L’arresto di Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul e principale avversario di Erdogan, oltre che di 100 persone legate alla sua amministrazione, rimane al centro di un’escalation di tensione in Turchia. Venerdì sera l’opposizione è scesa in piazza per il terzo giorno consecutivo mentre il divieto di partecipare a manifestazioni imposto dal governo a Istanbul è stato esteso anche a Smirne e alla capitale Ankara, le altre due grandi città del paese. In serata i dimostranti che sfidavano l’interdizione nella metropoli sul Bosforo secondo l’opposizione erano già 300 mila. Proprio nella città sul Bosforo e a Smirne si sono registrati scontri con la polizia, che è intervenuta anche con gli idranti.

«Sono stati dati ordini illegali, sono state erette barricate illegali davanti a noi», ha detto venerdì Özgür Özel, il leader del Chp, il partito di Imamoglu. «Ma non ci arrenderemo a queste barricate. Sfondatele, senza recare danno alla polizia. Oggi sarà una delle notti di democrazia più importanti nella storia della Repubblica turca». La risposta minacciosa di Erdogan non si è fatta attendere. «La strada a cui fa appello il presidente del Chp è un vicolo cieco. Non ci faremo travolgere dal terrore di piazza», ha tuonato.

Mobilitazione continua

Le proteste di piazza continuano davanti al comune di Istanbul e in svariate località del paese, fra cui Ankara, Smirne, Adana e Trabzon, la città natale di Imamoglu sul Mar Nero. Per ora gli scontri con le forze dell’ordine, che hanno fatto uso di cannoni ad acqua e spray urticante per disperdere la folla, sono stati contenuti. Secondo il ministero dell’interno 16 agenti sono rimasti contusi, 53 persone sono state fermate durante le manifestazioni e 54 per i loro post sui social media.

Ma il rischio che la situazione sfugga di mano è sempre dietro l’angolo. La mobilitazione dovrebbe culminare domenica, giorno in cui le primarie del Chp avrebbero dovuto sancire la candidatura di Imamoglu alle prossime presidenziali. «Domenica decine di milioni di persone saranno insieme nelle strade, alle urne, nelle piazze. Invito 86 milioni di persone a opporsi, ad alzare la voce», ha detto il leader del Chp Ozel.

Il ruolo degli studenti

Gli studenti universitari sono in prima fila nelle contestazioni. Forse ciò dipende in parte dal fatto che il tentativo di squalificare il sindaco dall’agone politico è partito proprio dall’Università di Istanbul, dove Imamoglu ha conseguito la laurea 31 anni fa. Martedì il suo titolo di studi, che è un requisito legalmente necessario per correre alla presidenza, è stato revocato sulla base di una presunta irregolarità amministrativa risalente al 1990. Il giorno dopo il giro di vite si è chiuso con gli arresti.

Ozel ha affermato che la detenzione di Imamoglu con accuse di “corruzione” e “terrorismo” equivale a un «tentativo di colpo di Stato», e ha accusato direttamente Erdogan. «Sappiamo tutti che... Erdogan sta cercando di spezzare il polso di Ekrem Imamoglu, che non è riuscito a piegare per tre volte [alle elezioni], con il bastone della magistratura», ha detto durante un raduno a Istanbul.

La galassia filo-Erdogan invece nega la cattiva fede dei procedimenti. Il giornale islamista Yeni Akit ha celebrato la «detenzione dei ladri» accusando il sindaco di Istanbul di aver «saccheggiato» la città. I canali di informazione tradizionali, che sono prevalentemente filogovernativi, non trasmettono in diretta le manifestazioni suscitando critiche sui social, che rimangono a loro volta in parte bloccati.

Il braccio di ferro con Imamoglu risale al 2019, quando il candidato Chp si era aggiudicato le elezioni locali a Istanbul. Erdogan annullò il risultato, attirandosi un coro di critiche internazionali. Imamoglu, tuttavia, vinse di nuovo pochi mesi più tardi. Nel 2024 è stato riconfermato sindaco e il Chp si è affermato come principale partito nel Paese.

Il Nevruz curdo

Venerdì cadeva anche la ricorrenza curda del Nevruz, che celebra l’avvento della primavera. A Diyarbakir, la città principale della regione a maggioranza curda nel sud-est del Paese, centinaia di migliaia di manifestanti hanno partecipato al raduno promosso dal partito filo-curdo Dem, il secondo più grande dopo il Chp all’opposizione. Le gigantografie di Ocalan lo ritraevano in una famosa immagine risalente allo scorso febbraio, quando l’ex leader della militanza armata curda Pkk aveva diffuso un appello alla fine del conflitto armato contro la Turchia.

Numerosi membri della leadership del movimento politico curdo sono in carcere da diversi anni con l’accusa di collusione con il movimento armato. Al raduno era in bella mostra l’effige di Selahattin Demirtas, l’ex numero uno del partito che fu arrestato nel 2016 con l’accusa di propaganda terroristica e condannato ad oltre 40 anni di carcere. Tantissimi sindaci di questa regione sono stati “commissariati” e sostituiti da uomini di fiducia inviati dalla capitale sulla base di accuse simili.

I partiti Chp e Dem hanno collaborato in funzione anti-Erdogan negli ultimi anni ma appartengono a due tradizioni politiche lontane fra loro. Il Chp si richiama ai principi di secolarismo e occidentalizzazione del padre fondatore Mustafa Kemal Ataturk e in nome di una Turchia “unificata” si è storicamente opposto alle rivendicazioni dei curdi, che vorrebbero più autonomia e un maggiore riconoscimento dei loro diritti di minoranza.

Queste differenze si fanno sentire anche durante la mobilitazione per Imamoglu di questi giorni. Al raduno di Diyarbakir un giovane curdo racconta di aver partecipato a una delle manifestazioni di Istanbul. «Ma quando la gente ha cominciato a cantare ‘siamo i soldati di Mustafa Kemal», confessa, «non ce l’ho fatta e me ne sono andato».

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