- Da agosto Lukashenko spinge migliaia di iracheni e siriani verso le frontiere esterne dell’Ue come strumento di ricatto contro le sanzioni al suo regime. Polonia e Lituania temono l’escalation, mentre decine di migranti muoiono di ipotermia nei boschi e i trafficanti lucrano sulla tratta.
- Bruxelles ha fermato il flusso dall’Iraq, ma Minsk ha inaugurato nuove rotte da Damasco, compresi i palestinesi, e nessuno sa chi salga veramente su quegli aerei.
- Il rischio infiltrazioni terroristiche si mescola a quello di agenti illegali russi, la Polonia ha già arrestato una talpa.
La tensione ai confini orientali dell’Unione Europea è sempre più alta, ma questa volta non si tratta della solita escalation militare tra Nato e Russia.
Protagonista è la Bielorussia di Alexander Lukashenko, il despota al potere dal 1994 che continua a governare a Minsk nonostante le elezioni del 2020 siano state, a detta di tutti gli osservatori internazionali, una farsa per impedire la vittoria di Svetlana Tsikhanoskaya e dell’opposizione democratica.
Ai brogli è seguita una brutale repressione con arresti, pestaggi, torture e omicidi. L’opposizione ha resistito per mesi con marce popolari e si è riorganizzata con un “governo in esilio” accolto nelle cancellerie europee.
Il 23 maggio 2021 Lukashenko si è reso responsabile di un atto di pirateria aerea, quando dei caccia bielorussi hanno obbligato il volo Ryanair 4978 in rotta da Atene a Vilnius ad atterrare a Minsk con la scusa di una segnalazione di presunti esplosivi dei palestinesi di Hamas a bordo. In realtà, l’aereo trasportava l’attivista dell'opposizione Roman Protasevich, che è stato arrestato.
Da quel momento l’Occidente ha inasprito le sanzioni contro il regime di Minsk e interdetto lo spazio aereo europeo ai vettori bielorussi. Inoltre, le autorità di Bruxelles avrebbero intenzione di disconnettere il sistema di controllo aereo bielorusso dal database aeronautico continentale (Ead) e quindi per le compagnie non sarebbe più sicuro volare sul paese.
La guerra ibrida di Lukashenko all’Ue fatta con i migranti
A fronte di queste sanzioni e restrizioni, a partire da agosto è cominciato un insolito afflusso di migliaia di migranti arabi, che tentano di attraversare clandestinamente la frontiera esterna dell’Ue in Polonia, Lituania e Lettonia.
Alcuni l’hanno definita una strategia frutto della guerra ibrida messa in pratica da Russia e Bielorussia contro Nato ed Ue. Lukashenko spera, al pari di Erdogan anni fa, che il ricatto di un flusso migratorio possa alleggerire le sanzioni e offrire un margine di trattativa con Bruxelles.
Da agosto scorso, oltre seimila migranti hanno raggiunto la Germania attraverso la rotta bielorussa e il numero è cresciuto esponenzialmente: dai quattrocento di agosto ai quasi quattromila di ottobre. La guardia di frontiera polacca, gli omologhi lituani e lettoni ha registrato complessivamente ventitremila tentativi clandestini di ingresso dalla Bielorussia.
Sino ad ora, la maggioranza dei migranti era composta da irakeni, in prevalenza curdi e yazidi del nord, che partendo dalle città di Erbil, Shiladze e Sulaymaniyya arrivavano con voli diretti a Minsk. Ma il 7 agosto l’Unione Europea ha fatto pressioni sull’Iraq per sospendere i collegamenti, così la nuova tratta è passata per scali a Dubai, Istanbul e Beirut, con voli operati da FlyDubai, Turkish Airlines, Middle East Earlines e Belavia.
Per accelerare l’arrivo di migranti, il governo bielorusso ha delegato il rilascio dei visti ad una serie di agenzie di viaggio, che fanno pagare fino a quindicimila euro per essere portati in Europa.
La televisione indipendente Belsat riporta che alcune agenzie come “Oscar Tour” e “Vizak”, co-fondate da irakeni, utilizzino rappresentanti locali, tra cui l’ex poliziotto Dzmitry Korabau, i quali entrano liberamente nelle aree di sicurezza dell’aeroporto di Minsk e hanno accesso alle stampanti speciali per i visti.
Giornalisti indipendenti tra cui Tadeusz Giczan affermano che il quartiere Nemiga di Minsk si sia trasformato in una “Little Baghdad”, con centinaia di irakeni che vagano e si accampano in attesa di essere portati al confine europeo.
L’aeroporto di Minsk ha annunciato a ottobre un nuovo calendario invernale che prevede ogni settimana 55 voli dal Medio Oriente.
L’azione diplomatica dell’Ue è stata efficace perché l’Iraq ha ordinato la chiusura dei consolati bielorussi a Baghdad ed Erbil, ma Lukashenko ha subito riadattato il flusso per mantenere la pressione su Bruxelles. Infatti, i rappresentanti di Siria e Palestina si sono recati a Minsk per concordare una strategia comune “contro le sanzioni occidentali” e la compagnia siriana Cham Wings ha inaugurato un volo settimanale da Damasco a Minsk, prima collegate solo da voli charter.
L’ambasciata bielorussa in Siria ha nuovamente stilato una lista di agenzie di viaggio autorizzate a rilasciare visti “turistici” per i migranti arabi. I numeri sono così alti che per i siriani vengono addirittura forniti visti collettivi e non più individuali, come dimostrano le foto diffuse in rete da giornalisti indipendenti che hanno avuto accesso ai documenti.
Il traffico si è trasformato in un business lucroso di corruzione per i visti, ma anche di affari con i migranti, infatti anche la compagnia telefonica MTS ha lanciato una promozione per “turisti stranieri” che include internet illimitato e telefonate internazionali, utile per chi vuole contattare l’Iraq e la Siria.
Gli hotel di Minsk sono pieni di arabi, quelli che se lo possono permettere, mentre i meno fortunati si accampano in tenda nei parchi in attesa di essere portati ai confini occidentali.
Il rischio di un’escalation militare e di spionaggio
Le migliaia di irakeni e siriani, ma in misura minore anche persone da Congo, Camerun e Sri Lanka, vengono portati ai confini di Polonia e Lituania, dove militari bielorussi li aiutano ad attraversare clandestinamente.
Le guardie di frontiera dei paesi Ue hanno documentato con riprese notturne casi in cui i bielorussi fornivano scale per scavalcare le recinzioni o tagliavano persino il filo spinato. Il 7 ottobre si è sfiorato l’incidente grave quando soldati di Minsk hanno sparato a salve su soldati polacchi che pattugliavano il confine, sperando forse di scatenare una reazione.
In questi mesi, almeno quindici migranti sono stati trovati morti, spesso congelati per ipotermia nelle foreste di frontiera, in alcuni casi impantanati nelle paludi, dove di notte la temperatura scende sottozero e non si può accendere un fuoco per il rischio di essere scoperti.
Secondo l’analista dell’Atlantic Council Brian Whitmore, la Russia potrebbe anche usare il flusso di migranti per infiltrare agenti “illegali” nell’Ue, ipotesi non scartata dai ministri degli Esteri di Lettonia e Lituania. In Polonia una guardia di frontiera in congedo è stata arrestata con l’accusa di lavorare per il Kgb bielorusso e le autorità di Varsavia si aspettano di fermare altri complici, forse coinvolti nel traffico clandestino.
Tra i migranti siriani e iracheni possono esserci radicalizzati jihadisti
Migliaia di migranti ce l’hanno fatta ad arrivare in Germania, attraversando la Polonia indisturbati, e sono stati portati nel centro per rifugiati di Eisenhüttenstadt, dove hanno fatto domanda di asilo.
Queste persone, per lo più maschi giovani, provengono da Iraq e Siria, ma le autorità europee non hanno certezza della loro identità perché non è possibile fidarsi dei documenti rilasciati dai bielorussi. Se il flusso dalla Siria e persino dai territori palestinesi continuerà ad alimentarsi, si porrà per l’Ue anche un problema di sicurezza legato alla possibile infiltrazione di radicalizzati o di veri e propri agenti dell’Isis sotto copertura.
Più banalmente, si potrebbero lasciare a piede libero centinaia di persone con problemi psichici causati dai traumi della guerra o da condizioni personali di disagio. L’ultimo caso in Germania risale al 6 novembre scorso, quando un siriano di 27 anni ha ferito con un coltello tre persone su un treno Interciy da Ratisbona a Norimberga in Baviera.
La strategia dell’Ue per frenare la crisi
Le guardie di frontiera polacche e lituane faticano a monitorare il lungo confine, costellato di fitti boschi e paludi, ma viene il loro aiuto la tecnologia, con l’uso di droni e telecamere termiche per la visione notturna.
A fine settembre la Polonia ha imposto nelle regioni di frontiera un mese di stato d’emergenza con l’interdizione di tutti i non residenti, compresi i giornalisti, per la prima volta dalla fine del comunismo. Il parlamento di Varsavia ha anche votato a favore della costruzione di un muro con la Bielorussia per il costo di 400 milioni di euro.
Il governo ha inviato reparti dell’esercito per assistere le guardie di frontiera nel pattugliamento, si assiste perciò ad una progressiva militarizzazione della crisi, forse in linea con gli obiettivi della guerra ibrida di Lukashenko.
In Germania i sindacati della polizia hanno messo in guardia dal fenomeno nei Länder di Brandeburgo, Pomerania e Sassonia vicini alla Polonia, che potrebbe portare al collasso dei servizi di sicurezza per la carenza di personale, se le cifre di migranti clandestini continueranno a crescere.
L’agenzia europea Frontex, con sede proprio a Varsavia, sta monitorando attentamente la crisi innescata da Lukashenko e non esclude la possibile infiltrazione di jihadisti tra le migliaia di arabi che vogliono arrivare in Germania.
Il flusso migratorio che passa per la Bielorussia è quindi un’operazione sistematica organizzata da Minsk, forse con la regia di Mosca, per fare pressione sull’Ue e ottenere concessioni sulle sanzioni. Resta da vedere se Bruxelles riuscirà a rispondere ai ricatti bielorussi come ha fatto in Iraq, benché non goda di alcun ascendente sul governo di Assad a Damasco.
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