Mentre il presidente russo parla per la prima volta dell’incidente avvenuto mercoledì. Gli ucraini non confermano né smentiscono l’abbattimento, ma funzionari di Kiev stanno iniziando a fornire una spiegazione per il disastro dell’aereo
Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato per la prima volta dell’abbattimento dell’aereo da trasporto russo Il-76, precipitato mercoledì vicino al confine ucraino. L’aereo è stato abbattuto dagli ucraini, ha affermato. «In nessuna circostanza potrebbe essersi trattato di fuoco amico». Putin ha aggiunto di non sapere se sia stato fatto volontariamente o per errore «ma di certo sono stati gli ucraini».
A oltre 48 ore dal disastro, le autorità ucraine, invece, restano chiuse in un riserbo quasi totale. Dopo aver chiesto ai suoi cittadini di aver pazienza e aver richiesto un’indagine internazionale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è più tornato sulla questione. E anche se tutto continua a puntare su un abbattimento compiuto da missili ucraini, che Kiev non ha mai negato, la conferma ufficiale non è ancora arrivata. Ma nel frattempo, funzionari ucraini stanno iniziando a delineare una prima spiegazione dei fatti, che potrebbe presto diventare la versione ufficiale ucraina su quello che è accaduto la mattina del 24 gennaio.
Il carico
Per ora gli ucraini non ammettono né smentiscono nemmeno che a bordo dell’aereo ci fossero 65 soldati ucraini, ma l’ipotesi sembra sempre più probabile. Nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avvenuta ieri notte, i diplomatici ucraini avrebbero accusato la Russia di usare prigionieri ucraini come «scudi umani», il che costituirebbe un’implicita ammissione che a bordo dell’aereo erano presenti militari di Kiev.
Ma non tutti ne sono ancora convinti e mancano le prove definitive. Ieri, il portavoce del Gur, l’intelligence militare ucraina che tra le altre cose si occupa degli scambi di prigionieri, ha detto che secondo le sue fonti all’obitorio di Belgorod sarebbero arrivati «solo» cinque corpi. Ma uno scambio di prigionieri era effettivamente previsto per il 24 febbraio e nessuno ha smentito l’affermazione russa secondo cui un secondo aereo sarebbe atterrato a Belgorod poco dopo l’incidente e con a bordo circa 80 prigionieri. È stato confermato, inoltre, che altre volte in passato i prigionieri scambiati hanno seguito questa rotta.
Nel frattempo, il Comitato investigativo russo, una sorta di Fbi del Cremlino, ha pubblicato i primi filmati che mostrano corpi e documenti ucraini che sarebbero stati recuperati sul luogo del disastro. Il governo russo non ha ancora rilasciato la lista dei prigionieri coinvolti. Una lista di nomi, diffusa dai media russi, è stata contestata da alcune fonti ucraine (conterebbe nomi di soldati già rilasciati) e confermata da altre. Il governo ucraino si rifiuta di commentare ufficialmente il documento fino a che non sarà ufficialmente rilasciato dal Cremlino.
La spiegazione
Se il coinvolgimento dei prigionieri ucraini nel disastro sarà confermato, Kiev dovrà fornire una spiegazione prima di tutto ai suoi cittadini e all’opposizione, che ha già iniziato a incalzare il governo sulla questione. Diversi funzionari ucraini hanno già iniziato a muoversi su questa strada. Dal punto di vista di Kiev, il nodo centrale della questione sarebbe il mancato avvertimento da parte dei russi dell’arrivo in una zona vicina al fronte dell’aereo carico di prigionieri.
La città russa di Belgorod, dove era destinato l’aereo, si trova infatti vicino al confine ed è spesso oggetto di bombardamenti e attacchi di droni da parte degli ucraini. Inoltre, 24 ore prima del disastro aereo, un grave attacco missilistico era stato lanciato contro la città ucraina di Kharkiv. Secondo le forze armate di Kiev, parte dei missili utilizzati nell’attacco erano stati trasportati a Belgorod proprio da un aereo Il-76.
L’aereo, quindi, potrebbe essere stato abbattuto poiché ritenuto un legittimo bersaglio militare, in mancanza di diverse indicazioni. Dmytro Lubinets, presidente della commissione per i diritti umani del parlamento ucraino, ha detto oggi di aver chiesto alla Croce rossa internazionale se era stata avvertita del trasferimento di prigionieri. «Sono sicuro al 99 per cento che l’avvertimento non ci sia stato», ha detto Lubinets.
Il presidente della commissione Difesa della Duma russa, Andrei Kartapolov, sostiene che la richiesta sia stata inviata, anche se, ammette, con poco preavviso: appena 15 minuti prima che l’aereo entrasse nella regione di confine dove è stato abbattuto. Un secondo aereo con a bordo 80 prigionieri, ha affermato, sarebbe atterrato poco dopo senza incontrare problemi.
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