Se il verdetto di colpevolezza sta costando qualche punto di consenso a Donald Trump, la macchina comunicativa dei repubblicani risponde contrattaccando. Al centro del loro bersaglio c’è Joe Biden e la sua presunta senilità. La strategia non consiste nell’usare argomentazioni solide, ma nel cercare il più possibile di alterare video di eventi pubblici per creare dei “fake a basso costo”. Non è quindi l’intelligenza artificiale a preoccupare maggiormente lo staff della campagna dei dem, ma tagli selettivi che poi vengono rilanciati sui social del suo avversario e su quelli di decine di influencer di destra. A tracciare un filo tra questa serie di pubblicazioni è un’indagine del Washington Post.

Ultima “azione” in ordine di tempo è stato un evento avvenuto al G7 di Borgo Egnazia. Durante l’esibizione di alcuni paracadutisti il presidente è apparso in un video distratto, girato verso il vuoto. In realtà sta complimentandosi con una delle persone appena atterrate. Con un semplice taglio però sembra tutt’altro.

Ma è durante la commemorazione dell’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia che i guastatori trumpiani si sono scatenati. Facciamo qualche esempio: in una clip si vede il presidente scortato via rapidamente dalla first lady mentre il suo omologo francese Emmanuel Macron saluta un gruppo di veterani. In realtà Biden aveva salutato il gruppo che lo precedeva.

Ci sono altri due video dove invece sembra che l’inquilino della Casa Bianca si sieda fantozzianamente su una sedia invisibile, effetto ottenuto semplicemente cambiando l’angolazione della telecamera e infine uno dove viene prorogato in modo innaturale un momento dove il presidente chiude gli occhi durante un discorso per rimarcare l’idea che si sia addormentato.

Non è stato risparmiato nemmeno un incontro di fundraising con Barack Obama dove il presidente sembra “freezarsi” accanto al suo predecessore. Anche in questo caso c’è del sapiente editing, che però non ha impedito la diffusione del contenuto alterato sui principali media conservatori: il New York Post di Rupert Murdoch così come Breitbart o il britannico Daily Mail, ma è caduto nell’inganno anche il media mainstream Newsweek.

La denuncia

Lo staff della campagna di Joe Biden denuncia questa diffusione virale di video come il tentativo patetico dei repubblicani di oscurare i successi ottenuti dal presidente nonché la robusta crescita economica di questi mesi. Quest’operazione senza scrupoli però poggia su quello che forse è il maggior punto debole del presidente in carica, quello riguardante la sua età. Secondo un sondaggio Quinnipiac di febbraio, Biden sarebbe troppo vecchio per servire un nuovo mandato presidenziale per il 70 per cento delle persone interrogate. Un numero difficile da superare.

La cosa che è riuscita a fare la Casa Bianca, ogni qualvolta la questione si è presentata, è cercare di stringere i denti e di superarla grazie a un nuovo tema proposto dai media. A volte, si cerca di pubblicare video di comparazione con Donald Trump e uno dei suoi discorsi ai comizi che di recente sembrano piuttosto sconclusionati. Il tema però rimane e ha attirato l’attenzione anche di un magazine autorevole come The Atlantic, che ha pubblicato a inizio giugno un articolo intitolato “Ruth Bader Biden”.

Il riferimento è alla giudice progressista della Corte suprema Ruth Bader Ginsburg che aveva rifiutato per anni di ritirarsi con ostinazione, respingendo al mittente i sempre più pressanti inviti dell’allora presidente Obama a dimettersi per cedere il posto a un altro giudice più giovane. Risultato: Bader Ginsburg è morta il 19 settembre 2020 durante gli ultimi mesi di presidenza Trump ed è stata rapidamente sostituita dalla conservatrice Amy Coney Barrett, senza aspettare l’elezione del nuovo presidente, creando una strutturale maggioranza conservatrice di sei giudici su nove.

L’argomento di The Atlantic è questo: la testardaggine del presidente rischia di creare un simile effetto, dando a Trump nuovamente le chiavi della Casa Bianca. E stavolta in ballo c’è molto di più.

Non c’è alternativa

A questo punto, però, a meno che non sopraggiunga un problema di salute molto grave e invalidante, difficilmente i dem prenderanno il rischio di sostituire il leader in corsa. Anche perché a quel punto la sostituzione sarebbe con la sua vice Kamala Harris porterebbe dei rischi ancora maggiori data la sua impopolarità presso l’opinione pubblica, che non le perdonerebbe il suo aver lasciato poche tracce positive in questo primo mandato.

Altamente improbabile l’opzione di una convention decisa dai maggiorenti del partito dietro le quinte, che produrrebbe una candidatura calata dall’alto, come quella del governatore della California Gavin Newsom (che sconta la provenienza geografica come Kamala Harris) o la sua collega del Michigan Gretchen Whitmer.

Quindi tocca rimanere con Joe Biden e navigare a vista. E controbattere mettendo in luce le defaillance dell’avversario, che pure il 14 giugno ha compiuto 78 anni e finora non ha mai partecipato ad alcun dibattito nella stagione delle primarie. Il prossimo 27 giugno si misurerà proprio contro Joe Biden e allora si potrà verificare con i nostri occhi chi dei due apparirà più lucido.

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