In Italia 4,9 milioni di persone vivono lontane dal comune in cui hanno la residenza. Quando però si avvicinano le elezioni sono obbligate a prendere autobus, treni e aerei e affrontare una strada lunga anche diverse ore per tornare a casa perché non è prevista la possibilità di votare fuori dal proprio comune.

Secondo i dati contenuti nella relazione Per la partecipazione dei cittadini. Come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto del 2018, quasi 730mila persone devono viaggiare tra le quattro e le otto ore (tra andata e ritorno), più di 450mila tra le otto e le dodici e oltre 680mila affrontano viaggi che durano più di dodici ore. Solo ad alcune categorie, come militari e forze dell’ordine, questo diritto è garantito. Tutti gli altri – studenti, lavoratori, chi si sposta per motivi di salute – o tornano nel comune in cui sono iscritti alle liste elettorali o non votano.

Costretti a viaggiare

Gli spostamenti dal luogo di residenza a quello di domicilio per molti fuorisede non sono definitivi, ma circoscritti a un determinato periodo di tempo, per cui non vale la pena (o comporta svantaggi, ad esempio, per l’accesso alle borse di studio) fare l’iter per cambiare residenza. Il paradosso sta anche nel fatto che i cittadini italiani residenti all’estero possono votare grazie alla legge costituzionale n. 1/2000 che prevede il voto a distanza, quelli che si spostano in un’altra regione sempre rimanendo nel territorio nazionale invece no.

Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 le compagnie aeree e ferroviarie avevano stipulato accordi con i ministeri per applicare sconti sul biglietto a chi decideva di tornare a casa per votare. Ma questa non può essere una soluzione definitiva, non tutti infatti hanno la possibilità di lasciare il proprio domicilio magari per più giorni consecutivi.

La legge

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Il problema si ripresenta puntuale nei mesi che precedono le elezioni: nonostante siano anni che si discute sul tema e nonostante i molti disegni di legge presentati in parlamento, non si è ancora arrivati a una soluzione definitiva.

E anche questa volta la storia rischia di ripetersi perché la possibilità che i fuorisede riescano a votare alle europee di giugno sta tramontando con il passare dei giorni. Una legge sul voto però esiste, è stata approvata alla Camera a luglio ed è attualmente ferma in Senato. Prevederebbe la possibilità di votare in un comune diverso dal proprio per elezioni politiche, europee e referendum.

«I tempi sono strettissimi, l’approvazione dovrebbe avvenire entro pochissimo tempo, massimo metà o fine febbraio. Speriamo nella buona volontà delle forze politiche. Le opposizioni sono a favore, la palla è in mano alla maggioranza», dice Thomas Osborn, membro del comitato Voto dove vivo.

La questione è collegata anche all’astensionismo, anche se «non basta questa misura per sradicare il problema – sottolinea Osborn –. Sicuramente però qualcuno dei 4,9 milioni vorrebbe andare a votare». Molti di questi, infatti, rientrano nel gruppo degli «astensionisti involontari», cioè coloro che hanno l’impossibilità materiale di andare alle urne per impedimenti fisici, materiali o di altro genere. Ne fanno parte, oltre ai fuorisede, gli anziani malati in casa e alcune persone con disabilità. Rappresentano il 10,5 per cento dell’elettorato.

La legge, se approvata, prevederà il voto anticipato presidiato nel luogo di domicilio. «Dal comune in cui è domiciliato, il fuorisede voterebbe per le persone candidate nel comune in cui è residente. Cioè, se io da Roma vado a studiare a Trieste, da Trieste due settimane prima delle elezioni voto su una scheda che riporta i nomi di chi è candidato a Roma – spiega Osborn –. È un meccanismo che consente di mantenere il legame politico e territoriale dato che si tratta in molti casi di un trasferimento temporaneo».

In piazza

Martedì 30 e mercoledì 31 gennaio a Roma, proprio per lanciare un ultimo appello alla politica prima che sia troppo tardi, The good lobby, Will media, Fantasanremo e le associazioni per il diritto di voto a distanza dei fuorisede (unite nella rete Voto sano da lontano), faranno una staffetta davanti al Senato.

L’obiettivo è sottolineare la necessità che l’iter legislativo si sblocchi entro il 15 febbraio e fare in modo che l’Italia non sia più il fanalino di coda in Europa. «Ci saremo anche noi di Voto dove vivo – dice Osborn –. L’idea è quella di lanciare un messaggio un po’ disperato per provare a sensibilizzare e a riportare l’attenzione sul tema».

Poi la manifestazione si sposterà a Sanremo, dove coinvolgerà alcuni cantanti fuorisede per motivi professionali. Per l’occasione è stata creata la Lega Fuorisede al Fantasanremo, con l’obiettivo di unire virtualmente durante la settimana sanremese chi vorrebbe avere la possibilità di votare agilmente.

Il voto in Europa

L’Italia rimane l’unico paese membro dell’Unione europea a non garantire il voto fuorisede, insieme a Malta e Cipro che però hanno dimensioni territoriali sensibilmente più ridotte. Come spiega il report Fuorisede al voto: realtà in Europa, miraggio in Italia di The good lobby e Io voto fuorisede, i paesi adottano diverse modalità per garantire il diritto di votare: voto per corrispondenza, delega, anticipato in un seggio speciale ed elettronico.

Il voto per corrispondenza è possibile in Spagna, Lussemburgo, Germania, Irlanda, Austria, Ungheria, Slovenia, Regno Unito e Polonia. In questo caso, coloro che sono impossibilitati a presentarsi al seggio elettorale possono esprimere il voto via posta.

Quello per delega invece è utilizzato in Francia, Regno Unito, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e Svezia e corrisponde all’incarico di un’altra persona che ha il compito di votare per l’elettore assente. In Danimarca, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Estonia e Portogallo è in vigore il voto anticipato in un seggio speciale, che prevede la possibilità di votare prima rispetto alla giornata stabilita per le elezioni.

Infine, c’è il voto elettronico, adottato per la prima volta dall’Estonia, dove è possibile votare nei giorni in cui è previsto il voto anticipato via internet. Basta possedere un computer e un documento di identità valido.

È bene sottolineare, inoltre, che alcuni paesi prevedono non una, ma più possibilità di voto per i fuorisede. Un fattore che aumenta ulteriormente le distanze dell’Italia dagli altri stati. «L’approvazione della legge – conclude Osborn – sarebbe un messaggio di apertura da parte della politica, anche perché i fuorisede sono soprattutto giovani. Un elemento da tenere presente in un paese in cui ci si lamenta della scarsa partecipazione giovanile».

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