fino a quando il capofamiglia fosse stato presente. Lei, però, non ha mai amato la corte politica da cui il padre era circondato e a loro ha sempre preferito i manager Fininvest, che l’hanno cresciuta professionalmente.
Da donna a capo di un’azienda dal respiro ormai stabilmente europeo, quasi patologicamente schiva ma ferma nei suoi orientamenti, Marina Berlusconi ha trovato da subito sinergia con Giorgia Meloni. Il filo diretto tra la primogenita e la premier si è instaurato appena la salute di Berlusconi ha iniziato a peggiorare e non si è mai interrotto. Le due, infatti, sarebbero accomunate da una comune visione politica: «Marina è di destra destra», la descrive chi ha frequentato la famiglia, e anche in questo si sarebbe incontrata con la premier.
Da presidente Fininvest, Marina sarebbe «una aziendalista di ferro», che legge la realtà in termini di utili e perdite. E FI, coi suoi 90 milioni di debiti, finisce nella lista delle seconde. Se Marina era d’accordo con la successione transitoria di Antonio Tajani, gli ultimi giorni hanno però fatto alzare la tensione. Il fatto che il vicepremier sia stato tagliato fuori dall’operazione della tassa sugli extraprofitti (che tocca anche la banca Mediolanum, tra i tesori del patrimonio dei Berlusconi) avrebbe fatto arrabbiare non poco la presidente di Fininvest: una rabbia che ha colpito il segretario FI, il quale non a caso ha alzato i toni e annunciato emendamenti. Ma il fastidio avrebbe riguardato anche Meloni per il mancato avvertimento, oltre che per il danno economico.
Pier Silvio il moderato
Diverso da Marina è invece Pier Silvio, nelle parole dei suoi conoscenti. Mediatet è la sua casa e ha intenzione di rivoluzionarla, allontanando qualsiasi ipotesi di vendita. Eppure, dopo la morte del padre, un faro si era acceso su Vivendi, il colosso francese che in passato ha tentato di comprarla. Invece, nei progetti del secondogenito la televisione di famiglia rimarrebbe tale, nonostante i conti non volino più come un tempo. Il Cavaliere aveva immaginato Mediaset come uno degli asset grazie a cui far decollare il suo partito e a maggior ragione rimarrebbe indispensabile, se davvero Pier Silvio stesse ragionando di una discesa in campo.
Per ora, il vicepresidente e ad di Mediaset punta a renderla più a sua immagine e somiglianza. Fuori le trasmissioni trash, dentro l’informazione e l’infotainment, ma soprattutto l’arrivo a Rete4 di Bianca Berlinguer, storico volto della sinistra. Un modo per competere con la Rai a trazione meloniana, ma anche il frutto di quello che una fonte Mediaset ha definito «una sorta di sudditanza intellettuale rispetto alla sinistra radical chic». Pier Silvio, infatti, si riconosce politicamente in posizioni più moderate rispetto alla sorella e, più che a Meloni, guarderebbe in direzione del centro. Con lui, FI rimarrebbe dove il Cavaliere l’ha collocata senza svolte verso la destra conservatrice. Anche lui come la sorella, però, non amerebbe l’ultima infornata di eletti e – se mai decidesse di buttarsi in politica – rivoluzionerebbe tutto come sta facendo con Mediaset.
Due fratelli, due diverse impostazioni anche culturali. Nel mezzo, a guardare, rimangono i parlamentari di FI: il congresso di febbraio è ancora nebuloso, le regole da definire così come i possibili contendenti. L’incognita, però, sono le europee e la soglia di sbarramento al 4 per cento mentre è in atto una lenta ma inesorabile perdita di consensi, stando agli ultimi sondaggi. Se nulla cambierà rispetto ad oggi, la strada che sembra ormai segnata è quella dell’esodo degli eletti, oltre che dei voti, verso altri partiti: una minoranza certamente orientata verso la Lega, una maggioranza spostata su FdI.
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