Parlando a New York con Henry Kissinger il ministro degli esteri cinese Wang Yi dice che se la legge sarà violata la Cina intraprenderà «azioni risolute per salvaguardare la sovranità e l'integrità territoriale del paese». E aggiunge: «C'è un vecchio detto in Cina: è meglio perdere mille soldati che un palmo di terreno»
Pechino potrebbe invocare la legge anti secessione per risolvere le controversie con Taiwan e ottenere le riunificazione dell’isola. Lo ha detto Wang Yi, ministro degli Esteri e consigliere di stato cinese, nel corso di un incontro a New York con l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger. «Raggiungere una riunificazione pacifica è il nostro più grande desiderio e faremo del nostro meglio per ottenerla», ha detto Wang a Kissinger. «Ma deve essere chiaro che quanto più dilagante è l’indipendenza di Taiwan e tanto meno la soluzione della questione di Taiwan sarà pacifica». «C'è un vecchio detto in Cina: è meglio perdere mille soldati che un palmo di terreno».
Il contesto
La legge, in vigore dal 2005, è stata concepita sotto la presidenza di Hu Jintao, predecessore di Xi Jinping, e fornisce un quadro giuridico che permette a Pechino di gestire con “mezzi non pacifici” la questione dell’indipendenza di Taiwan. In particolare, la norma legittima un intervento armato contro il Movimento per l’indipendenza di Taiwan in caso di dichiarazione unilaterale di indipendenza.
Le parole di Wang Yi, riportate in una dichiarazione del ministero degli Esteri, arrivano in un contesto, e di fronte a un interlocutore, non casuali. I rapporti tra Usa e Cina, da tempo deteriorati, rischiano uno strappo decisivo da quando, ad agosto, la speaker della Camera Nancy Pelosi ha fatto visita a Taipei provocando una reazione muscolare di Pechino, che ha dato il via a imponenti esercitazioni militari intorno all’isola.
A esacerbare ulteriormente il conflitto diplomatico l’approvazione bipartisan del Taiwan Policy Act, con cui Washington ha autorizzato 4,5 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza di Taiwan, includendo così il governo di Taipei tra i principali alleati non appartenenti alla Nato.
Da ultimo, la dichiarazione del presidente Joe Biden, che si assume l’impegno a «difendere Taiwan con le armi» in caso di necessità.
L’invito agli Usa
«Se la legge anti secessione venisse violata, la Cina intraprenderebbe azioni risolute, in conformità con la legge, per salvaguardare la sovranità e l'integrità territoriale del paese», ha detto Wang.
Con questa formula, più evocativa che programmatica, il ministro degli Esteri ha inviato un messaggio all’altra grande superpotenza, affidandolo a un emissario di lusso. Henry Kissinger, che da Wang ha ricevuto le congratulazioni per il suo imminente centesimo compleanno, gode di grande considerazione in Cina per essere stato un pioniere della normalizzazione nei rapporti tra i due paesi, restando sempre fedele a una concezione realista degli equilibri geopolitici.
Nell’anno in cui ricorre il 50esimo anniversario della storica visita di Kissinger al premier Zhou Enlai, il ministro degli Esteri cinese si rivolge all’ex numero uno della diplomazia americana contestando l’atteggiamento di Washington, dove «l’opinione prevalente è che la politica di impegno decennale con Pechino sia un fallimento».
E citando le osservazioni che Kissinger espresse nel 2019, secondo cui le relazioni bilaterali erano “ai piedi di una guerra fredda”, Wang ha invitato gli Stati Uniti a ritornare a una politica estera razionale e pragmatica, ricordando che «lo scoppio di una nuova guerra fredda sarà un disastro non solo per la Cina e gli Stati Uniti, ma anche per il mondo intero».
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