Un emendamento potrebbe consentire di sperimentare un’innovazione pensata per studenti e lavoratori che non abitano nel proprio comune di residenza. Si voterebbe da un’urna elettronica al seggio
- In autunno potrebbe essere sperimentato il voto elettronico, per la prima volta in Italia. Il Movimento Cinque stelle proporrà un emendamento al decreto Elezioni, quello che ha posticipato il voto delle comunali.
- Non stiamo parlando di i-voting, ovvero di voto digitale a distanza, ma di e-voting, una modalità per esprimere il proprio voto tramite un'urna elettronica allestita nei seggi elettorali.
- Essendo un esperimento il voto sarà solo simulato, quindi le preferenze espresse non saranno registrate nel computo effettivo. Insomma, si tratterebbe di una grande prova generale del futuro.
Per la prima volta in autunno potrebbe essere sperimentato il voto elettronico in Italia. Esercitare le proprie prerogative democratiche ancora oggi nel nostro paese è vero rebus per gli studenti e per i lavoratori che non abitato nel proprio comune di residenza. Qualcosa potrebbe muoversi, e le elezioni amministrative spostate al prossimo autunno potrebbe essere le prime con la presenza di seggi elettronici.
La situazione al momento è complessa sia dal punto di vista pratico sia amministrativo. Una spinta, forse decisiva, potrebbe darla il Movimento Cinque stelle che ha presentato un emendamento sul tema al decreto Elezioni, che è proprio quello che ha posticipato il voto delle comunali in programma inizialmente in primavera.
In attesa del Viminale
Alla fine del 2019 il Parlamento ha approvato una norma, sempre firmata dal Movimento Cinque stelle, per introdurre nel nostro paese la sperimentazione del voto elettronico per chi non ha il domicilio nel comune di residenza e per coloro che vivono all'estero. I primi sono costretti a muoversi, i secondi votano per corrispondenza.
La misura per essere applicata, però, ha bisogno di un ulteriore decreto attuativo di competenza del ministero dell'Interno, che al momento però non è stato ancora scritto. La prima scadenza era fissata per fine gennaio scorso, poi rinviata a al 30 giugno prossimo con il decreto Milleproroghe.
Ad oggi, dunque, pur esistendo una norma sulla sperimentazione non esistono le misure tecniche per organizzare un primo voto elettronico né è stato deciso quando iniziare. Il nuovo emendamento M5s interviene proprio qui: per spingere il Viminale a sbrigarsi, e quindi mettere a punto il provvedimento attuativo entro giugno, punta ad aprire la sperimentazione già con le prossime amministrative.
Tra settembre e novembre saranno 1.293 i Comuni chiamati al voto, con circa 20 milioni di italiani che si potranno recare alle urne per rinnovare i sindaci anche di grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna.
E-voting
L'emendamento è firmato dalla capogruppo Movimento Cinque stelle in commissione Affari costituzionali al Senato, Laura Mantovani, ma è frutto del lavoro del presidente dell'omologa commissione a Montecitorio, Giuseppe Brescia, che da anni si batte in tal senso. Era suo l'emendamento che ha introdotto la sperimentazione, ora invece chiede di arrivare a concretizzarla: «È inutile parlare di voto ai 16enni se poi tanti cittadini non possono esercitare concretamente il loro diritto di voto», spiega il deputato a Domani. «Se la tecnologia può aiutare, questo aiuto va preso in seria considerazione».
In ogni caso, non stiamo parlando di i-voting, ovvero di voto digitale a distanza, ma di e-voting, una modalità per esprimere il proprio voto tramite un'urna elettronica allestita nei seggi elettorali. Una volta a regime, riguarderebbe esclusivamente le elezioni di carattere nazionale, come le politiche, le europee e i referendum.
Una prova generale
Intanto, se l'emendamento venisse approvato, la sperimentazione, per la quale è già stato stanziato un milione di euro, partirebbe durante la tornata amministrativa d'autunno. Nei seggi dei comuni con più di 50 mila abitanti verranno allestiti degli spazi in cui collocare le urne elettroniche (dei totem con uno schermo e una tastiera) in cui i cittadini potranno indicare la loro preferenza. Essendo un esperimento è chiaro che il voto sarà solo simulato, quindi le preferenze espresse non saranno registrate nel computo effettivo. Insomma, si tratterebbe di una grande prova generale del futuro.
La novità impatterebbe soprattutto su quei milioni di cittadini che non vivono abitualmente nei comuni dove invece hanno la residenza, si pensi agli studenti universitari o ai lavoratori fuori sede. Come già scritto da Domani, si calcola che siano tra il milione e mezzo e i due milioni le persone che sono lontane dal proprio comune di residenza. Uno studio di Talents Venture stima che siano 440 mila solo gli studenti fuori sede.
Secondo Brescia, dal 2004 al 2018, lo Stato ha speso ben 60 milioni di euro per le agevolazioni di viaggio degli elettori: «Ci aspettiamo che il ministero dell’Interno esegua rapidamente una decisione del Parlamento, approvata d’altronde da due maggioranze diverse, l’ultima volta circa un mese fa», aggiunge. «Non ci sono più alibi, è stato un peccato aver perso l’occasione del referendum e ora dobbiamo sfruttare la finestra delle amministrative».
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