- Erdogan può fare affidamento sulla Sadat, un’agenzia privata che fornisce servizi di consulenza e addestramento militare fondata nel 2012 da un ex generale sostenitore del panturchismo e del panislamismo.
- La Sadat è un utile strumento di espansione della Turchia. Il gruppo è attivo in Africa, in Siria, nel Golfo e nell’Asia centrale e si è anche occupata dell'addestramento delle forze siriane filo-turche dispiegate poi in diversi contesti bellici.
- Membri della Sadat hanno preso parte al golpe del 2016 schierandosi a difesa di Erdogan ma il gruppo sarebbe tuttora coinvolto nella repressione dell'opposizione interna, grazie anche ad alcune modifiche legislative.
Il gruppo Wagner è ormai uno dei nomi più noti tra le organizzazioni paramilitari, ma il presidente Vladimir Putin non è l’unico ad avere a sua disposizione una compagnia militare privata che ne difenda gli interessi. Anche il capo di Stato turco Recep Tayyip Erdogan può contare su un gruppo paramilitare a lui fedele, la Sadat. Fondata nel 2012 dal ex generale Adnan Tanriverdi e da altri 23 ex ufficiali e sottufficiali delle forze armate turche, la Sadat è un’agenzia privata che fornisce servizi di consulenza e addestramento militare ufficialmente indipendente rispetto al governo ma legata in realtà al presidente Erdogan. Tanriverdi può infatti vantare un rapporto personale molto stretto con il capo di stato turco e ancor prima con il suo mentore, l’ex premier Necmettin Erbakan destituito dalle forze armate nel 1997 in quanto ritenuto una minaccia per l’integrità delle istituzioni kemaliste. A quegli stessi anni risale l’allontanamento dall’esercito di Tanriverdi, le cui idee religiose e panislamiche erano ugualmente percepite come un pericolo per gli ideali laici alla base della società turca del tempo.
Lo scacchiere internazionale
Idee che trovano invece consenso nella Turchia di Erdogan e che muovono la politica estera del presidente, interessato ad espandere l’influenza turca all’estero e desideroso di rendere il suo paese una potenza regionale sempre più importante nello scacchiere internazionale.
Tutti obiettivi condivisi dall’ex generale Tanriverdi e dai suoi uomini, arruolatisi nelle fila della Sadat non solo per un ritorno economico ma anche – e anzi principalmente – per una questione ideologica.
D’altronde, come si legge sul sito della Sadat, il gruppo opera al fine di «creare una cooperazione tra i paesi musulmani in ambito militare e della difesa, per permetter loro di raggiungere il ruolo che meritano tra le superpotenze globali».
Nel fare ciò, l’organizzazione fornisce servizi di consulenza, addestramento ed equipaggiamento delle forze armate degli altri paesi musulmani, in linea con il pensiero di Tanriverdi. Per l’ex generale, gli Stati in cui si professa l’islam dovrebbero fondare un Nato islamica e unire le proprie forze contro nemici comuni che minacciano il loro credo, Israele in primis.
L’espansione della Sadat
Una campagna militare a guida turca contro lo Stato ebraico che riunisca i paesi musulmani è un progetto, descritto accuratamente da Tanriverdi sul giornale filogovernativo Yeni Akit, lontano dall’essere realizzato, ma i legami della Sadat con Hamas sarebbero invece reali.
Secondo i servizi segreti israeliani, la società di Tanriverdi avrebbe infatti fornito assistenza militare e finanziaria ad Hamas, con il beneplacito del governo di Ankara. Ma la Sadat non è attiva solo in Palestina.
Secondo diverse inchieste, l’organizzazione opera anche in Siria dallo scoppio della guerra civile e avrebbe fornito addestramento e assistenza non solo all’Esercito siriano libero, vicino alla Turchia, ma anche allo Stato islamico e ad Al-Nusra, ancora presente a Idlib con il nome di Hayat Tahrir al-Sham.
Inoltre, la Sadat avrebbe anche addestrato sul territorio turco circa 3 mila siriani dispiegati poi in Siria e in altri teatri bellici che hanno visto il coinvolgimento della Turchia, non ultimo quello del Nagorno Karabakh.
Il gruppo fondato da Tanriverdi si trova però anche in Arabia saudita, dove collabora con la società di sicurezza privata Al Aquid Trading del colonnello dell’intelligence Giza Ghazi Al-Harbi, e in Qatar attraverso l’addestramento e il supporto dell’esercito e della Marina dell’emirato.
Il caso africano
Ma il vero successo della Sadat si registra nel continente africano, su cui la Turchia sta da tempo espandendo la propria influenza a livello diplomatico, culturale, commerciale e anche militare. Mentre Erdogan continua a stringere accordi con i leader africani per la vendita di droni e altri prodotti militari, la compagnia di Tanriverdi fornisce i propri servizi di consulenza e addestramento, rafforzando la presenza e l’influenza turca in paesi come il Sudan, il Ciad, l’Uganda e soprattutto la Libia.
Le prime informazioni sulle attività della Sadat nel paese nordafricano risalgono già al 2013, un anno dopo la fondazione del gruppo. Qui la compagnia si sarebbe occupata dell’addestramento dei soldati fedeli all’allora primo ministro Fayez al Serraj e alla definizione della sua strategia militare. Un ruolo importante, dunque, che certifica la pervasività della Turchia nello scenario libico a discapito di altre nazioni ugualmente vicine al governo di Tripoli, tra cui l’Italia.
Il golpe del 2016
Il ruolo della Sadat è stato decisivo anche a livello interno, soprattutto durante il golpe del 2016. In quell’occasione, gli uomini di Tanriverdi avrebbero protetto il governo di Erdogan e opposto resistenza ai golpisti, contribuendo al fallimento del colpo di Stato e scongiurando pertanto la caduta del presidente. In cambio, l’ex generale ha ricoperto la carica di consigliere capo militare della presidenza fino all’anno scorso, quando è stato costretto a rassegnare la dimissioni a causa di alcune sue affermazioni.
Dal 2016 in poi, il governo ha anche emanato alcune leggi d’emergenza che hanno rafforzato realtà come quelle dalla Sadat. Grazie al decreto 696 del 2017 è stata garantita l’immunità ai civili che hanno violato la legge per fermare il colpo di stato e per le seguenti attività sovversive, incoraggiando di fatto i casi di violenza contro coloro che venivano etichettati come “terroristi”.
Il decreto 676 del 2016, invece, ha eliminato le restrizioni sull’acquisto e possesso di armi da fuoco, incentivando ulteriormente la repressione degli oppositori del governo in carica.
Tutte queste misure hanno così ampliato i margini di manovra dei sostenitori di Erdogan e di organizzazioni come la Sadat, che beneficia tra l’altro di un sistema legislativo privo di norme che regolino il settore della difesa privato. Con ritorni positivi per lo stesso presidente, che ha a disposizione delle forze militari parallele a lui fedeli.
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