I dettagli saranno noti con l’annuncio definitivo, per ora dell’accordo tra Israele ed Hezbollah c’è una bozza di documento su cui concordano quasi tutti. Le riserve israeliane saranno sciolte nella riunione del gabinetto di guerra che avverrà nella serata del 26 novembre.

I ministri più estremisti del governo hanno chiesto chiarimenti al premier Benjamin Netanyahu che sembra intenzionato ad accettare la tregua mediata dagli Stati Uniti grazie ai negoziati portati avanti dal consigliere americano Amos Hochstein. Ma cosa prevede l’accordo al momento?

La bozza in discussione dovrebbe prevedere un cessate il fuoco per 60 giorni. In questo lasso di tempo le popolazioni che risiedevano nei pressi del confine dall’una e dall'altra parte dovrebbero poter fare ritorno nelle loro case.

Punto per punto

In caso di parere positivo da entrambe le parti, entro 36 ore è previsto il ritiro delle truppe israeliane che hanno invaso il territorio libanese oltre due mesi fa, mentre il sud del paese arabo sarà svuotato dalle milizie filoiraniane di Hezbollah che dovranno ritirarsi a nord del fiume Litani. La tregua porterà ovviamente a un immediato cessate il fuoco con la fine dei raid aerei dello stato ebraico che in questi mesi si sono concentrati soprattutto nella valle della Beeka e nei sobborghi a sud della capitale Beirut.

Il confine vedrà un rafforzamento del dispiegamento militare dell’esercito regolare libanese, al momento si discute di inviare cinquemila soldati in più. La missione di pace delle Nazioni unite, Unifil (colpita più volte in questi 66 giorni sia da Israele che da Hezbollah), verrà rafforzata ma al momento non sono in discussione cambiamenti riguardo le regole di ingaggio.

Le forze di sicurezza libanesi devono sorvegliare sul transito delle armi affinché non vadano a finire nelle mani del gruppo sciita guidato dal neo segretario Naim Qassem.

I punti critici

Tra i punti più delicati da discutere c’è la clausola secondo cui l’esercito israeliano può intervenire militarmente in Libano ogni qualvolta in cui ritiene che la sua sicurezza nazionale è in pericolo. L’altro è quello che riguarda i paesi che faranno da garanti nell’accordo. Al momento sono previsti gli Stati Uniti e la Francia, per volere di Beirut. Israele vorrebbe come garanzia il Regno Unito, ma al momento la situazione è ancora in fase di stallo.

La vera incognita, però, è ciò che accadrà nei prossimi mesi. Un accordo di questo tipo ricorda altri passati come quello del 2006 che non hanno però risolto le tensioni militari. Affinché si arrivi a una pace duratura i due paesi devono risolvere le dispute sulla demarcazione di un confine chiaro e netto tra le parti. Questo accordo dovrebbe portare a futuri negoziati. Resta da capire quanto le parti abbiano la voglia di farlo.

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