Secondo il Consiglio europeo verranno fermati subito due terzi delle importazioni, entro fine anno il 90 per cento. Resta l’eccezione sull’oleodotto Druzhba che arriva in Ungheria e Germania. Tavolo al ministero dello Sviluppo sulle sorti della raffineria Isab-Lukoil in Sicilia e il polo industriale dell’area
C’è l’accordo sull’embargo del petrolio russo via nave: riguarderà due terzi dalle forniture di Mosca, ma secondo il Consiglio europeo il 90 per cento delle importazioni totali sarà bloccato entro fine anno. Nel pomeriggio è previsto un tavolo al ministero dello Sviluppo economico sulle sorti della raffineria siciliana Isab-Lukoil che al momento si approvvigiona interamente di greggio russo.
Il petrolio ha segnato un leggero rialzo questa mattina sui mercati asiatici. Il Brent viene scambiato a quota 123,32 dollari al barile (+1,47 per cento) mentre il Wti è scambiato a quota 118,66 (1,26 per cento).
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nella notte ha ringraziato l’Unione europea anche se è passato «molto tempo» dalle ultime misure contro Mosca approvate da Bruxelles. Ieri si era collegato in video con i 27 per sollecitarli ad approvare l'embargo.
Il presidente Michel
L’accordo è stato raggiunto faticosamente e nella notte. Il compromesso prevede che, oltre al blocco entro la fine dell'anno di tutte le importazioni via mare (il 75 per cento del totale), vi sia però una eccezione per il greggio che arriva nell'Ue attraverso l'oleodotto Druzhba (Amicizia) che arriva fino in Ungheria e Germania.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, questa mattina ha salutato l’embargo come un «risultato straordinario» in grado a suo dire di esercitare «la massima pressione sulla Russia per porre fine alla guerra» che nel frattempo è giunta al 97esimo giorno. «Le sanzioni avranno un impatto immediato sul 75 per cento delle importazioni di petrolio russe, ed entro la fine dell'anno, il 90 per cento del petrolio russo importato in Europa sarà bandito», ha ribadito Michel. Questo perché altri due paesi che ricevono petrolio attraverso l'oleodotto Druzhba – la Germania e la Polonia – si sono impegnati a non farne più uso dalla fine dell'anno in poi.
Nella serata di ieri, Michel ha inoltre dichiarato che «nelle ultime ore e nei giorni scorsi c'è stata una forte speculazione su una (presunta) mancanza di unità europea e penso che più che mai sia importante dimostrare che sappiamo essere forti, che sappiamo dimostrare fermezza, che sappiamo tenere duro per difendere i nostri valori e i nostri interessi». La presidente Ursula von der Leyen aveva annunciato l’embargo e il sesto pacchetto di sanzioni il 4 maggio, ma il veto dell’Ungheria e la contrarietà di altri paesi europei maggiormente dipendenti dalla Russia aveva portato a un blocco iniziale sulle sanzioni.
Il pacchetto europeo RePowerEu varato il 18 maggio ha stanziato due miliardi per le infrastrutture petrolifere e per far fronte ai disagi che potrebbero derivare dallo stop.
Fermare gli attacchi
Il Consiglio europeo, si legge in un documento redatto al termine della sessione di ieri, «condanna risolutamente la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Esorta la Russia a fermare immediatamente i suoi attacchi indiscriminati contro civili e infrastrutture, e a ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le sue truppe e l'equipaggiamento militare dall'intero territorio dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti». Inoltre viene lanciato un appello a Mosca affinché consenta «l'accesso umanitario immediato e il passaggio sicuro di tutti i civili interessati.
Il Consiglio europeo si attende il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, compresa la Convenzione di Ginevra relativa al trattamento dei prigionieri di guerra. Chiede inoltre alla Russia di consentire immediatamente il ritorno in sicurezza degli individui ucraini trasferiti con la forza in Russia». Oggi, secondo giorno di Consiglio, i 27 si concentreranno su come sbloccare le forniture di grano.
La Sicilia
Intanto preoccupa la sorte del polo siciliano della raffinazione su cui i sindacati lanciano l’allarme da settimane. Nel pomeriggio è stato convocato un tavolo al ministero dello Sviluppo economico per affrontare l’eventuale crisi con la sottosegretaria Alessandra Todde. Parteciperanno i comuni di Siracusa, Augusta e Melilli, il prefetto di Siracusa, Confindustria Siracusa, l’Unione energie per la mobilità, la Regione Sicilia, le organizzazioni sindacali.
Il tavolo è dedicato all'area industriale che di fatto ruota attorno all’impianto Isab-Lukoil e che oltre a garantire il 25 per cento dei prodotti raffinati in Italia, serve il sistema elettrico dell’isola. La raffineria, si legge, è già alle prese con tutti gli effetti boomerang delle sanzioni alla Russia. A quanto riportato dal direttore della raffineria, Claudio Geraci, infatti, il polo sta risentendo di vari blocchi delle linee di credito, situazione che ha comportato la dipendenza totale dal greggio russo.
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