«La causa principale del 6 gennaio è stata un uomo, l’ex presidente Donald Trump, che è stato seguito da molti altri», si legge nella sintesi del documento. «Nessuno degli eventi del 6 gennaio sarebbe accaduto senza di lui».
Si è concluso con 845 pagine raccolte in un unico rapporto finale il lavoro della commissione d’inchiesta della Camera degli Stati Uniti che indaga sull’assalto a Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio del 2021. Un testo nel quale sono trascritte interviste, dati e risultati di uno dei più incisivi attacchi alla democrazia americana.
Con oltre mille interviste condotte, dieci audizioni pubbliche e un milione di documenti raccolti il rapporto accusa l’ex presidente Donald Trump di aver cospirato contro la democrazia accusando – senza prove – il suo rivale Joe Biden di aver commesso brogli elettorali nel novembre del 2020 e di non aver fatto nulla per evitare l’assalto a Capitol Hill. Anzi, l’irruzione dei suoi sostenitori con la forza e la violenza all’interno del Campidoglio non è stata casuale ma parte di un piano più ampio di Trump di sovvertire il risultato elettorale.
«La causa principale del 6 gennaio è stata un uomo, l’ex presidente Donald Trump, che è stato seguito da molti altri», si legge nella sintesi del documento. «Nessuno degli eventi del 6 gennaio sarebbe accaduto senza di lui».
Secondo la commissione d’inchiesta – che chiuderà i lavori il 3 gennaio prossimo – tra le elezioni di novembre e l’assalto di gennaio Donald Trump e i suoi collaboratori si sono impegnati in almeno 200 atti di pressioni o condanna, pubblici o privati, nei confronti di legislatori statali o amministratori elettorali statali o locali. Trump ha cercato di ribaltare la sua sconfitta elettorale e screditare la vittoria del democratico Biden con almeno 68 incontri, telefonate o messaggi, 18 casi di osservazioni pubbliche e 125 post sulle piattaforme social che avevano costato a Trump l’esclusione da Twitter.
Le raccomandazioni
L’enorme mole di lavoro svolto dalla commissione d’inchiesta – formata da sette democratici e due repubblicani – si è concluso con la presentazione di quattro denunce penali nei confronti di Donald Trump al Dipartimento di giustizia. Ed è la prima volta nella storia degli Stati Uniti che il Congresso adotta una decisione simile.
Il rapporto chiede anche che vengano interrogati alcuni membri repubblicani del Congresso che si sono rifiutati di fornire informazioni su Trump. I membri «dovrebbero essere interrogati in un forum pubblico sulla loro conoscenza anticipata e sul loro ruolo nel piano del presidente Trump per impedire la transizione pacifica del potere», si legge nel testo.
La commissione d’inchiesta propone infine anche di cambiare la legge sul conteggio dei voti dopo che l’ex presidente americano ha provato più volte a manipolare i risultati negli stati in bilico esercitando pressioni su governatori e membri del partito.
La risposta di Trump
Presentando la fine dei lavori nei giorni scorsi il presidente della commissione Bennie Thompson ha detto: «La commissione si sta avvicinando alla fine del suo lavoro, ma come paese rimaniamo in acque strane e inesplorate. A distanza di quasi due anni, questo è ancora un momento di riflessione e di resa dei conti». Non lo è per Donald Trump, invece, che ha definito il rapporto una «caccia alle streghe», un lavoro imparziale e ha accusato la commissione di non aver indagato sulla frode elettorale.
Non è ancora chiaro se seguirà un’azione penale o meno da parte del dipartimento di Giustizia americano ma l’ex presidente ha già annunciato diverse settimane fa la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 2024.
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