La direttrice molto amata negli ambienti di centrodestra infila un altro incarico oltre ai numerosi ruoli che già riveste. Per Sangiuliano si tratta di un’altra realtà “conquistata” con il nome di punta della destra culturale
Per Beatrice Venezi è arrivata l’ora di staccare il biglietto direzione Palermo. La direttrice d’orchestra più in voga nel centrodestra sembra avere ormai a portata di mano l’incarico di direttore musicale presso il Teatro Massimo del capoluogo siciliano. Merito del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: l’accordo con il presidente di Regione Renato Schifani sulla nuova direttrice è arrivato già ad aprile. L’occasione: la conferenza stampa per presentare gli stati generali del cinema che si sarebbero tenuti di lì a poco in Sicilia.
E così Venezi, nel mezzo dell’ampio ventagli di incarichi che già ricopre, dovrà trovare tempo anche per gestire l’orchestra palermitana. L’occasione ghiotta di un giro di nomine da sfruttare a proprio piacimento si era aperta in primavera. Dopo le dimissioni di due consiglieri d’amministrazione della Fondazione orchestra sinfonica siciliana e l’incompatibilità del sovrintendente in carica, è decaduto tutto il cda. La soluzione temporanea Schifani l’aveva trovata con Margherita Rizza, nominata commissaria straordinaria a metà giugno. Adesso le tessere del complicato puzzle iniziano a cadere al loro posto e Venezi dovrebbe conquistare in maniera definitiva la pedana che ha solcato già a febbraio scorso.
Lo screzio con gli orchestrali
Certo, all’epoca la sua performance aveva suscitato entusiasmi piuttosto contenuti: dopo la sua direzione diversi orchestrali avevano criticato apertamente il lavoro di Venezi, attribuendo la buona riuscita della performance soltanto all’affiatamento dei musicisti. Apriti cielo: su tre di loro è piovuta a strettissimo giro una sospensione di una settimana con trattenuta dello stipendio. I due violinisti e il flautista colpiti dalla sanzione hanno presentato ricorso, ma la punizione esemplare ha fatto rigare dritti gli altri orchestrali che ora si ritroveranno di nuovo diretti dalla maestra i cui «gesti non sono coordinati alla partitura, meglio non guardarla. È stata presentata come se fosse Bernstein, ma è solo un fenomeno mediatico», come si leggeva nella lettera firmata dai professori. La direttrice, da parte sua, aveva reagito con stizza: «Se c’è questo accanimento nei miei confronti in definitiva mi temono».
Venezi è amica personale di Giorgia Meloni: a proporla per tanti dei suoi numerosi incarichi è invece spesso il ministro Sangiuliano, che l’ha anche scelta anche come consigliera al ministero. Mentre nei primi mesi del suo incarico passava una o due volte al mese, da marzo non si vede più tanto spesso, raccontano da via del Collegio romano. Ma soprattutto per quanto riguarda i ruoli legati in qualche maniera alla Sicilia, la direttrice potrebbe contare anche sulla stima del vicecapogruppo di FdI alla Camera, il catanese Manlio Messina. Nonché di quella della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Tanto che al ministero c’è chi arriva a dire che Sangiuliano «subisce» Venezi, per cui ora si sta applicando anche il sottosegretario Gianmarco Mazzi, considerato il vero signore della spartizione degli incarichi nelle fondazioni liriche. Mazzi è attualmente alla ricerca del nuovo nome in quota ministeriale da piazzare nel cda del Teatro Massimo, anch’esso da rinnovare a partire da fine agosto: quello uscente, Luciano Fiorino, è considerato espressione della vecchia gestione del ministero e non sarà riconfermato. Movimenti che si incrociano con la riorganizzazione delle fondazioni liriche che Sangiuliano ha messo in cantiere qualche settimana fa, incontrando la strenua opposizione di una serie di sindaci di centrosinistra e di Marco Bucci, primo cittadino di Genova, che però ha smussato la sua posizione in un secondo momento. Attualmente al ministero stanno lavorando a una soluzione di compromesso, consapevoli che nelle prossime settimane intanto andranno in porto le nomine palermitane, dove Regione e comune sono dello stesso colore del governo e quindi non ci sono rischi.
Insomma, Venezi avrà la sua direzione. Così come ha avuto un altro programma in Rai: dopo una prima trasmissione sulle donne in musica – Voci fuori dal coro, quattro puntate andate in onda su RaiPlay durante la scorsa stagione – nel palinsesto 2024-25 i dirigenti meloniani di viale Mazzini le hanno assicurato uno spazio anche sulle reti tradizionali: la direttrice condurrà la serata speciale Musica Maestro il prossimo autunno. Chissà che l'occasione non offra nuovo materiale a Virginia Raffaele, che con la sua imitazione andata in onda in Colpa di luna avrebbe però provocato l’irritazione del ministro Sangiuliano, che pure ha smentito di essersi mai lamentato.
Se poi la direttrice dovesse voler cambiare aria, ad aspettarla a Venezia, dall’altra parte del paese, c’è Pietrangelo Buttafuoco. Il neodirettore della Biennale, uno degli intellettuali d’area più quotati per il governo di destra (tant’è vero che insieme ad Alessandro Giuli e Giordano Bruno Guerri viene evocato ciclicamente per le poltrone dell’establishment culturale), non è uno sconosciuto per Venezi. La scorsa estate a Taormina disquisivano d’amore in punto di poesia, nei prossimi mesi dalle parti del ministero si vocifera con una certa sicumera di un incarico nella Biennale musica. Buttafuoco ricambia la gentilezza della direttrice, insomma: Venezi infatti fino a inizio 2024 è stata direttrice artistica di Taormina Arte, che governava insieme alla sovrintendente Ester Bonafede. Le due – la cui nomina nel 2022 era stata contestata dal comune siciliano, che arrivò a parlare di «sopruso» e «cafonata» – sono decadute insieme al cda quando il sindaco Cateno De Luca e il consigliere Gianandrea Agnoni lo hanno abbandonato. Delle loro gesta rimangono poche tracce, a parte il passaggio di Harrison Ford a Taormina per presentare l’ultimo capitolo di Indiana Jones, e conti – già in rosso prima del loro arrivo – non particolarmente in salute.
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