- Alla sede del partito il ricordo di Sassoli e l’annuncio di un francobollo dedicato al «presidente per sempre». Ma la direzione slitta a stasera. Fra i quattro candidati alla segreteria non c’è accordo sulle modalità del voto, per il momento.
- Si lavora a una mediazione: il voto da remoto potrà essere concesso a malati e disabili, e agli iscritti all’estero che dovrebbero recarsi in un seggio in altre città. Ma la regola resta il voto in presenza.
- La sinistra e i sostenitori di Schlein insistono per accettare anche i click. Il segretario vuole evitare spaccature nella direzione, il timore che si materializzi una prima frattura nel Pd: «Dobbiamo restare uniti fino alla fine». I dubbi di Art.1.
Dalle 8 di mattina alle 12 e 30, al pomeriggio e infine alle 19. Il Pd rimanda l’appuntamento di quella che al momento si annuncia ancora come un’inevitabile conta fra chi chiede di “aprire” le primarie al voto online e chi invece non lo accetta. Da una parte, la prima, i sostenitori di Elly Schlein, capeggiati da Francesco Boccia, dall’altra tutti gli altri, con diverse sfumature, dal no più fermo di Stefano Bonaccini alle sfumature di Gianni Cuperlo. Anche la candidata Paola De Micheli è contraria.
Chi è per il no sostiene che sarebbe necessaria una modifica dello statuto, chi è per il sì dice che basta una modifica del regolamento, che ugualmente il segretario Enrico Letta non vuole concedere «in assenza del consenso di tutti».
In queste ore si lavora a una mediazione: concedere qualche deroga limitata a chi è impossibilitato a raggiungere i gazebo per malattia o disabilità, e per chi è iscritto all’estero ma ha il seggio in un’altra città rispetto a quella di residenza. Ma la regola resterebbe quella del voto in presenza.
Finirà così, con ogni probabilità. Ma il punto è capire come ci si arriverà: Letta vuole evitare a tutti i costi una spaccatura al momento voto. Il motivo non è banale: l’impressione che circola al Nazareno è che sarebbe una prima frattura destinata ad allontanare le diverse anime del partito. Al riparo dai microfoni c’è chi parla del rischio di un primo passo verso la scissione.
Intanto al Senato si era appena votato il decreto legge che proroga la possibilità di inviare aiuti militari all’Ucraina fino alla fine del 2023. Due senatrici del Pd si sono astenute, Enza Rando e l’ex segretaria Cgil Susanna Camusso, e altri due per errore hanno votato contro, Andrea Giorgis e Valeria Valente. Errore subito dichiarato, ma che ha dato il la alle polemiche di Italia viva, per voce di Raffaella Paita: «Il Pd prenderà le distanze dai senatori ribelli? Mi chiedo però a questo punto quale sia la vera linea del Pd e cosa voglia fare».
Sassoli «presidente per sempre»
Le accuse vengono rimandate al mittente. Ma il tema delle distanze interne, al di là della pur delicata vicenda Ucraina, nel Pd c’è. In qualche maniera Letta lo fa capire in tarda mattinata durante la commemorazione di David Sassoli, il presidente del parlamento europeo scomparso un anno fa. Con Alessandra Vittorini, la moglie di Sassoli, il segretario ha scoperto l’immagine di un francobollo dedicato al dirigente, emesso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy nella serie tematica «il Senso civico», stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e diffuso da Poste Italiane in trecentomila esemplari.
Letta ha ricordato l’amico e collega con commozione: «David è molto di più che soltanto un ricordo. L’abbiamo misurato in questo anno in cui ci è tanto mancato quanto il suo pensiero, il suo comportamento, le sue idee siano diventate per noi delle vere e proprie lezioni di vita e di politica», «Oggi è una giornata particolare nella quale contemporaneamente, mentre siamo qui, il Parlamento europeo sta ricordando il suo “presidente per sempre”. In questa giornata ci sono eventi un po’ in tutta Italia in memoria di David».
E non ha voluto evitare un riferimento al congresso in corso: «Il tema del rafforzamento della democrazia ci tocca nel nostro impegno di fare del Pd un partito democratico per davvero. Siamo impegnati nel percorso di un congresso difficile, è una grande responsabilità per tutti. Dobbiamo fare sì che funzioni, bene, uniti fino alla fine, con grande partecipazione di popolo».
La paura della scissione
L’appello alla «responsabilità di tutti» è all’indirizzo dei sostenitori di Elly Schlein e della sinistra di rito orlandiano. In queste ore Francesco Boccia ha combattuto per la possibilità del voto online in maniera anche ruvida.
Ma il ragionamento che si fa da questa parte è comprensibile: Letta non vuole mettere ai voti due posizioni contrastanti, e viene ritenuta legittima – e semplice da realizzare – l’aggiunta del voto online a quello dei gazebo, visto che gli sfidanti hanno chiesto modifiche più pesanti, dal diritto di tribuna alla riduzione delle firme per le candidature (i rappresentanti di Cuperlo e De Micheli).
Ma è sul punto del voto online che i dirigenti litigano di più. I sostenitori di Bonaccini accusano quelli di Schlein di aver paura dei militanti concreti e di preferire i click. A favore del voto da remoto interviene, curiosamente, Francesca Bria, esperta di digitalizzazione, data per vicina all’area di Andrea Orlando, ma comunque una consigliera Rai: «Il Pd ha implementato la più grande piattaforma digitale open source per la partecipazione alle Agorà democratiche», twitta, «contrapporre la partecipazione fisica a quella digitale è un errore politico. Questi strumenti, se ben governati, allargano la partecipazione democratica e rinvigoriscono la politica. Il resto sono solo pretesti, non all’altezza di un partito moderno e popolare».
I dubbi di Art.1
Sullo sfondo, ma neanche tanto, dello scontro sul voto online c’è anche la “questione” Art.1. La Ditta Speranza&Co ha qualche difficoltà interna a far digerire il rientro nel Pd. Difficoltà che nel corso delle ultime settimane sono aumentate. I dubbi, dalla base, sono risaliti fino ai vertici del piccolo partito nato da una scissione del Pd. Per i quali era sostenibile la posizione di riprendere la tessera della casa-madre finché si trattava di tornare in un partito rinnovato con un congresso costituente, con un nuovo manifesto dei valori, con un minimo di allargamento della sua base. Ma ormai è chiaro che della rivoluzione annunciata da Letta all’indomani della sconfitta elettorale del 25 settembre non è rimasto molto: il manifesto dei valori non sarà modificato nel profondo, come chiedeva Roberto Speranza, la fase costituente di fatto non è mai partita. Ora il no sostanziale al voto online certifica la chiusura a riccio a tutti i cambiamenti richiesti. I sostenitori di Schlein sono molto preoccupati: hanno considerato i voti di Art.1 come “naturalmente” confluenti sulla candidatura dell’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna.
Tutto rimandato alla serata
La direzione si riunirà alle 19, al netto di un nuovo contrordine. Questo sta dando la possibilità di trovare un accordo, che sembra ormai a portata di mano. Il rinvio è in qualche modo un atto dovuto: il calendario delle camere oggi è fitto (il Senato ha affrontato il decreto Ucraina in mattinata, nel pomeriggio alla camere si è svolto il voto di fiducia sul decreto Aiuti Quater).
E alle 18 alla Chiesa del Gesù, a Roma, si svolgerà una messa in ricordo di Sassoli. Concelebrano due amici di lunga data del presidente del parlamento europeo, padre Francesco Occhetta e il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana.
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