L’attentato, non ancora rivendicato, ha colpito una moschea prossima al quartier generale della polizia di Peshawar, nel nord-ovest del paese. Si teme sia un attacco suicida, ma la polizia non conferma
Almeno 60 persone sono morte nell’attentato che ha colpito una moschea nella città di Peshawar, nel nord-ovest del Pakistan. Ci sarebbero anche 150 feriti, oltre ad un numero non precisato di dispersi rimasti intrappolati sotto le macerie dell’edificio.
Si tratta, probabilmente, di un attentato suicida, ma la polizia non ha confermato l’ipotesi. Si attendono i risultati delle prime investigazioni.
La moschea, «quasi piena» al momento dell’esplosione secondo le autorità, fa parte di un complesso di edifici che ospita il quartier generale della polizia locale e di un’unità antiterrorismo.
Le piste
L’attentato non è stato ancora rivendicato dalle organizzazioni terroristiche che sono solite operare nell’area, prossima al confine con l’Afghanistan. Qualora venisse confermata la matrice suicida dell’attacco, tre sarebbero le possibili piste.
Innanzitutto, l’attacco potrebbe essere stato condotto da un membro dell’Esercito di liberazione del Balochistan. L’organizzazione separatista è già nota a livello internazionale per i numerosi attacchi condotti contro i cittadini cinesi in Pakistan. Gli insorti ritengono che la costruzione di infrastrutture cinesi nel paese mini le loro speranze di indipendenza. Islamabad sostiene che l’Esercito goda dell’appoggio informale dell’India.
La seconda pista porta al sedicente ramo della provincia afghana del Khorasan dello Stato Islamico, l’Isis-K. I fondamentalisti avevano commesso un attentato molto simile a quello del 30 novembre a marzo scorso, proprio contro una moschea di Peshawar, uccidendo 64 persone. Recentemente hanno agito a Kabul provocando circa 20 morti.
La terza possibile rivendicazione potrebbe arrivare dagli affiliati di Tehrik-e-Talib, gruppo terroristico vicino ai Talebani macchiatosi a novembre di un attacco contro la polizia pakistana in cui sono morti circa 20 agenti. L’organizzazione ha condotto più di 150 attentati nel corso del 2022.
Le condanne
Immediata la condanna del primo ministro di Islamabad, Shehbaz Sharif che promette una «risposta inflessibile» del suo governo. Spera in un miglioramento delle capacità di intelligence l’ex controverso primo ministro Imran Khan, che condanna la violenza in un tweet.
Si unisce al dolore del Pakistan anche il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, che condanna l’azione terroristica.
Dagli Stati Uniti, nonostante i contrasti con il paese asiatico, messaggi di condanna e condoglianze.
La situazione nel paese
L’attentato va ad aggravare la situazione già problematica del Pakistan. La sicurezza nel paese si è molto deteriorata nel corso dell’ultimo anno e mezzo, soprattutto a causa della salita al potere dei Talebani nel confinante Afghanistan. Il numero di attacchi terroristici e la loro letalità sono aumentati pregiudicando la sicurezza di militari, polizia e anche civili.
L’instabilità interna è ulteriormente compromessa dai continui problemi di approvvigionamento energetico che hanno portato a ripetuti ed estesi blackout in tutto il paese. Il governo ha provato a rispondere con misure straordinarie di razionamento dell’energia con risultati insoddisfacenti.
Per giunta, il paese è preda di una preoccupante inflazione che sta aggravando la crisi economica seguita alla pandemia.
Non di minor importanza le devastanti inondazioni verificatesi tra giugno e ottobre 2022 che hanno ucciso 1.739 persone causando decine di miliardi di dollari di danni. Precedute da ondate di calore anomalo, le inondazioni sono probabilmente il frutto della crisi climatica di cui il Pakistan sta patendo le durissime conseguenze.
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