Il ministero di Giustizia prende i primi provvedimenti dopo la pubblicazione dei video delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere da parte di Domani e le 52 ordinanze di misura cautelare disposte dai giudici per la «orribile mattanza» perpetrata nell’istituto di pena campano.

Nel corso di una riunione straordinaria che si è tenuta questa mattina a via Arenula, la ministra Marta Cartabia ha immediatamente disposto la sospensione dal servizio dei 52 indagati raggiunti da misure giudiziari di vario tipo. La Direzione dell’amministrazione penitenziaria sta ora valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti degli altri indagati. La sospensione dal servizio in attesa di un pronunciamento dei giudici è una delle richieste avanzate da Domani nella petizione al governo lanciata su Change.org.

La ministra: «Quelle violenze un tradimento della Costituzione»

«Un’offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della Polizia Penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere». La ministra della Giustizia Cartabia, dopo aver visto i video pubblicati da questo giornale, ha rilasciato una dichiarazione in cui parla di «un tradimento della Costituzione: l’articolo 27 esplicitamente richiama il “senso di umanità”, che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario. Si tratta di un tradimento anche dell’alta funzione assegnata al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre in prima fila nella fondamentale missione – svolta ogni giorno con dedizione da migliaia di agenti - di contribuire alla rieducazione del condannato».

Nella giornata di ieri, sollecitata da Domani, la ministra non aveva voluto esprimersi. La portavoce di Cartabia aveva solamente risposto che: «Mai come in queste ore valgono le parole dette dalla ministra alla festa della polizia penitenziaria: “Nessuna violenza può mai trovare giustificazione. Ogni violenza dovrà sempre essere condannata, fermata e punita. Ma soprattutto pervenuta”».

«Di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole. Occorre attivarsi per comprenderne e rimuoverne le cause. Occorre attivarsi perché fatti così non si ripetano», continua la ministra.

La guardasigilli annuncia poi di aver chiesto «un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull’intera catena di responsabilità che ci auguriamo isolata» e di aver richiesto «una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il Capo del Dap, con il Garante nazionale delle persone private della libertà e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest’ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione».

«Oltre quegli alti muri di cinta delle carceri c’è un pezzo della nostra Repubblica, dove la persona è persona, e dove i diritti costituzionali non possono essere calpestati. E questo a tutela anche delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria, che sono i primi ad essere sconcertati dai fatti accaduti», conclude la ministra.

Il vertice al ministero

La dichiarazione di Cartabia arriva a poche ore dall’incontro al ministero di questa mattina hanno partecipato anche il capo del Dap, il magistrato Bernardo Petralia, il garante nazionale delle persone private delle libertà Mauro Palma e il sottosegretario Francesco Paolo Sisto.

Tutti si sono detti sconcertati dalle immagini pubblicate in esclusiva da questo giornale, esprimendo la più ferma condanna per la violenza e le umiliazioni inflitte ai detenuti, che non possono trovare scusanti né giustificazioni.

La ministra Cartabia ha chiesto un’ispezione nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e una serie di approfondimenti sull’intera catena di informazioni e responsabilità a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto.

Domani ha rivelato che l’ex capo del Dap, Francesco Basentini, era stato messo al corrente da Antonio Fullone, provveditore delle carceri campane, della “perquisizione straordinaria” che si è trasformata in spedizione punitiva. La sua risposta: «Hai fatto benissimo». Abbiamo chiesto al magistrato se l’allora ministro ne era stato informato, ma non ci è stata data risposta. Basentini, a ottobre 2020, aveva affermato a questo giornale di «non ricordare» se fosse stata avviata dal Dap un’ispezione nell’istituto di pena campano.

Nel corso della riunione, il Garante delle persone private di libertà Mauro Palma si è detto preoccupato per «la deriva culturale che evidenziano le immagini» delle violenze nel carcere.

La ministra e gli altri presenti hanno poi concordato sulla necessità di assumere queste e altre iniziative perché fatti analoghi non si ripetano, anche a salvaguardia della funzione e dell’immagine del corpo di polizia penitenziaria.

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