- Dopo Egitto e Giordania, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, conclude il suo tour in Turchia dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
- Sull’incontro di oggi c’è abbastanza riserbo e i due leader non rilasceranno dichiarazioni alla stampa. Erdogan e bin Salman affronteranno diverse questioni internazionali e parleranno anche di affari.
- Il tour di bin Salman si legge anche in preparazione dell’incontro istituzionale di luglio con il presidente americano Joe Biden che sarà atteso a Jeddah.
Dopo Egitto e Giordania, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman (Mbs), è in visita in Turchia dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Un viaggio, quello di bin Salman, che avviene a circa quattro anni di distanza dall’uccisione del giornalista saudita del Washington Post Jamal Khashoggi all’interno del consolato del paese arabo a Istanbul.
Khashoggi è stato ucciso e fatto a pezzi all’interno della sede diplomatica e il suo caso ha raffreddato le relazioni tra Turchia e Arabia Saudita fino allo scorso aprile quando Erdogan è andato in visita a Riad (non accadeva dal 2017).
La visita
Sull’incontro di oggi c’è abbastanza riserbo e i due leader non rilasceranno dichiarazioni alla stampa. Erdogan e bin Salman affronteranno diverse questioni internazionali e parleranno anche di affari. Secondo le prime indiscrezioni il meeting dovrebbe portare alla firma di accordi per un valore di 50 miliardi di dollari, un tesoro importante per il presidente turco che sta affrontando una grave crisi monetaria e debitoria. La lira ha subìto un’importante svalutazione e l’inflazione è stimata oltre il 70 per cento su base annua. Numeri che rischiano di far vacillare anche il potere politico del “sultano”.
Inevitabilmente Erdogan e bin Salman parleranno anche della guerra in Ucraina. Il presidente turco è l’interlocutore più importante nelle trattative tra Mosca e Kiev non solo per arrivare alla pace, ma anche per sbloccare il grano – si parla di almeno 20 milioni di tonnellate – fermo nei porti ucraini.
A metà luglio il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si recherà proprio a Jeddah per discutere anche dell’aumento dei prezzi del petrolio e chiedere, come già fatto nei primi giorni della guerra in Ucraina, di aumentare la produzione dell’estrazione del greggio. In Arabia Saudita, Biden incontrerà anche i membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) e al vertice sono invitati anche il re Abdullah di Giordania (stretto alleato di Mbs), il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il primo ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi.
Il tour di bin Salman in Egitto e Giordania si legge quindi in preparazione dell’incontro istituzionale di luglio con il presidente americano. Al generale egiziano sono già stati promessi 7.7 miliardi di dollari per 14 accordi commerciali diversi che si aggiungono agli altri 40 già firmati negli scorsi anni. Riad si conferma il primo investitore arabo per il Cairo che garantisce in cambio un mercato aperto, potenzialmente, a 100 milioni di persone.
Il tour del monarca saudita ha riguardato tre stati che sono in profonda crisi – la Giordania paga ancora la crisi causata dalla pandemia e problemi economici strutturali, mentre l’Egitto è alle prese con una crisi finanziaria e alimentare acuita dalla guerra in Ucraina – e bin Salman è consapevole di poter avere il loro appoggio con investimenti allettanti e difficili da rifiutare.
Le critiche al viaggio
La visita del monarca è stata criticata da Hatice Cengiz, fidanzata dell’editorialista dissidente Jamal Khashoggi, che via Twitter ha scritto: «La sua visita nel nostro paese non cambia il fatto che sia responsabile di un omicidio. La legittimazione che ottiene con visite in vari paesi ogni giorno non cambia il fatto che è un assassino».
Lo scorso aprile la Turchia ha abbandonato il caso trasferendo in Arabia Saudita il processo contro i 26 uomini dei servizi di sicurezza imputati dell’omicidio del dissidente Khashoggi. Per l’intelligence americana, dietro quel brutale assassinio c’è la mano di un mandante politico: Mohammed bin Salman.
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