- L’ex ministro vince le primarie della Capitale, sull’affluenza restano i dubbi. Sono 45mila i votanti per il Pd, ma per lo sfidante Giovanni Caudo, che arriva secondo, sono 35mila.
- Gualtieri raccoglie il 60 per cento, Caudo il 16. Sul podio anche Paolo Ciani, della Comunità di Sant’Egidio: a lui il 7 per cento delle preferenze.
- Il segretario Pd comunque può tirare il fiato. «La prima scommessa è vinta. Le primarie sono un successo. Il popolo di centrosinistra è con noi». Nel Capoluogo emiliano Lepore stacca la renziana Conti: quasi il 60 per cento contro il 40. Votano in 27mila. L’alleanza con i Cinque stelle è salva.
«Stiamo ricevendo i risultati, andiamo verso i 45 mila partecipanti tra elettori in presenza e online». Sono passate da poco le nove, i seggi si sono appena chiusi, scende la notte sul Circo Massimo dove si affaccia il comitato elettorale delle primarie; e Andrea Casu, segretario del Pd Roma, pronuncia la parola magica. Si va verso i 45mila dunque, alle primarie del centrosinistra di Roma non c’è il temuto e previsto flop dell’affluenza. All’alba il numero, già insperato, salirà a 48mila.
Ma intanto Enrico Letta ha vinto la sua prima scommessa: il temuto flop della partecipazione non c’è stato. E quando nella Capitale sono stati scrutinati solo 20 seggi su 187 già esulta: «Le primarie a Roma e Bologna sono un successo di popolo e pur in epoca Covid hanno affluenza come preCovid. Il successo di Lepore e Gualtieri dimostra che abbiamo avuto ragione a non aver paura a farle perché il popolo di centrosinistra è con noi». Lo scrutinio finirà solo all’alba. Gualtieri raccoglie 28561 preferenze, cioè il 60,64; l’ex assessore Giovanni Caudo ne raccoglie 7388 voti (15,68); il rappresentante di Demos, fra i fondatori della Comunità di Sant’Egidio Paolo Ciani 3372 (7,16); l’attivista lgbt Imma Battaglia si ferma a 2987 (6,34); il deputato e consigliere comunale Stefano Fassina prende 2625 vitu (5,57); il giovane Tobia Zevi 1663 (3,53); e Cristina Grancio, ex M5S oggi socialista, raccoglie 497 voti (1,05).
L’asticella a 45mila
In realtà «45mila» è una cifra che circola da ore, forse da giorni. C’è chi spiega che «si arriverà a 45mila» e che sarà la soglia psicologica per poter dire che è andato tutto bene. In realtà c’è chi dice che i voti veri sono 37mila. Ma l’importante è poter pronunciare la parola vittoria. E alla fine preconizzare disastri, far montare l’ansia per la tragedia imminente, creare l’aspettativa della fine del mondo, è la strada più sicura per esultare per il risultato.
Di una cosa non c’è dubbio: le primarie di Roma e quelle Bologna portano buone notizia al Pd e al suo segretario Enrico Letta. A Roma votano più di quarantamila persone, a Bologna quasi 27mila. A Roma Roberto Gualtieri, “il candidato unico del Pd”, stacca di un baratro i suoi sei sfidanti; a Bologna Matteo Lepore – sostenuto dal segretario del suo partito ma anche dall’ex premier Giuseppe Conte – surclassa la sfidante Isabella Conte, renziana e contraria all’alleanza con i Cinque stelle, che adesso dovrà accettare. Lo farà davvero?
Letta tira il fiato
Insomma Letta può tirare il fiato. Dalla mattina i democratici della Capitale si mandano le foto dei gazebo. In alcune (San Giovanni, Garbatella, Mazzini a mezza mattina) c’è persino la fila. Le operazioni del resto sono complicate: gli scrutatori debbono prendere più volte le generalità dei votanti perché ognuno deve essere «tracciabile» in caso di contagio. Comunque il «popolo delle primarie» è arrivato, e i notabili del Pd ritrovano il buon umore: «I nostri elettori smentiscono tanti commentatori interessati e qualche gufo social da selfie: oltre 40mila votanti e non è ancora finita», scrive su Facebook Enzo Foschi, vicesegretario del Pd Lazio.
I conti non tornano
Ma quello dei numeri è un po’ un gioco di prestigio. A Roma nel 2013, alle primarie in cui vinse Ignazio Marino (che poi divenne sindaco), votarono in 100.078; nel 2016, a quelle vinte da Roberto Giachetti (che poi fu sconfitto da Virginia Raggi) votarono in 47.317. Ma intorno a questa ultima cifra c’è un mezzo mistero all’amatriciana: in quell’occasione il Messaggero, giornale della Capitale, aveva riferito di una dichiarazioni anonima di un dirigente Pd che affermava «di avere gonfiato virtualmente le schede bianche e le nulle per fare aumentare l’affluenza». Quindi, dopo verifiche a loro volta non verificabili, i votanti complessivi furono abbassati a 44.501. E le schede bianche a 567 dalle 2.866 che in un primo momento erano state dichiarate. Quelle nulle da 843 divennero 325.
Diecimila voti
Insomma sul numero dei partecipanti alle primarie romane c’è sempre un po’ confusione. E anche stavolta. Quelli che in pubblico parlano di «45mila» votanti, in chat private scrivono «40mila», numero assai più vicino a quei «37mila veri» che qualcuno fa trapelare. Uno dei partecipanti alla sfida dei gazebo, il secondo classificato Giovanni Caudo, a scrutinio ancora in corso si rivolge al segretario dem cittadino: «Quella di Casu e del Pd è una proiezione non confortata dai dati. Alla fine si attesteranno intorno ai 35mila», cioè 10mila votanti in meno di quelli che dice il Pd, «alle 19 avevamo i nostri conteggi, 27mila votanti in 132 gazebo, difficile che in due ore ci sia stato questo balzo». Caudo chiede il riconteggio, anche se nel corso della notte, mentre la sua percentuale sale, l’idea sfuma: «Abbiamo numeri importanti a due cifre che ci consegnano molta responsabilità».
Gualtieri nella conferenza stampa, che tiene anche lui a scrutinio in corso, insiste sui 45mila: «Dopo mesi di Covid e restrizioni, con il voto il 20 giugno, la partita e una giornata calda, credo sia un risultato straordinario che non ci aspettavamo», dice, «Una partecipazione più alta del 2016». «Grazie Roma! Lasciamoli chiacchierare», twitta Nicola Zingaretti, «Intanto con la grande partecipazione di oggi il centrosinistra è più forte.Tutti con Gualtieri ora con le idee e la passione».
Letta vince il primo match
Letta vede solo lo scampato pericolo di un flop. E questo lo rende anche più contento dei due vincitori. Per lui le amministrative si mettono bene. Prima dei risultati ufficiali chiama Gualtieri e Lepore per complimentarsi. Anche a Bologna la scommessa del Pd è vinta. L’affluenza bordeggia i 27mila, cioè più dei 24.920 del 2008 quando vinse Flavio Delbono, e vicini ai 28.390 del 2011 quando vinse Virginio Merola. Lepore vince con il 59,6 per cento e lascia lontana Isabella Conti al 40,4. 15.708 preferenze contro 10.661. Conti avrebbe ottenuto maggiori consensi a Bologna centro mentre il candidato dem Lepore avrebbe fatto il pieno nei quartieri periferici. Comunque ha vinto: è l’alleanza con i Cinque stelle è salva.
Prodi, D’Alema e Nanni Moretti
Bisogna aspettare però le prossime ore per capire se ci sarà uno strascico alla questione dei numeri contestati. E dire che queste sono anche le primarie della riconciliazione, dove si rivedono vecchi amici e vecchi nemici. Di nuovo sotto la stessa tenda, di nuovo insieme, in questo nuovo vecchio centrosinistra. Ai gazebo di Bologna per esempio è tornato Romano Prodi, quello che aveva portato la sua «tenda» lontana da quella del Pd: ha votato nel seggio del Baraccano in via Santo Stefano. E ha votato Lepore: «Sono sicuro che dopo il voto ci sarà una grande unità», ha detto il professore, forse per far dimenticare quella sua dichiarazione pulp («alle primarie scorre il sangue») che aveva «offeso» Conti. L’unità della coalizione in realtà è un auspicio più che una certezza, nelle prossime ore si saprà se Conti accetterà la sconfitta.
Invece a Roma, nel quartiere Monteverde, dove vive Gualtieri, si è visto mettersi in fila ai gazebo Nanni Moretti, il regista di Palombella rossa e padre dei girotondi, quello che nel 2002 urlò da un palco di piazza Navona «Con questi dirigenti non vinceremo mai». Uno di quei dirigenti era Massimo D’Alema. Ieri anche D’Alema si è messo in fila per votare: è stato intercettato dai cronisti fuori da un gazebo di piazza Mazzini. La sua formazione Art.1 ha votato per Gualtieri. E D’Alema ha fatto lo stesso: «Allo stato attuale il miglior candidato per Roma è lui».
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