- Alla fine hanno vinto Lega e Fratelli d’Italia, la destra radicale insomma. Ma anche e soprattutto trionfa la base ideologica da cui traggono ispirazione Matteo Salvini e Giorgia Meloni: il popolo Pro Vita, rappresentato dall’associazione omonima Pro Vita e Famiglia.
- Il dibattito sul disegno di legge Zan contro l’omofobia è stato influenzato sistematicamente dall’organizzazione il cui presidente si chiama Antonio Brandi. E dove lavora il figlio del capo di Forza Nuova. L’ultima interferenza riguarda l’intervento della Congregazione della dottrina del Vaticano che esprime “chiara riprovazione” sull’ideologia gender. Intervento stimolato da una lettera inviata a luglio da Pro Vita.
- La onlus è parte della vasta rete del family day e del World congress of families, il più importante summit dei conservatori contrari all’aborto e difensori della famiglia tradizionale.
Alla fine hanno vinto Lega e Fratelli d’Italia, la destra radicale insomma. Ma anche e soprattutto trionfa la base ideologica da cui traggono ispirazione Matteo Salvini e Giorgia Meloni: il popolo Pro Vita, rappresentato dall’associazione omonima Pro Vita e Famiglia.
Il dibattito sul disegno di legge Zan contro l’omofobia è stato influenzato sistematicamente dall’organizzazione il cui presidente si chiama Antonio Brandi. La onlus è parte della vasta rete del family day e del World congress of families, il più importante summit dei conservatori contrari all’aborto e difensori della famiglia tradizionale. Dell’associazione fa parte anche Alessandro Fiore, figlio del leader neofascista Roberto Fiore arrestato per l’assalto No Green pass alla sede della Cgil del 9 ottobre.
Le tesi contro il “gender” di Pro Vita sono state veicolate non solo attraverso canali di comunicazione dell’organizzazione, ma sono arrivate fin dentro le istituzioni, in particolare nella commissione Giustizia deputata a delineare il testo da votare in aula. E in ultimo, il gran colpo messo a segno con il Vaticano, reso noto la sera prima del voto al Senato che ha affossato definitivamente il disegno di legge.
Vaticano pro Brandi
La Congregazione per la dottrina della Fede della Santa Sede ha risposto con una sorta di parere, che assomiglia più a una linea guida da seguire per il buon cattolico. La risposta è stata stimolata da una lettera di Pro Vita inviata a luglio scorso.
Il parere dell’autorità dottrinale vaticana sposa la linea dei cattolici oltranzisti e parla di “chiara riprovazione” dell’ideologia gender: «Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull’ideologia gender ha espresso ‘chiara riprovazione’ tramite numerosi interventi di Papa Francesco».
Giubilo in casa Pro Vita e Brandi. Una risposta che legittima le battaglie della onlus, portate avanti con personaggi legati all’estrema destra anche neofascista. «Siamo grati alla Santa Sede per la risposta chiara e inequivocabile», ha dichiarato Brandi, che si appella ai politici cattolici di «destra e di sinistra», cui chiede «di respingere il Ddl Zan e scongiurare il lavaggio del cervello dei bambini che promuove nelle scuole italiane».
Peraltro è la Congregazione vaticana che ringrazia Pro Vita nella lettera inviata all’associazione: «Ringraziamo Pro Vita per il lavoro di difesa della vita, dal concepimento al suo termine naturale, e a vantaggio di una vera cultura della famiglia». Parole che sembravano distanti dalle aperture promesse di Papa Francesco, spesso contestato dalla destra nazionalista e dai cattolici conservatori per le sue posizioni apparentemente più morbide sui diritti civili.
Pro Vita così come la Congregazione citano l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco, paragrafo 56, che critica gli «orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina», e considera «inquietante che alcune ideologie di questo tipo (…) cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini».
Cattolici e fascisti
Domani aveva raccontato in una lunga inchiesta “le infiltrazioni neofasciste” nel mondo prima dei cattolici conservatori di Pro Vita e da lì il salto nel variegato universo No-Vax e No Green pass. L’avvocato Alessandro Fiore, figlio del leader di Forza Nuova, fa parte della redazione del mensile della onlus di Brandi ed è sempre molto attivo nelle iniziative contro aborto e famiglia tradizionale. Lui è uno dei punti di intersezione tra i due mondi.
Fiore e Brandi hanno replicato spiegando che Forza Nuova non ha nessun ruolo in Pro Vita, accusandoci di utilizzare il cognome del figlio del capo neofascista per portare avanti la tesi dell’infiltrazione. In realtà i fatti confermano non solo che Fiore junior è dentro Pro Vita, ma anche che il giovane avvocato è in contatto con militanti di Forza Nuova: le prove sono nelle informative dei carabinieri del Ros che hanno indagato sugli estremisti neri e nei documenti societari che vedono il ragazzo azionista di una srl insieme a personaggi di quel giro.
Su Brandi invece, come lui stesso ha ammesso, esistono rapporti personali con il leader di Forza Nuova. A partire dal misterioso appartamento comprato da Fiore e che Brandi, dopo aver pagato quasi 150 mila euro, ha lasciato in uso al politico per anni. Questione su cui Brandi continua a non rispondere.
Sulla centralità di Fiore all’interno di Pro Vita c’è poi l’attivismo dimostrato nella guerra al Ddl Zan. Sia Forza Nuova che l’associazione di Brandi condividono la medesima tesi. E quando la Lega aveva proposto di portare in commissione 170 tra esperti e associazioni per ascoltare il loro punto di vista, Pro Vita era nell’elenco.
Alla fine le audizioni non sono state fatte, tuttavia le organizzazioni invitate hanno depositato delle memorie: dall’archivio ufficiale risulta che le osservazioni portano la firma di «Alessandro Fiore – Pro Vita e Famiglia». Il titolo del documento depositato è “Analisi delle definizioni di cui all’art. 1 e della “clausola salva idee” di cui all’art. 4 del ddl Zan”. Svolgimento: «Con la presente mi permetto di condividere alcune riflessioni che ritengo possano essere utili nel dibattito relativo al disegno di legge A.S. n. 2005, c.d. “ddl Zan”, anzitutto, evidenziando alcune delle maggiori criticità, dal punto di vista concettuale e dell’indeterminatezza, delle definizioni di “genere” e di “identità di genere”». E ancora: «La questione sulla natura “non binaria” e fluida del “genere” si traduce in un problema di indeterminatezza...».
Concetti che ritroviamo nel parere della Congregazione per la dottrina della Santa Sede e in molti interventi parlamentari della destra istituzionale, nonché in altrettanti discorsi dei vertici del partito neofascista Forza Nuova, su tutti Roberto Fiore, il padre dell’avvocato Fiore di Pro Vita, la vera vincitrice di questa guerra sui diritti.
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