Lo stato di diritto non può rispondere alla logica «amico/nemico». Per Luigi Daniele, docente di Diritto dei conflitti armati, questa «è la prova che i report delle agenzie Onu erano fondati». «Bisognerebbe indagare anche Smotrich e Ben Gvir»
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (che ha subito diffuso una nota nella quale accusa la Corte di parzialità e antisemitismo) e per l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l'umanità a Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Una decisione che la corte ha preso tardivamente per alcuni, ma ora è arrivata ed è senza precedenti.
La CPI fonda la sua azione sullo Statuto di Roma che l’ha istituita nel 1998. L’idea di una corte internazionale che giudicasse i cosiddetti “crimini erga omnes”, appunto quelli legati alle violazioni dei diritti umani, nasce con le Nazioni Unite nel 1948, quando l’Assemblea generale nella Convenzione per la prevenzione e la punizione dei crimini di genocidio aveva previsto la possibilità per gli Stati di deferire i giudizi sui crimini di genocidio ad un Tribunale internazionale appositamente costituito.
Ma solo a metà degli anni Novanta, finita la Guerra Fredda, il processo ha subito un’accelerazione e, nel 1994, venne costituito un apposito comitato Onu che – anche grazie anche ai Tribunali nella ex Jugoslavia ed in Rwanda - arrivò nel 1998 alla firma dello Statuto di Roma ed alla nascita della CPI. Israele ha firmato lo Statuto, ma non lo ha mai ratificato nel suo ordinamento interno.
L’Onu aveva ragione
«Me lo aspettavo, perché già da un anno tanti di noi indicavano come sul campo si configurassero proprio i reati che ci sono oggi nella dichiarazione di emissione dei mandati di arresto, dopo la richiesta da parte del procuratore a maggio scorso», spiega a Domani Luigi Daniele, docente alla Law School della Nottingham Trent University, dove coordina il corso di Diritto dei conflitti armati.
«L’accusa di crimine contro l’umanità, di persecuzione, gemello del crimine di apartheid, è la prova che la lunga sequenza di report di organizzazioni internazionali e agenzie Onu erano tutt’altro che analisi anti israeliane, ma corroborate da dati di fatto, che dimostrano come crimini internazionali siano diventati una politica di stato in Israele. Ed è per questo che bisogna continuare a indagare sul genocidio, se non per questi stessi indagati, almeno per i ministri Smotrich e Ben Gvir. È passato molto tempo per motivi che non sono solo tecnici, ma legati alle pressioni di molti stati occidentali, come Gran Bretagna e Germania, che contestando la giurisdizione, senza basi legali, hanno ritardato la procedura».
Non è sorpreso, pur definendo «storica» l’azione del CPI, neanche Triestino Mariniello, docente di diritto alla John Moores University, di Liverpool, rappresentante legale delle vittime civili di Gaza, che commenta: «Sapevamo che i mandati di arresto sarebbero stati emessi per un motivo semplice: i crimini di guerra e contro l’umanità sono ampiamente documentati. Primo fra tutti affamare intenzionalmente la popolazione civile.
Eravamo sorpresi di come la Corte avesse permesso agli stati, in primis alla Gran Bretagna, che si è sempre opposta a indagini sulla Palestina, di intervenire nel procedimento con la richiesta alla Corte di rivedere la sua giurisdizione sui cittadini israeliani dopo gli accordi di Oslo. In altri contesti non si sarebbe aperta la porta a questi distinguo e a queste interferenze. Sappiamo che però vale, almeno dal 2009, una sorta di eccezionalità per la Palestina da parte della giustizia internazionale, come in generale quando in queste azioni sono coinvolti stati potenti, vedi i casi Iraq e Afghanistan».
La giurisdizione
Perché non è fondata la critica alla Corte di non avere giurisdizione su Israele? «È una manipolazione che tradisce l’ignoranza della legge – spiega Daniele - le basi per l’attivazione della giurisdizione della corte sono molto chiare e sono le stesse che hanno permesso di emettere un mandato di arresto contro Putin. Si tratta della giurisdizione della Corte sul territorio nel quale sono commessi i crimini. Se vale per Putin, vale per Israele, ma è stata interiorizzata una subcultura contro lo stato di diritto, a favore di una dialettica amico/nemico».
D’accordo anche Mariniello: «Da un punto di vista giuridico è irrilevante, perché sono crimini commessi in Palestina e come ha detto oggi la stessa corte ha giurisdizione su quel territorio».
Cosa potrà accadere adesso? «È imprevedibile dal punto di vista politico perché abbiamo a che fare con classi dirigenti che hanno deciso di fare a meno dei parametri della legalità internazionale nei loro rapporti con l’alleato israeliano – commenta Daniele - ma dal punto di vista giuridico tutti i paesi membri della CPI hanno l’obbligo di arrestare i sospettati se transitano o entrano nei confini nazionali, e su questo non c’è contestazione che tenga, Italia compresa».
Secondo Mariniello «ci saranno sicuramente effetti immediati e nel medio e lungo termine che anche noi addetti ai lavori facciamo fatica a prevedere. Oltre agli obblighi degli stati parte della CPI – appunto arrestare Netanyahu e Gallant se arrivano sul loro territorio ed estradarli all’Aja dove a sede la CPI – a livello internazionale io credo che aprirà la possibilità di portare altri casi davanti alla CPI per crimini commessi prima del 7 ottobre 2023 e in Cisgiordania, perché sarebbe sorprendente se l’ufficio della procura non guardasse ad esempio a un crimine come gli insediamenti illegali che è quello più documentato al mondo. E poi resta il tema del genocidio: il mandato di arresto non fa riferimento a quello, ma lo fa al crimine di affamare deliberatamente la popolazione che indirettamente aggiunge ulteriori prove in questo senso. E poi adesso sarà più facile perseguire cittadini israeliani che hanno anche una seconda nazionalità di uno stato parte della CPI. Ma potrebbe avere anche un impatto su procedimenti non penali, come tribunali nazionali che sono chiamati a pronunciarsi sull’export di armi a Israele: ora non potranno più dire che non ci sono prove che Israele commette, con quelle armi, crimini di guerra e contro l’umanità».
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