In tre ore di domande mai toccati temi come sanità, scuola e lavoro. Meloni difende Elon Musk ed evoca «strategie» contro la sorella Arianna
Ci sono molti dubbi che Elon Musk abbia avuto il tempo di seguire la conferenza stampa della sua amica Giorgia Meloni. Forse, però, il suo referente italiano Andrea Stroppa avrà provveduto a compilare per lui un ampio resoconto dell’evento romano.
Si può star certi, allora, che lo straripante ego del miliardario si sarà sentito gratificato dal fatto che almeno una decina delle 40 domande rivolte alla presidente del Consiglio si siano concentrate sui suoi presunti affari con Roma e le sue interferenze nella politica interna di paesi sovrani.
Vista dall’Italia, invece, resta la sorpresa che in quasi tre ore di botta e riposta il discorso non sia mai caduto su temi come la sanità pubblica in disarmo e le scuole che cadono a pezzi. Un unico quesito ha riguardato il calo della produzione industriale così come il lavoro, con Meloni che ha parlato di un non meglio precisato «accordo raggiunto con Stellantis», forse riferendosi al recente vertice al ministero delle Imprese in cui i manager della multinazionale hanno solo aggiornato le promesse dei mesi scorsi.
Ormai è andata, come si dice in questi casi. E allora partiamo proprio da Musk per questa breve pagella ragionata su alcuni punti chiave della performance della presidente del Consiglio.
Musk
Poteva cavarsela in poche battute, smentendo che sia stato firmato un contratto con SpaceX. Invece Meloni ha difeso le sparate di Musk contro i governi di Germania e il Regno Unito, paesi alleati, liquidandole come opinioni personali. C’è stata un’unica presa di distanze, in questo caso inevitabile, dagli insulti del padrone di Tesla alla ministra britannica Jess Philips. Per il resto la premier ha divagato, adottando la nota tattica difensiva “E allora Soros?” come ha efficacemente sintetizzato in conferenza stampa la collega di Domani, Daniela Preziosi.
Non è mancata la consueta parentesi vittimistica: “io sono stata bannata svariate volte” da quegli altri, che poi sarebbero Twitter (prima di essere comprata da Musk) e Facebook. Quindi, in base a questa logica, gli errori passati (ammesso e non concesso che siano tali) dei suoi avversari giustificherebbero anche gli eccessi attuali del suo amico. Un ragionamento da social network più che da capo del governo di un paese democratico. Intanto Musk ringrazia e in serata con un post su X ha celebrato la “sconfitta” di Soros.
VOTO 2
Sala e Belloni
Caso ha voluto che la conferenza stampa sia andata in scena all’indomani della liberazione della giornalista Cecilia Sala, incarcerata senza motivo dal regime iraniano. Un successo che Meloni ha giustamente rivendicato senza eccedere nella retorica.
Anche sulla vicenda, politicamente molto difficile da gestire, delle dimissioni di Elisabetta Belloni, sono arrivate parole di stima per la direttrice uscente della struttura di coordinamento dei servizi segreti. Senza però rinunciare a un’allusione a prossimi incarichi all’estero (a Bruxelles?) di una funzionaria “ambita anche fuori dai confini nazionali”. Istituzionale
VOTO: 8
Riforme, tasse (e pensioni)
Qui la premier non riesce a sfoggiare i successi dell’azione di governo, perché c’è il rischio forte che le due riforme bandiera della maggioranza – premierato e autonomia – restino impantanate tra sentenze della Consulta e litigi nel centrodestra.
Così Meloni può solo promettere che sulle riforme «si va avanti». Stessi toni sulle tasse: «va dato un segnale al ceto medio». Non è granché. E fortuna che non è stato toccato il tema delle pensioni, proprio nel giorno in cui la Cgil denuncia l’intenzione dell’Inps (che smentisce) che sarebbe pronta ad alzare i requisiti d’età per lasciare il lavoro. Il contrario di quanto si è a lungo lasciato intendere dalla maggioranza.
VOTO 4
Terzo mandato
A proposito di fuoco amico nella maggioranza, Meloni approfitta dell’occasione per confermare che il governo impugnerà la legge della regione Campania per il terzo mandato del presidente De Luca e allo stesso tempo rilancia le ambizioni di Fratelli d’Italia per la poltrona di governatore del Veneto: “una candidatura da considerare”, al posto dell’uscente Zaia, già eletto due volte. Schiaffoni a Salvini.
VOTO 6
Forze dell’ordine
A Milano la magistratura indaga sulla morte di un ragazzo di origini egiziane inseguito e speronato da un’auto dei carabinieri, con video e registrazioni audio che potrebbero giustificare l’ipotesi di reato di “omicidio volontario con dolo eventuale” da parte del militare alla guida.
Alla premier arriva invece una domanda sul caso del carabiniere indagato per eccesso di legittima difesa per aver ucciso un rifugiato straniero che aveva accoltellato alcuni passanti. Un carabiniere che sarà premiato con una medaglia, annuncia Meloni, promettendo che il governo si impegnerà per cambiare le norme sulla legittima difesa. Propaganda.
VOTO 4
Rispetto
Già nella sua introduzione in apertura di conferenza stampa la premier ha chiesto rispetto dalla stampa che riporta fatti mai avvenuti e le avrebbe attribuito dichiarazioni mai rilasciate. Poi, sollecitata da una domanda, torna sull’argomento lamentando (di nuovo) la mancanza di rispetto e per due volte tira in ballo una presunta strategia dietro questo continuo voler raccontare cose non vere a proposito della sorella Arianna.
«Chiederò a mia sorella che cosa ne pensa se trova un minuto mentre stipa tutta questa gente nei gangli dello Stato», ha chiosato ironica di Meloni, che sembra essersi momentaneamente dimenticata di non essere più la leader dell’opposizione in cerca di visibilità e rispetto (appunto) ma alla guida di un governo con una maggioranza schiacciante in Parlamento e nel paese. Disco rotto.
VOTO 5
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