- Il presidente della Repubblica annuncia al Quirinale lo scioglimento delle camere, si vota il 25 settembre, il governo Draghi rimane in carica solo per gli affari correnti. Ma Sergio Mattarella, di fronte ai giornalisti nel salone delle Feste convocati per l’annuncio formale delle elezioni anticipate, appare più stanco di come lo si è visto in passato durante le crisi di governo.
- Ne ha affrontate tre in tutto, ma la caduta del presidente del Consiglio Mario Draghi per mano della Lega, di Forza Italia e del Movimento 5 stelle non è stata indolore. Lo aveva scelto lui stesso.
- Nel frattempo, Matteo Salvini ha già iniziato la campagna elettorale sui social utilizzando il vecchio topic dei migranti, e con un stile che ricorda i mesi del governo giallo-verde, l’epoca della cosiddetta “bestia”, sua “invincibile” macchina social.
Partire dalla fine dà l’idea del peso degli eventi degli ultimi giorni. Il presidente della Repubblica annuncia al Quirinale lo scioglimento delle camere, si vota il 25 settembre, il governo Draghi rimane in carica solo per gli affari correnti. Ma Sergio Mattarella, di fronte ai giornalisti nel salone delle Feste convocati per l’annuncio formale delle elezioni anticipate, appare più stanco di come lo si è visto in passato durante le crisi di governo.
Ne ha affrontate tre in tutto, ma la caduta del presidente del Consiglio Mario Draghi per mano della Lega, di Forza Italia e del Movimento 5 stelle non è stata indolore. Lo aveva scelto lui stesso. E la giornata di mercoledì al Senato segna il percorso della Repubblica: il capo dello stato ha dato fiducia ai partiti rimanendo al Quirinale oltre al settennato previsto dal suo mandato, e ripetendo, per la seconda volta, una rielezione che aveva un solo precedente, quello di Giorgio Napolitano.
Il prossimo futuro
Il capo dello stato si è quindi trovato davanti i soliti partiti indisciplinati, a cui ha dovuto ripetere cose già dette: «Lo scioglimento anticipato del parlamento è sempre l’ultima scelta da compiere». Soprattutto se, come in questo periodo, davanti alle camere «vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro paese».
La situazione politica che si è determinata, con una legislatura agli sgoccioli (la scadenza naturale era prevista per marzo 2023), non hanno lasciato altra scelta. In ogni caso, Mattarella ha tracciato la strada dei prossimi mesi, perché se è vero che si va a votare, c’è ancora un governo che può lavorare. E negli “affari correnti”, il perimetro entro cui può lavorare un governo dimissionario, rientra il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e tutti le leggi a esso collegate, i decreti legge urgenti e le norme per contrastare la pandemia.
Salvini guarda alle elezioni
Nel frattempo, Matteo Salvini ha già iniziato la campagna elettorale sui social utilizzando il vecchio topic dei migranti, e con un stile che ricorda i mesi del governo giallo-verde, l’epoca della cosiddetta “bestia”, sua “invincibile” macchina social. «Torna la sicurezza. torna il coraggio», si legge in un foto montaggio pubblicato su Twitter dove, oltre alla sua faccia, si vede una barca piena di migranti.
«Tornare a difendere i confini italiani dopo i ripetuti fallimenti della Lamorgese: lo farà il prossimo ministro dell’Interno», ha scritto. Eppure, poco prima, Sergio Mattarella ha lanciato una raccomandazione ai partiti: «Mi auguro che – pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale – vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia».
Salvini si è rinvigorito, giovedì ha incontrato mezzo partito: gli esponenti della Lega che hanno partecipato all’ultimo governo (ministri e sottosegretari), gli europarlamentari, deputati, senatori e ha convocato una serie di riunioni con economisti e tecnici. «Siamo già al lavoro per un futuro governo», ha fatto sapere il suo ufficio stampa.
Letta scarica Conte
A breve anche tutti gli altri partiti partiranno con la campagna. Si vota a fine settembre, quindi è verosimile che i simboli dei partiti andranno consegnati al ministero dell’Interno tra il 12 e il 14 agosto. Le liste con le candidature, invece, tra il 21 e il 23 del mese prossimo. Le date sono da definire, ma una cosa è certa: il Pd chiude l’esperienza del campo largo con il Movimento 5 stelle.
La veglia funebre si era svolta in Senato, nelle ore che hanno preceduto il voto di fiducia e l’uscita di scena di Draghi. Enrico Letta lo ha ufficializzato durante un’assemblea dei parlamentari del Pd: il campo non c’è più. Lo ha detto alla sua maniera: «Lo scenario è totalmente modificato», i democratici devono «concentrarsi su quello che siamo noi, a partire da quello che siamo noi». E in maniera ancora più inequivocabile ha detto: «C’è stato un cambio totale di paradigma e aggiustare quello che hanno fatto sarà molto difficile».
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