Quaranta donne hanno partecipato a un sit-in di protesta davanti al ministero dell’Istruzione a Kabul, ma i talebani hanno sparato in aria e le hanno picchiate con i calci dei fucili. Il paese continua a sprofondare nella crisi economica
Diversi combattenti talebani hanno sparato in aria e picchiato un gruppo di quaranta donne che stavano protestando contro il governo talebano a Kabul. Una manifestazione di protesta che arriva a quasi due giorni dal primo anniversario da quando la capitale afghana è caduta in mano agli studenti coranici dopo la partenza dell’esercito americano e delle altre truppe occidentali.
Secondo quanto riferito da un corrispondente dell’Afp circa 40 donne al grido di «pane, lavoro e libertà» hanno marciato davanti alla sede del ministero dell’Istruzione a Kabul, prima che i combattenti le disperdessero sparando in aria. Erano mesi che non si verificava una manifestazione di questo tipo, dopo quelle avvenute nello scorso autunno.
Alcune donne hanno provato a rifugiarsi nei negozi nelle vicinanze ma sono state picchiate dai combattenti talebani con il calcio dei loro fucili. Le manifestanti brandivano uno striscione con la scritta "Il 15 agosto è un giorno nero”, riferendosi al 15 agosto del 2021 giorno in cui il paese è finito definitivamente nelle mani dei talebani che a bordo dei pick-up sono entrati nella capitale.
«Hanno disperso le ragazze, strappato i nostri striscioni e confiscato i telefoni cellulari di molte ragazze», ha detto una delle manifestanti. Ma a essere picchiati secondo Afp sono stati anche alcuni giornalisti che erano presenti per coprire la protesta.
La crisi economica
L’Afghanistan sta attraversando una profonda crisi economica. In un anno la disoccupazione è aumentata e la crisi alimentare dilaga in un paese che i talebani provano a gestire attraverso la violenza e la repressione.
Negli ultimi mesi sono stati approvati codici di condotta e leggi che limitano fortemente i diritti delle donne, bloccando di fatto il loro accesso all’istruzione e al mondo del lavoro.
Secondo Intersos sette milioni di persone vivono oggi sull’orlo della fame; mancano le strutture e il personale sanitario; i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati del 40 per cento dallo scorso agosto, e gli aiuti umanitari faticano ad arrivare. Il numero di bambini malnutriti sono aumentati del 70 per cento nell’ultimo anno e la crisi climatica dovuta anche dalla siccità sta mettendo in ginocchio i pochi raccolti rimasti.
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