Niente da fare, le trattative tra Hamas e Israele sono ancora in una fase di stallo. I mediatori di Egitto e Qatar hanno consegnato ieri mattina una bozza ai funzionari di Hamas per un accordo che arrivi a tregua nella Striscia di Gaza a circa un mese esatto di distanza dalla ripresa dei bombardamenti da parte dell’esercito israeliano.

La risposta ufficiale circolata all’ora di pranzo di ieri è che l’organizzazione palestinese si prende 48 ore di tempo per decidere «poiché il movimento sta ancora conducendo consultazioni approfondite all'interno del suo quadro di leadership, così come con le fazioni, al fine di formulare una posizione unitaria».

La risposta ufficiosa è che probabilmente la proposta verrà rispedita indietro al mittente. Secondo quanto riferisce la Bbc, che cita un funzionario palestinese, Hamas ha intenzione di rifiutare l’accordo che prevede un cessate il fuoco a Gaza di sei settimane e chiedeva all’organizzazione di deporre le armi. Il motivo? Nella bozza non ci sarebbe alcun impegno per porre fine alla guerra e per il ritiro delle truppe israeliane in cambio della liberazione di metà degli ostaggi ancora nella Striscia. Sicurezze sul futuro che al momento lo stato ebraico non vuole dare.

Perse le tracce

E proprio sugli ostaggi, preoccupano le sorti di Edan Alexander il prigioniero israelo-americano di cui si sono perse le tracce. Le Brigate Al-Qassam, il braccio armato dell’organizzazione palestinese, hanno affermato di aver perso i contatti con il gruppo che lo tiene in custodia dopo un bombardamento israeliano sulla loro postazione.

Soltanto alcuni giorni fa le Brigate avevano diffuso un video di Alexander come prova della sua sopravvivenza. La notizia ha suscitato proteste in Israele, nel giorno in cui tre premi Nobel, Aharon Ciechanover, Avraham Hershko e Ada Yonath, hanno sottoscritto la lettera di 3.000 operatori sanitari israeliani nel quale si chiede la fine della guerra e il ritorno degli ostaggi a casa.

Netanyahu vs Macron

Il presidente Emmanuel Macron ha lanciato l’iniziativa di una conferenza internazionale che la Francia presiederà insieme all’Onu per chiedere il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, l’entrata di aiuti umanitari nella Striscia e la prospettiva di una soluzione politica di lungo periodo che parte dal riconoscimento dello stato della Palestina. Della proposta ne ha parlato con il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un colloquio telefonico nel quale i due hanno espresso pareri nettamente contrastanti.

Al telefono Macron ha condannato il massacro di civili in corso nella Striscia e ha ribadito la volontà di riconoscere uno stato palestinese. Da parte sua, Netanyahu ha condannato con fermezza le sue parole e ha detto che un futuro stato palestinese «costituirebbe un grande premio per il terrorismo». Durante il colloquio telefonico, il leader del Likud ha detto che uno stato palestinese «a pochi minuti dalle città israeliane diventerebbe una roccaforte del terrorismo iraniano» e «la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica israeliana si oppone categoricamente a questo».

Netanyahu ha detto anche che l’Autorità nazionale palestinese non è garanzia di sicurezza, dato che finora non ha condannato gli attacchi del 7 ottobre e sotto la sua gestione, ha aggiunto, «i bambini vengono educati alla distruzione di Israele e gli assassini di ebrei ricevono premi in denaro».

I numeri della guerra

Intanto il ministero della Salute di Gaza ha aggiornato il bollettino sui morti nella Striscia a partire dal 7 ottobre scorso. Dal giorno degli attacchi di Hamas sono state uccise almeno 51mila persone e ferite 116.343, di queste almeno diciassette sono morte nelle ultime 24ore. Nell’ultimo mese, da quando sono ripresi i bombardamenti, sono morti 1.630 palestinesi e feriti più di 4mila.

Tensioni interne

Il premier israeliano deve far fronte anche alle pressioni interne provenienti dai suoi alleati dell’estrema destra. Dopo che in mattinata ha visitato insieme ai soldati israeliani il Nord della Striscia, è stato costretto ad annullare la riunione del gabinetto di Sicurezza su Gaza prevista per ieri, dopo che il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha annunciato l'intenzione di boicottare tali incontri se il capo dello Shin Bet Ronen Bar parteciperà.

Bar era stato licenziato da Netanyahu dopo che i due non andavano più d’accordo da diversi mesi, ma la Corte suprema israeliana ha deciso di sospendere il provvedimento dopo che le opposizioni hanno presentato una petizione per reintegrarlo. La decisione è attesa nei prossimi giorni, il tempo massimo concesso alla Corte per esprimersi è il 20 aprile.

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