Il premier ha annunciato di volersi ritirare dalla carica comunicando la sua decisione al presidente palestinese. L’uomo che si è dato fuoco per una Palestina libera ieri a Washington è morto in ospedale. L’esercito israeliano colpisce in profondità in Libano. Israele in Qatar per trovare un accordo sul cessate il fuoco temporaneo
Il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha detto in conferenza stampa di aver presentato le proprie dimissioni al presidente, Mahmoud Abbas, all’apertura di una riunione di governo a Ramallah, in Cisgiordania. Il premier del 18esimo governo dell’Autorità palestinese è in carica dal 2019.
Shtayyeh avrebbe deciso di dimettersi a causa della crescente violenza del conflitto e per consentire la formazione di un ampio consenso tra i palestinesi sugli accordi politici successivi alla guerra di Israele a Gaza. «La decisione di dimettersi è arrivata alla luce dell’escalation senza precedenti in Cisgiordania e Gerusalemme e della guerra, del genocidio e della fame nella Striscia di Gaza», ha affermato Shtayeeh. «Vedo che la fase successiva e le sue sfide richiedono nuovi accordi governativi e politici che tengano conto della nuova realtà di Gaza e della necessità di un consenso palestinese basato sull’unità palestinese e sull’estensione dell’unità di autorità sulla terra di Palestina», ha poi concluso.
Le dimissioni di Shtayyeh arrivano in un momento di forti pressioni da parte degli Stati Uniti su Abbas per la formazione di una struttura politica solida in grado di governare uno stato palestinese dopo la guerra.
Diversi media locali riferiscono che il gabinetto di Shtayyeh rimarrà al potere fino alla formazione di un nuovo governo tecnocratico, che potrebbe già essere individuato entro la fine di questa settimana. Secondo Times of Israel, che cita Asharq News, il nuovo governo potrebbe essere guidato da Mohammed Mustafa, l’attuale capo del fondo di investimento del governo, che avrà il compito di sviluppare un piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza, attraverso un’autorità indipendente che opera sotto la supervisione della Banca Mondiale.
Il soldato Usa
Si chiamava Aaron Bushnell il soldato dell’aeronautica statunitense che si è dato fuoco ieri pomeriggio davanti all’ambasciata di Israele a Washington, morto in ospedale per le ustioni gravi riportate. Il 25enne ha registrato un video in cui chiedeva di «liberare la Palestina», dandosi fuoco.
«Non sarò più complice del genocidio. Sto per intraprendere un atto di protesta estremo, ma, rispetto a quello che le persone hanno vissuto in Palestina per mano dei loro colonizzatori, non è affatto estremo. Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso sarà normale», ha affermato prima di compiere il gesto.
L’invasione di Rafah ci sarà indipendentemente dall’accordo
Una delegazione israeliana, composta da personale dell’esercito e dell’agenzia di spionaggio del Mossad, è arrivata oggi in Qatar per discutere i termini di un cessate il fuoco temporaneo e del rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza.
Domenica il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che per trovare un accordo Hamas dovrebbe ridurre le sue richieste. Il primo ministro israeliano ha precisato però che l’accordo non fermerebbe l’invasione di Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove sono sfollati oltre 1,5 milioni di palestinesi, bloccati tra il confine con l’Egitto e l’offensiva delle forze di difesa israeliane. L’accordo quindi ritarderebbe l’invasione di terra da parte di Tel Aviv. Dall’ufficio del primo ministro, è infatti arrivata la conferma della presentazione al gabinetto di guerra di un piano per evacuare la popolazione dalle zone di combattimento nella Striscia.
«Se Hamas rinuncia alle sue deliranti affermazioni e riesce a riportarle con i piedi per terra, allora avremo i progressi che tutti noi desideriamo», ha detto Netanyahu.
Alle dichiarazioni di Netanyahu ha risposto un alto funzionario di Hamas, Sami Abu Zuhri, affermando che questi commenti mettono in dubbio la volontà di Israele di garantire un accordo, riporta Reuters. Il funzionario ha poi accusato il premier israeliano di «portare avanti i negoziati sotto bombardamenti e spargimenti di sangue».
Nel fine settimana, secondo quanto riporta la Cnn, durante i colloqui a Parigi i negoziatori di Israele, Qatar, Egitto e Stati Uniti avrebbero deciso il «perimetro di base», di un accordo. Lo ha riferito all’emittente il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan. Ma non sono stati definiti altri dettagli.
I negoziati in Qatar
«Nell’ambito dei colloqui, stiamo lavorando per mantenere la pressione su Hamas. La posizione dell’establishment della sicurezza sarà chiara: il pieno ritorno dei residenti nel nord della Striscia di Gaza avverrà solo dopo la restituzione di tutti gli ostaggi», ha riferito Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, mentre i negoziatori sono ancora attivi nel cercare un accordo per la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas in cambio di una tregua e del rilascio dei prigionieri palestinesi.
«Anche se dovessimo raggiungere un quadro che richieda una pausa temporanea nei combattimenti, torneremo a combattere per eliminare l’organizzazione Hamas e restituire tutti i sequestrati», ha poi precisato Gallant.
In Libano
L’Idf ha reso noto di star portando avanti attacchi aerei contro obiettivi Hezbollah nella «profondità del Libano». Si tratta dei primi raid aerei nella valle orientale libanese della Bekaa, identificata come roccaforte del gruppo armato. Secondo quanto riportato da alcuni media locali, l’attacco avrebbe preso di mira la periferia di Baalbek, città a circa 100 chilometri dalla capitale Beirut.
Il raid israeliano è stato lanciato dopo l’abbattimento di un drone nel sud del Libano da parte di Hezbollah. Il gruppo terroristico ha affermato che negli attacchi sono morti due combattenti e che un missile ha colpito un magazzino di prodotti alimentari che vende alle persone nella roccaforte.
In risposta all’attacco vicino Baalbek, Hezbollah ha lanciato una raffica di 60 missili contro una base sulle alture di Golan, alcuni dei quali sono caduti vicino a un autobus che trasportava civili. Al momento non ci sono notizie di feriti.
L’esercito israeliano ha reso noto di aver ucciso con un raid nel sud del Libano Hassan Hossein Salami, un alto comandante di Hezbollah responsabile della regione di Hajir. «Salami faceva parte dell’unità Nasser di Hezbollah e ha comandato di recente le attività terroristiche degli Hezbollah contro civili e soldati, inclusi lanci di missili anti tank verso la città di Kiryat Shmona», ha fatto sapere un portavoce militare dell’Idf.
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