Il 27 aprile scade l’embargo di sei mesi previsto a Palazzo Madama «dopo la tagliola» di Lega e Fratelli d’Italia. Erano intervenuti contro il testo il Vaticano e i gruppi Pro Vita, ma Zan specifica che non sarà fatto nessun un passo indietro, sarà presentato «lo stesso testo»
«Riprende la battaglia contro l’omotransfobia: ripresentiamo il ddl Zan mercoledì prossimo in Senato». Lo ha detto il deputato del Partito democratico Alessandro Zan in una intervista a La Repubblica. Il disegno di legge contro l'omofobia si proponeva di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità, ma è stato bloccato al Senato il 27 ottobre scorso. «L’ultima immagine – ha detto il deputato - è quella dell’applauso sgangherato e violento delle destre, da ultrà dello stadio, che ha fatto il giro del mondo, facendoci quasi vergognare di essere italiani». Il 27 aprile scade l’embargo di sei mesi previsto a Palazzo Madama «dopo la tagliola», spiega Zan e il Pd si prepara a farsi avanti di nuovo.
La tagliola
La tagliola è la procedura parlamentare prevista dal regolamento del Senato all'articolo 96 sulla "Proposta di non passare all'esame degli articoli" infatti prevede che «Prima che abbia inizio l'esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame». Dopo lo stop non è possibile ripresentare il testo per sei mesi. La proposta di bloccare il disegno di legge era stata avanzata da Lega e Fratelli d’Italia ed era passata con 154 senatori a favore, 131 i contrari e due astenuti.
All’epoca erano intervenuti contro il testo anche il Vaticano e i gruppi Pro Vita, ma Zan specifica che non sarà fatto nessun un passo indietro, sarà presentato «lo stesso testo, perché è quello che aveva avuto il via libera alla Camera a larga maggioranza, voluto da Pd, M5S, Leu e anche da Italia Viva», sebbene il partito di Matteo Renzi all’ultimo minuto aveva deciso di proporre modifiche.
Cosa prevede
La proposta di legge che era stata approvata in prima lettura alla Camera il 4 novembre ed è stata affossata prevede l'estensione dei cosiddetti reati d’odio per discriminazione razziale, etnica o religiosa (articolo 604 bis del codice penale), a chi compia discriminazioni verso omosessuali, donne, disabili.
Nel dettaglio, il testo stabiliva la reclusione fino 18 mesi o una multa fino a 6 mila euro per chi commette o istiga a commette atti di discriminazione; c'è il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza, o per chi partecipa a organizzazioni che incitano alla discriminazione o alla violenza. Alle discriminazioni omofobe viene estesa un’aggravante che aumenta la pena fino alla metà.
Il testo prevede una “clausola salva idee”, che fa salve “la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”.
Il testo prevedeva inoltre che il 17 maggio divenisse la giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, dedicata a promuovere, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, il rispetto e l'inclusione e contrastare pregiudizi e discriminazioni.
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